19 Aprile 2024, venerdì
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Il 69% degli italiani non crede nel parlamento

Dall’impasse sulla legge elettorale a quella politica. Sembra che il parlamento non sia più in grado di fare. Di conseguenza, Matteo Renzi, forte del consenso delle primarie e dei suoi 1milione e 639mila voti (non i tre milioni di affluenza e tutt’altro che una piena legittimazione democratica) decide di saltare completamente il passaggio parlamentare di una crisi di governo e anche quello delle urne per imprimere la sua guida, il suo marchio e la sua energia. Per molti, Renzi rappresenta la vera scossa di cui avrebbe bisogno il Paese.Tuttavia questo ennesimo passaggio anomalo apre alcuni interrogativi e alcune preoccupazioni profonde. Nell’avvicendamento a Palazzo Chigi è mancato completamente il ruolo del Parlamento. La principale istituzione democratica esce indebolita nella sua credibilità dopo essere già stata fortemente colpita (quantomeno secondo l’opinione pubblica) a seguito delle liti e dei toni da saloon di poche settimane fa. Il calo di fiducia verso le istituzioni democratiche porta anche alla delegittimazione delle stesse, infatti, secondo il 69% degli italiani il Parlamento «non è più credibile come istituzione» (dati dell’Osservatorio Lorien del 10 febbraio). L’uso ripetuto di soluzioni composte da accordi extra-parlamentari e estranei alla verifica democratica delle urne provocano un profondo senso di impotenza politica nei cittadini. Da un lato gli elettori fanno sempre più fatica a considerare influente o determinante l’espressione della propria volontà attraverso il voto, la socializzazione politica ad opera dei partiti è venuta meno da tempo e l’appartenenza non definisce più le identità moderne. Dall’altro lato, i livelli incredibili di corruzione e gli scandali continui fanno vacillare sempre più la quota di fiducia che i cittadini sono ancora disposti a concedere al sistema politico e istituzionale. Nel rapporto tra rappresentanza e rappresentati si è ormai rotto il meccanismo della legittimità; non è un semplice caso di studio l’esplodere del fenomeno elettorale del M5s, dei movimenti di protesta antieuropeisti e anche del cosiddetto “movimento dei forconi” di cui ci siamo in fretta dimenticati. Non è semplice antipolitica, ma qualcosa di più profondo: siamo di fronte ad una crisi di legittimità democratica. Tralasciamo, per questa volta, il tema della lontananza estrema delle istituzioni europee e del significato distorto che assume ogni volta il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo che esprimeremo a breve: è un altro aspetto dello stesso problema. Dov’è oggi il vero luogo delle decisioni? Non certo nel Parlamento e sempre meno nelle altre istituzioni democratiche. Dunque è anche un problema di governance. Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze della sfiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni democratiche: il calo della partecipazione si misura anche nel crollo drammatico dell’affluenza alle ultime elezioni amministrative. Gli ultimi esempi sono rappresentati dalle elezioni regionali in Sardegna (-15% rispetto alle scorse elezioni) e in Friuli che si mantengono appena sopra il 50% di affluenza. Questo trend ha caratterizzato nel tempo ogni tipo di elezioni e anche le ultime politiche hanno registrato il minimo storico. Senza il passaggio elettorale possiamo avere solo una rappresentazione virtuale dello stesso, i sondaggi, dunque, diventano l’unica misura possibile. Tuttavia l’uso spasmodico dei sondaggi diviene un semplice simulacro del consenso reale poiché lo scenario politico attuale è troppo poco definito per permettere una verifica numerica concreta. D’altronde, in caso contrario, il voto sarebbe un’ipotesi praticabile, ma tale per il momento pare non essere. Il susseguirsi di maggioranze difformi rispetto alle coalizioni presentate alle urne, di “governi tecnici”, di “governi di responsabilità”, di crisi di governo senza un voto di sfiducia e di soluzioni extra parlamentari per nuovi incarichi di governo destabilizza ulteriormente la situazione. Come può la volontà popolare incidere su questi passaggi? Essa appare troppo spesso frustrata e inespressa e sono gli stessi cittadini ad indicarlo chiaramente. Tutto ciò non per dare addosso a Renzi o per unirsi al coro dei detrattori, anzi, augurando un buon lavoro al nuovo presidente del consiglio il  warning di Lorien Consulting vuole portare all’attenzione del dibattito i rischi e le conseguenze profonde delle scelte fatte e del clima politico-sociale. Attenzione al senso di impotenza che vivono i cittadini: il progressivo allontanamento dai centri delle decisioni porta con se un crescente senso di rabbia e di frustrazione pronto anche ad esplodere improvvisamente o violentemente.Attenzione anche al rischio di svuotamento delle fondamenta del processo democratico. *a.d. di Lorien Consulting.

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