27 Aprile 2024, sabato
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RC auto: calano prezzi e incidenti. Ma le polizze sono sempre un rebus

Qualche buona notizia economica per i consumatori, al sesto anno di crisi, in realtà c’è. Per esempio quella diffusa qualche giorno fa a Milano dall’AIBA, l’Associazione italiana broker di assicurazione: nel 2013 le tariffe delle assicurazioni RC Auto sono calate del 4,4%. Se nel 2012 l’assicurazione obbligatoria di un auto costava agli italiani mediamente 616 euro, nel 2013 erano diventati 589, 27 di meno, e la tendenza è a un calo progressivo delle tariffe anche per il 2014. AIBA ha realizzato l’indagine (che trovate sul sito http://www.aiba.it/ ) in collaborazione con la società di consulenza Innovation Team. Il fatto che siano i broker (che intermediano le polizze ma non le emettono) e non le compagnie o gli agenti a fare quest’indagine è certamente una garanzia che i dati sono più attendibili e meno influenzati da motivi di promozione.

Insomma, l’RC auto che costa meno è una buona notizia? Dal punto di vista degli assicurati, certamente sì. Ma anche dal punto di vista degli assicuratori non va poi così male: se è vero che la raccolta premi è in flessione (gli italiani, con la crisi, sempre più facilmente rinunciano all’auto: fra 2007 e 2013 le immatricolazioni sono calate quasi di 1,2 milioni, di circa 100 mila veicoli solo nel 2013) è anche vero che gli andamenti tecnici hanno raggiunto livelli positivi da record. Gli italiani guidano di meno, fanno meno incidenti: dalla liberalizzazione delle tariffe, avvenuta nel 1998, l’incidenza del costo dei sinistri sulla raccolta premi non è mai stata così bassa. Era il 124% nel 1998, era il 92,1% nel 2013. Dunque le compagnie non perdono più denaro sulla RC Auto e gli utenti spendono di meno anche grazie al ricorso sempre più frequente a polizze online (quasi il 50% dei preventivi richiesti nel 2013 sono stati fatti in rete. E il 50% di chi compra on line ha fatto ricorso ai comparatori che permettono di individuare le tariffe più convenienti) e alla maggiore mobilità degli assicurati fra una compagnia e l’altra.

Una situazione che secondo Carlo Marietti Andreani, Presidente di AIBA, è certamente determinata da fattori contingenti (l’alto prezzo dei carburanti, la crisi del lavoro) che deprimono la mobilità, ma che in realtà probabilmente avrà effetti strutturali su tutto il mercato assicurativo italiano: «L’RC Auto è la vetrina dell’industria assicurativa e la fine dei rinnovi automatici delle polizze ha portato benefici evidenti per i clienti. Ma finché il pubblico non percepirà abbassamento dei prezzi delle polizze RC auto significativo e duraturo, riuscire a incidere sull’attuale situazione di sottoassicurazione delle famiglie è praticamente impossibile. Bisogna dunque rivedere la struttura fiscale, eccessivamente elevata, che grava sull’RC Auto. In funzione delle differenze locali il peso delle tasse sul costo delle polizze varia dal 19,5% al 26,5%». Come dire che su un premio medio annuo di 589 euro, oltre 135 sono mediamente di tasse.

Nel frattempo il calo del mercato procede in maniera difforme per canali di vendita e per province. Le tariffe delle compagnie tradizionali sono calate mediamente più del mercato (-8,6%) e delle assicurazioni telefoniche e online (-8,1%) che continuano comunque ad essere il principale elemento di contenimento dei prezzi. Schizzano all’insù invece le tariffe delle compagnie bancarie (+8,5%), cioè delle polizze vendute nelle agenzie e nelle filiali, che negli ultimi anni hanno comunque applicato politiche molto aggressive di sconti per i loro correntisti. Le province che hanno maggiormente beneficiato del calo delle tariffe sono quelle delle aree tradizionalmente considerate a maggior rischio. Quattro hanno visto un calo superiore al 10%: si tratta di Bari, Palermo, Napoli, Bologna. A Roma, invece, il calo più contenuto (-3,8%).

La raccolta premi complessiva del ramo RC Auto nel 2013 si è attestata a 16,5 miliardi di euro con un calo del 5,9% rispetto al 2012.

Ma se la situazione è in generale così positiva, che cosa manca ancora per evitare che la percezione del mercato assicurativo dell’auto sia così negativa per gli italiani?

AIBA, attraverso le parole del suo Presidente, non ha dubbi: manca ancora una chiarezza normativa di cui il settore ha estremo bisogno.

Non è solo una questione del peso fiscale, ma, per esempio, anche della scarsa trasparenza sulle classi di merito di chi sottoscrive una polizza: chi guida costantemente un’auto di proprietà finisce per avere una classe di merito ottimale, ma basta non guidarla per qualche anno (per esempio perché si guida una vettura in leasing il cui contratto è intestato all’azienda per cui si lavora) per ripartire dalla classe di un neopatentato. Altrettanto assurdo è che la polizza faccia sempre riferimento al proprietario della vettura anche se poi risulta che non è lui a guidare. I vantaggi nelle tariffe che hanno le persone con classi di merito ottimali sono molto inferiori (o addirittura assenti) ha chi ha classi di merito più basse, anche se in realtà ha esperienza di guida e non ha fatto (o subito) incidenti.

Molto spesso, poi, chi sottoscrive una polizza RC Auto ignora le clausole (e le coperture) che contiene. E la legge ci mette lo zampino per complicare ulteriormente le cose: per esempio dalla norma sul divieto di rinnovo automatico delle polizze RC Auto sono escluse le clausole non obbligatorie (come furto, incendio, danno a terzi trasportati, eccetera). Per cui molte persone si sono trovate nella situazione di essere scoperte rispetto a rischi che pensavano di aver assicurato o nella situazione di pagare premi doppi per lo stesso rischio.

Insomma, sele famiglie italiane sono le più restie d’Europa ad assicurarsi, è forse anche perché, come spesso accade agli italiani, invece di poter acquistare un servizio semplice da capire e valutare si trovano di fronte a risposte incomprensibili, prodotti complessi e contratti illeggibili. E piuttosto che assicurarsi preferiscono tenersi in tasca i quattrini e sperare nella buona sorte…

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