28 Marzo 2024, giovedì
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Renzi, vigilia da mercoledì da leone

Per il presidente del consiglio, Matteo Renzi è la vigilia di un “mercoledì da leoni” in cui svelerà la sua scelta sui tagli al cuneo fiscale, irpef, irap o entrambe, e proverà a mantenere la promessa avanzata nei giorni scorsi. Questa: «Mercoledì per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo», aveva detto domenica sera, specificando che si tratterà di un taglio da 10 miliardi. In queste ore sta lavorando per trovare tutte le coperture necessarie. Ieri da Bruxelles il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva spiegato che i tagli verranno finanziati con i tagli della spesa già annunciati dal precedente governo, con risultati a medio termine, nel giro di due, tre anni.

“Per la prima volta domani sarà messa nelle tasche degli italiani una significativa quantità di denaro”, ha detto Renzi, questa mattina all’assemblea del Pd, anticipando le decisioni del Consiglio dei ministri di domani, durante il quale sarà presentato un pacchetto di norme sulla crescita e sul lavoro. “Faremo un disegno legge delega sul lavoro, ad aprile saremo pronti con la riforma della pubblica amministrazione, a maggio attueremo la delega sulla riforma fiscale, a giugno il pacchetto di riforme sulla giustizia”.

A questo mercoledì da leone il premier non ci arriva certo accompagnato da un corso festoso. Le tappe di avvicinamento del premier, infatti, sono state contrassegnate finora da un aspro confronto con i sindacati, in particolare con la Cgil di Susanna Camusso e in ultimo dagli avvertimenti del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi. Lo stato delle cose è questo, nella scelta tra la riduzione dell’Irpef “per i redditi fino a 1500 euro mensili” annunciata dal premier e le richieste delle imprese, che reclamano a gran voce l’abbattimento immediato e forte dell’Irap, il presidente del consiglio dovrà cercare l’accordo, che gli piaccia o no.

L’attacco della Cgil

Duro è stato ieri l’ennesimo affondo di Camusso: “Renzi mi è parso disattento al fatto che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perché la crisi non continuasse a precipitare e che ora attende una svolta». Così la segretaria generale della Cgil, ha replicato da Bari al presidente del Consiglio che domenica sera, intervistato da Fabio Fazio, aveva detto che se i sindacati si metteranno di traverso alle sue proposte di riforma del mondo del lavoro il governo “se ne farà una ragione”. Una affermazione che aveva scatenato la reazione della Cgil, appoggiata questa volta dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. E’ stata però Camusso a lanciare l’avvertimento più duro: “Renzi deve sapere che quella parte del paese e quella parte del mondo del lavoro e delle pensioni sta guardando ai suoi tanti annunci e alle coerenze che poi ci saranno tra gli annunci che fa e l’idea di avere una effettiva svolta di politica economica. Deve sapere che se risposte ai lavoratori non arrivano o se si tolgono risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà un problema di risposta al mondo del lavoro». «Capisco che Renzi abbia una visione calcistica, ma il mondo non è fatto di derby. Il tema è a chi vuoi dare delle risposte», ha detto Camusso. Che sulla scarsa trasparenza dei bilanci dei sindacati lamentata da Renzi è stata netta: “Cominci lui a fare chiarezza, i sindacati mettono i bilanci on line da anni”.

Confindustria: ridurre del cuneo fiscale pagato dalle aziende

Nel dibattito sulla riduzione delle tasse interviene anche Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. In una lettera al Corriere della Sera il leader degli industriali dice che la misura ideale sarebbe “la riduzione del cuneo fiscale pagato dalle aziende e non l’intervento annunciato dal premier a favore delle famiglie con qualche decina di euro in più in busta paga. Per Squinzi “un miglioramento di competitività di costo si tradurrebbe immediatamente in effetti positivi sia sull’occupazione, sia sulla competitività d’impresa”. Per Squinzi ridurre il cuneo fiscale paghato dalle aziende “vorrebbe dire venire incontro a chi produce e genera valore in Italia, allo sforzo di chi crede nel nostro Paese. La riduzione del costo del lavoro agirebbe in favore degli occupati e di chi un lavoro purtroppo oggi non ce l’ha, ma lo avrebbe se il suo costo gravasse meno sul bilancio delle imprese”.

Renzi tira dritto

Certo è che Renzi, nel corso dell’ultima puntata di Che Tempo che fa su Rai Tre era stato chiaro: “Per la prima volta si abbassano le tasse, mercoledì ce ne occuperemo in consiglio dei ministri . Noi stiamo mettendo le date, una cosa che è un rischio pazzesco, ma è una cosa fondamentale. Mercoledì diamo ufficialmente inizio a un percorso: c’è l’impegno ad abbassare di 10 miliardi di euro le tasse”. Il presidente del Consiglio non ha voluto dare dettagli e ha preferito non chiarire se l’intervento sarà focalizzato su Irpef o su Irap, e ha mandato un segnale chiaro ad associazioni di categoria e sindacati. “Non vogliamo sia un derby tra tra Irpef e Irap, tra sindacati e Confindustria, ha detto Renzi rispondendo a Fazio. “Ascoltiamo tutti ma poi decidiamo noi”. E se Cgil e Confindustria non sono d’accordo “che hanno fatto negli ultimi 20 anni”? Renzi, in realtà, sembra orientato verso il taglio dell’Irpef, ma nel governo c’è chi, come il vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, si schiera a favore del taglio dell’Irap, che “aiuterebbe a tenere le fabbriche aperte e a conservare posti di lavoro”, mentre una riduzione dell’Irpef “se le aspettative rimangono negative” rischia di “indurre le famiglie a risparmiare invece di consumare”.

Prodi chiarisce e suggerisce

Sul collegamento tra la riduzione del cuneo fiscale e quanto fece il suo governo, Romano Prodi in questi giorni ne ha sentite di tutti i colori tanto da soingere il suo ufficio stampa a diffondere una nota nella quale cerca di fare chiarezza.”In relazione ai numerosi e diversi commenti apparsi in questi giorni riguardo alla riduzione del cuneo fiscale e alle critiche riguardanti l’allocazione dei suoi vantaggi, si specifica che l’operazione di riduzione degli oneri sul costo del lavoro del governo Prodi nel 2007 è stata di 7 miliardi di euro, divisi per il 60% a favore delle imprese e per il 40% a favore dei lavoratori”, si legge nella nota. “La ragione di questa divisione derivava dal fatto che nella situazione congiunturale di allora appariva soprattutto necessario diminuire il costo del lavoro per ripristinare la capacità concorrenziale che si andava perdendo”. Poi una riflessione: visto che “il problema dominante è la caduta verticale del potere d’acquisto dei lavoratori e la preoccupazione numero uno delle imprese è l’impressionante caduta della domanda interna. Oggi sarebbe per tutti conveniente dedicare il beneficio della riduzione del cuneo fiscale al potere d’acquisto dei lavoratori”.

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