L’Italia è tra i paesi dell’area euro dove è maggiormente peggiorata la disoccupazione giovanile a seguito della crisi, rileva la Bce in una analisi contenuta nel suo ultimo bollettino mensile. “Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato in maniera particolarmente marcata nei paesi soggetti a tensioni di mercato”, si legge, “portandosi nel 2013 su valori compresi fra il 50 e il 60% in Grecia e in Spagna e raggiungendo livelli prossimi al 40% in Italia, Portogallo e Cipro e al 30% in Irlanda”. L’evoluzione della disoccupazione giovanile mostra “notevoli differenze fra paesi”, dice ancora la Bce. “In Austria e a Malta l’incremento è stato moderato e in Germania si è persino registrato un calo”. Ma l’Italia è il paese dell’Eurozona con il maggior numero di giovani Neet (persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non sono né occupate, né impegnate in attività di studio o formazione. Dal 2007 al 2012, rileva la Bce, i Neet italiani sono passati da circa il 16% a oltre il 21% del totale, un incremento percentuale inferiore solo a quelli di Grecia e Irlanda (che segnano comunque dati assoluti più bassi, con la sola Grecia che supera di poco il 20%). Il dato italiano è legato soprattutto al forte incremento dei giovani inattivi. In Spagna e Portogallo, invece, l’aumento dei Neet è connesso soprattutto alla disoccupazione, laddove gli inattivi sono addirittura calati, grazie all’aumento dei giovani impegnati in attività di studio e formazione.
Eurozona in lento recupero, ma i rischi sono al ribasso. Quanto al pil, Eurotower si attende “un lento recupero del prodotto nell’area euro”. I rischi per le prospettive di crescita “continuano a essere orientati al ribasso”. Pesano le incertezze dei mercati mondiali, in particolare i paesi emergenti, ma anche domanda interna e un export che potrebbero deludere le attese. Invariate, rispettivamente all’1% e all’1,5%, le stime sul pil dell’Eurozona per il 2014 e il 2015.
Inflazione stabile e tassi bassi a lungo. La Bce si aspetta che l’inflazione dell’Eurozona nei prossimi mesi “resti sui livelli attuali” e vede rischi “bilanciati”, attribuendo la frenata a 0,7% a gennaio principalmente “alla componente energetica”. I tassi, promette la Bce, resteranno sui livelli attuali o inferiori a lungo.