24 Aprile 2024, mercoledì
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I pennivendoli

disinformazioneIndro Montanelli soleva dire che alcuni giornalisti italiani sono dei pennivendoli, cioè persone la cui penna va lì dove va il denaro. Sono pagato per parlar male di Berlusconi e parlo male di Berlusconi. E fin qui niente di male. Il problema è che molte volte i pennivendoli parlano con la bocca d’altri.
E’ questo il caso di tal Marco Marozzi, pennivendolo del Secolo XIX un tempo glorioso quotidiano di Genova.
Il nostrto ha scritto che in un’ intervista resa a lui da Romano Prodi, questi avrebbe messo in guardia Matteo Renzi dal favorire Silvio Berlusconi attraverso l’agognata riforma della legge elettorale. E’ da giorni che questo rischio viene evocato – dice Prodi per bocca di Marco Marozzi – soprattutto dopo il ritorno di Casini all’ovile berlusconiano e i numeri diffusi dagli ultimi sondaggi. “Rischiamo non solo di resuscitare Berlusconi – avrebbe continuato Prodi – ma di farlo vincere, che è molto peggio”. Anzi Prodi avrebbe detto di più: si corre il rischio di finire come Veltroni: nel 2008 professava l’autosufficienza, poi all’ultimo tuffo scelse di imbarcare anche l’Italia dei Valori, ma non bastò. Il centrodestra stravinse come mai accaduto prima e l’allora leader democratico (che pareva destinato a una carriera da statista) fu costretto alle dimissioni di lì a meno di un anno.

PENNIVENDOLO 3Sono quasi le sette di sera quando Romano Prodi detta alle agenzie una smentita di fuoco: “Smentisco nel modo più assoluto –scrive Prodi – quanto a me attribuito dal Secolo XIX a firma di Marco Marozzi. Da mesi non vedo Marco Marozzi, da mesi non lo incontro e non parlo con lui. Quandanche lo avessi incontrato mi sarei guardato dall’avere con lui conversazioni su temi politici. Questo suo presunto scoop mi indigna profondamente”.
L’esempio di Marco Marozzi è uno di quei casi da additare agli aspiranti giornalisti di come non si fa e non si deve fare informazione in Italia. La notizia è completamente manipolata, l’informazione è priva di qualsiasi fondamento di verità: semplicemente è una bufala. Prodi non ha mai detto quelle cose che sono pura e semplice invenzione del giornalista, disinformazione allo stato puro e anche espressione di ignoranza e menefreghismo. Questo Marco Marozzi non distingue fra due tendenze che si stanno appieno manifestando nella cultura politica americana di parte democratica ossia quella mondialista e quella continentalista.

mondialisti 1Alla prima appartengono coloro che puntano a provocare un grosso conflitto fra Occidente, unificato sotto la guida del dollaro, contro Russia e Cina i nuovi nemici numero uno dell’Occidente come già lo furono in passato l’Unione Sovietica e la Cina Comunista. In questa strategia si inquadrano le numerose e gravi provocazioni poste in essere dall’Amministrazione Obama-Clinton contro l’Ucraina, della quale si vogliono chiudere i gasdotti che portano in Occidente il gas russo, sostituito negli approvigionamenti dal gas dell’Azerbagian, le aggressioni contro il Nordafrica e quindi contro la Libia e l’Egitto e la Tunisia, nei quali paesi i russi e i cinesi stavano costituendo una ricca sfera di influenza (basti pensare che in Libia prima dell’invasione francese e anglo americana stavano lavorando oltre 30.000 operai cinesi con le rispettive imprese) e contro l’Italia il cui leader Silvio Berlusconi non faceva mistero di un rapporto di amicizia che lo legava al leader russo Vladimir Putin. Anzi alcune correnti di pensiero americane della corrente mondialista sostengono che non solo gli Stati Uniti e l’Europa devono dichiarare guerra alla Russia e alla Cina ma devono farlo subito perchè nel tempo Russia e Cina, grazie alla miglòiore prosperità delle loro economie, acquisteranno una sempre maggior supremazia militare rispetto all’Occidente, per cui questo nel tempo è destinato a soccombere.
La tendenza continentalista, invece, propria dell’Amministrazione Obama-Kerry prevede invece un apporto meno guerrafondaio e meno aggressivo nei rapporti dell’Occidente con la Russia e con la Cina.

mondialisti 3In Italia sia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che il primo ministro Enrico Letta appartengono all’approccio guerrafondaio-mondialista sicchè nelle loro prospettive Silvio Berlusconi doveva morire di morte lenta e soporifera attraverso i processi intentati da Magistrati corrotti e faziosi. Al contrario Matteo Renzi come pure i suoi mentori gli Elkan appartengono all’approccio continentalista, ugualmente avversario della Russia e della Cina ma secdondo un approccio più moderato per il quale il leader del centro-destra sovranista Silvio Berlusconi può rappresentare un possibile utile alleato, qualora l’ascesa del movimento grillino, dovesse montare ancora, cosa tanto più grave in quanto si tratta di un movimento politico totalmente fuori controllo. I giornalisti de “Il Fato quotidiano” infatti non sono riusciti, come i loro colleghi di Repubblica, a mettere il cappello sul movimento politico, che dicono di voler solo informare ma che in realtà pretendono di rappresentare.

1Tutti ricorderanno infatti come sovente Grillo si è dissociato pubblicamente dalla linea editoriale de “Il fatto” come ad esempio il mondialista Marco Travaglio sia stato espulso dal blog del comico e, infine, come addirittura un parente dei Roschildt (tale Sassoon) sia riuscito perfino a insinuarsi nel movimento ma ne è stato allontanato.

nuovo ordine mondiale 4Silvio Berlusconi da parte sua ha ricevuto recentemente in modo diretto due telefonate dagli Stati Uniti una da parte dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton e l’altra dall’attuale segretario di Stato John Kerry. La prima lo invitava perentoriamente ad abbandonare la politica, pena pesasnti conseguenze per le sue aziende. Il secondo ha cercato invece di indurre Berlusconi a concedere un’ultima chance al governo Letta con l’impegno di risolvere lui il problema dei processi. Ma al pennivendolo Marco Marozzi – pensiamo – tutte queste informazioni non interessano. A lui serve soltanto scrivere che Berlusconi scopava con Ruby e passare dalla cassa a ritirare la mazzetta. Di tutto il resto, come si dice a Roma (ma anche in certi ambienti di Genova, evidentemente) non gliene può fregar di meno. E sia Francia o sia Spagna, purchè se magna.

Michele Imperio

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