20 Aprile 2024, sabato
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L'industria prova a rialzare la testa, ma fa i conti con la domanda debole

L’industria italiana prova a rialzare la testa dopo circa due anni di difficoltà, grazie ai deboli miglioramenti degli ordini nazionali e delle vendite sui mercati Ue. Solo il pieno recupero della domanda interna consentirebbe però di consolidare la ripresa e mettere in sicurezza i conti delle imprese, fortemente penalizzati dalla lunga recessione. E’quanto evidenzia il rapporto“Analisi dei settori industriali” realizzato da Prometeia e Intesa Sanpaolo.

Manifatturiero: nel 2013 flessione del 3% del fatturato. L’industria manifatturiera italiana dovrebbe aver chiuso il 2013 con una perdita del fatturato prossima al 3% a prezzi correnti, pari a circa 25 miliardi di euro, da sommare ai 45 persi l’anno precedente. Tra i settori, solamente la farmaceutica dovrebbe aver sperimentato una crescita del fatturato, mentre le flessioni più intense riguardano ancora una volta i settori produttori di beni durevoli e quelli legati al mondo delle costruzioni. Dalla metà del 2013, dopo circa un anno e mezzo di contrazione, sono tuttavia emersi segnali di recupero, diffusi a quasi tutti i settori. Alla base dell’inversione di tendenza vi è il miglioramento delle due componenti di domanda maggiormente penalizzanti nei mesi precedenti: le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea e le vendite sul mercato interno. Dopo cinque trimestri torna in espansione l’export verso l’Ue. A fronte della stabilità della crescita delle esportazioni manifatturiere (circa +1% in valore tra gennaio e novembre), a partire dai mesi estivi il ruolo di traino delle vendite italiane all’estero è passato dai mercati più lontani a quelli comunitari. E’ un miglioramento molto importante alla luce dell’ancora preponderante peso dell’Unione europea per il nostro export, che ha coinvolto quasi tutti i comparti (soprattutto moda, automotive, meccanica e beni intermedi) e la gran parte degli stati membri, dai nostri tradizionali partner commerciali a quelli di più recente adesione, come ad esempio la Croazia. Nonostante l’indebolimento della domanda mondiale legato agli squilibri di molte economie emergenti e la forza dell’euro, le vendite sui mercati extracomunitari hanno proseguito la loro espansione, con segnali di miglioramento nei mesi finali del 2013. Per quasi tutti i settori manifatturieri si segnala un guadagno di quote di mercato in oltre la metà dei mercati extracomunitari serviti, a conferma del rafforzamento della competitività di un nucleo significativo di imprese manifatturiere italiane. Questi risultati positivi accomunano sia i prodotti tradizionali del Made in Italy sia quelli della filiera elettromeccanica.

Migliorano gli ordinativi sul mercato interno. La componente estera resta ancora l’unica a fornire un contributo positivo all’evoluzione del fatturato manifatturiero, ma la congiuntura più recente segnala ormai da diversi mesi un costante miglioramento degli ordinativi sul mercato interno con segnali positivi diffusi a quasi tutti i settori, che indicano l’avvenuto superamento del punto di minimo di questa seconda fase della crisi e che lasciano sperare in un ritorno a variazioni positive anche per la componente domestica del fatturato.

Consumi interni e investimenti ancora in stallo. Il miglioramento degli ordinativi non si sta però accompagnando a un equivalente miglioramento delle componenti interne di domanda. Nel terzo trimestre del 2013 la spesa delle famiglie ha continuato a flettere, annullando i timidi segnali positivi di metà anno e riflettendo sia il continuo peggioramento del mercato lavorativo sia la preferenza dei consumatori verso spese di tipo cautelativo o di ricostituzione dei risparmi. Anche i dati più recenti sulle vendite al dettaglio sembrano indicare una prosecuzione, a ritmi più modesti, della contrazione dei consumi, attesi mantenersi deboli anche nel corso del 2014. Pochi segnali positivi, al momento, si osservano anche sul fronte degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, stretti dall’eccesso di capacità produttiva delle molte imprese prevalentemente orientate al mercato interno e dai problemi ancora presenti, benché in attenuazione, di liquidità e accesso al credito. Nei prossimi mesi, lo sblocco degli incentivi della Tecno Sabatini, in uno scenario di ripresa del ciclo economico internazionale condizionato dalla fragilità di alcuni paesi emergenti, potrebbe rappresentare il giusto volano per una ripresa degli investimenti da parte del tessuto manifatturiero italiano, soprattutto nel campo dell’Ict e in quei settori e imprese maggiormente orientati ai mercati esteri.

Conti delle imprese ancora a rischio. In quest’ottica preoccupa, pur in una crescente eterogeneità, la possibilità concreta che i risultati finanziari delle imprese manifatturiere italiane possano sperimentare un nuovo peggioramento a consuntivo 2013 rispetto ai livelli già critici del 2012. La debolezza della domanda ha infatti imposto una elevata cautela nella fissazione dei listini, a fronte delle crescenti pressioni competitive e del raffreddamento dell’inflazione sui mercati europei e italiano. L’andamento dell’occupazione e la tenuta della redditività delle imprese rappresentano gli aspetti più problematici sulla strada che porta a una compiuta ripresa dell’economia italiana, urgenze che, sottolinea il rapporto, andrebbero affrontate in modo più strutturale per consentire, da un alto, il consolidamento della domanda interna e, dall’altro, la possibilità di attuare misure di rafforzamento della competitività, dall’innovazione alla proiezione internazionale, indispensabili nello scenario industriale mondiale per poter cogliere tutte le opportunità offerte dai mercati.

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