26 Aprile 2024, venerdì
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Mini-condanne a casa

Condanne inferiori ai 18 mesi non apriranno le porte del carcere, perché si andrà direttamente agli arresti domiciliari, mentre sarà «istituzionalizzato» l’uso del braccialetto elettronico. E assurge al grado di «reato autonomo» lo spaccio di lievi quantitativi di droga, attenuante che eviterà di infliggere pene sproporzionate, in caso di recidiva. Con il via libera di ieri dell’aula di Palazzo Madama, diventa legge il decreto 146/2013 (Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria), che introduce temporaneamente, fino al dicembre 2015, iniziative per risolvere il problema del sovraffollamento delle prigioni, evitando l’apertura della procedura d’infrazione contro l’Italia, dopo la condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo (si veda ItaliaOggi del 28/05/2013); il testo passa in seconda lettura con i 147 voti a favore della maggioranza (Pd, Ncd, Sc, Pi, Autonomie e Gal), mentre i 95 «no» sono dei senatori di Fi, Lega Nord, Sel e M5s.
Liberazione anticipata speciale. Provvedimento valido dal 1° gennaio 2010 al 24 dicembre 2015 (quindi, con applicazione retroattiva), grazie al quale si decurtano 75 giorni ogni 6 mesi di pena (la versione governativa ne prevedeva 45), ma non si tratta, si specifica, di «una misura automatica e non si determina» una fuoriuscita «immediata (in massa) di un numero rilevante di detenuti», perché spalmata nel tempo e, comunque, «sottoposta alla rivalutazione del giudice che deve verificare il corretto comportamento» delle persone coinvolte. Una correzione dei deputati esclude dallo «sconto» chi si trova in cella per reati di criminalità organizzata, omicidio, violenza sessuale, estorsione e altri delitti gravi stabiliti dall’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario (legge 354/75).

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