16 Aprile 2024, martedì
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Ciellini spaccati alle europee

Alle Europee Comunione e Liberazione dovrà decidere. Gli eredi di don Luigi Giussani sono da sempre conosciuti per la loro compattezza nel campo delle scelte politiche; ma stavolta il rischio che i ciellini si spacchino in più tronconi nel segreto dell’urna è un rischio quasi concreto. Al momento, infatti, nel mondo ciellino si parla con insistenza – dicono a Italia Oggi – della segmentazione del popolo di CL in tre grandi aree: la prima, che è ritenuta vicina a Luigi Amicone, il 58enne direttore di «Tempi», settimanale ciellino nato nel 1994 e nel complesso una figura che piace a Silvio Berlusconi malgrado un breve periodo, nel 2012, nel quale Amicone si è mostrato più incline a sostenere Mario Monti che il Cavaliere. Secondo troncone: quello diciamo più «tradizionalista». Sono i ciellini che si riconoscono in Roberto Formigoni – e che lo hanno appoggiato in Lombardia per quasi un ventennio. Adesso c’è anche un altro nome di riferimento che piacerebbe a questo gruppo: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che con Formigoni è transitato dentro il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Insomma, una bella pattuglia di «diversamente berlusconiani» che dovranno misurarsi – per la prima volta dalla nascita dell’NCD – con un banco di prova importante. Il terzo troncone è rappresentato dall’area CL che si riconosce nella figura del ministro della Difesa Mario Mauro. Questa è una compagine molto interessante: alle Europee 2009 Mauro è stato il più votato a Milano dopo Berlusconi. Sembrerebbe la «corrente» (se ci passate il termine democristiano) in ascesa, grazie al fatto che Mauro non ha una così lunga frequentazione col potere berlusconiano come Lupi, o un lungo servizio permanente effettivo nella politica come Formigoni, del quale è un amico di vecchia data e grazie al quale, nel 1999, si è avvicinato a Berlusconi. Il fatto è che anche Mauro proviene da un partito come Scelta Civica, al momento un po’ in difficoltà avendo perso il fondatore Mario Monti, che nell’andarsene via ha accusato Mauro di «simpatia» politica con Pierferdinando Casini. Il leader UDC ormai, a dirla tutta, non sembrerebbe più scaldare gli animi e i cuori Oltretevere, malgrado il «ritorno a casa» nel centrodestra del Cavaliere. E comunque i sondaggi elettorali non prevedono una strepitosa affermazione degli orfani montiani. A questo punto il problema si fa pesante. Perché CL, sia pure influente e sia pure attiva in politica, con buoni rapporti anche col mondo delle cooperative rosse dell’Emilia, ossia parte dell’humus culturale dell’ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani (quello che andava al Meeting di Rimini per dire che la sinistra si doveva rifondare partendo dal retroterra di CL), non ha una presenza elettorale in grado di sostenere tre correnti contemporaneamente. Toccherà quindi fare una scelta: e il problema è che, a differenza del passato, stavolta la situazione sembrerebbe essere così frammentata da rischiare una perdita di peso politico del movimento fondato da don Giussani. Un’ipotesi che per tanti, in CL, sembra non promettere molto di buono.

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