26 Aprile 2024, venerdì
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Cug: come fare "rete"

Il Cug (più esattamente, Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni) è, com’è noto, un soggetto previsto dall’art. 57 del Dlgs 30 marzo 2001 n. 165 per come novellato dall’art. 21 della legge 4 novembre 2010, n. 183, che può dare, nel proprio ambito di competenza (eguaglianza sul lavoro, lotta alle discriminazioni, cura del benessere sul lavoro), un innovativo apporto alle organizzazioni pubbliche. È da constatare, tuttavia, che mentre in alcune realtà esso è già divenuto soggetto attivo di cambiamento, in molte altre o non è stato costituito o stenta ad affermare il proprio ruolo.
Un recente incontro di lavoro (“La Rete dei Comitati unici di garanzia per il benessere e la sicurezza sui luoghi di lavoro”), svoltosi nell’ambito dello Sportello “Sicurezza sul lavoro 2012-2013” dell’Associazione comuni bresciani e di Acb servizi di Brescia e promosso e diretto dalla Consigliera di parità provinciale della città in collaborazione con il Comitato unico di garanzia dell’Università degli studi di Brescia, ha consentito di sviluppare uno scambio di esperienze sull’azione dei citati organismi, passando in rassegna loro iniziative già realizzate o solo in fieri, e ha fornito utili indicazioni per promuovere le loro attività e organizzazione.
In questo articolo è ripresa la relazione riguardante il tema “Strumenti utili e modalità per fare rete tra Cug ed essere efficienti”, nella quale, dando per presupposte le ragioni che spingono a fare “rete” (ad esempio, il migliorare le sinergie tra Comitati, l’accrescere le competenze da essi spendibili all’interno delle proprie realtà pubbliche e, in ultima istanza, il rafforzare efficacia ed efficienza della loro attività), si è mirato ad esplorare e individuare forme di network costituenti, nella fase attuale, un’opportunità organizzativa di potenziamento dei predetti soggetti.
In particolare, prendendo in considerazione un ambito locale, preferibilmente provinciale, l’esame si è incentrato su due potenzialità di aggregazione:
a)il Cantiere/laboratorio (o, per ipotesi, anche lo Sportello) locale dei Cug, come luogo di approfondimento, come gruppo di lavoro, come intreccio di relazioni e come staff di supporto;
b) il Cug associato, inteso come formula organizzativa innovativa per la costituzione e il funzionamento, a livello intercomunale, del Comitato.
Vediamo, brevemente, alcune caratteristiche e contenuti delle due proposte organizzative.

Il Cantiere/laboratorio (o Sportello) dei Cug
Come tale si può intendere un luogo di lavoro tra Cug e, più specificatamente, un aggregato fisico e/o virtuale (cioè, on line) in ambito provinciale (o comunque locale) in cui i Comitati aderenti lavorino insieme, sviluppando idee, progettando iniziative, approfondendo programmi di lavoro, azioni e strumenti da utilizzare/applicare nei propri enti e confrontandosi sui risultati ottenuti. In sostanza, una comunità locale di Cug che aiuti a rafforzare l’efficacia e l’efficienza di azione del singolo Cug aderente all’iniziativa.
La formula può anche assumere la variante organizzativa dello “Sportello”, in cui si aggiunge alla partecipazione dei Cug la presenza di uno staff specialistico dedicato e atto a supportare le attività del singolo Comitato e costituente una sorta di back-office dello stesso.

Missione
La missione dell’aggregazione in esame consiste, in sostanza, nel creare una comunità locale/provinciale di Comitati, che agisca “a fianco” del singolo Cug aderente.
Più in particolare, i macro-scopi di tale cantiere possono essere considerati:
-la fertilizzazione delle competenze dei Comitati aderenti, in modo da accrescere le loro conoscenze e abilità, ma anche da renderli più consapevoli del loro ruolo all’interno delle organizzazioni pubbliche di appartenenza;
-la realizzazione di “prodotti” operativi e amministrativi da utilizzare/applicare nei propri enti. Per chiarire meglio cosa si possa intendere per “realizzazione di prodotti”, specie in ambito di sicurezza sul lavoro, si può pensare, ad esempio, alla definizione di un programma di lavoro comune, all’ideazione di un progetto di lavoro (ad esempio, in materia di promozione del benessere lavorativo), alla progettazione di una o più azioni specifiche (ad esempio, proposte, in un’ottica di benessere o di prevenzione del mobbing o di contrasto alle discriminazioni, da far inserire nel Piano della performance o nel documento di valutazione dei rischi) o alla definizione di uno strumento da applicare nei propri enti (ad esempio, un Piano triennale di azioni positive focalizzato sul benessere o un’indagine sulle discriminazioni nella sicurezza sul lavoro).
Dettagliando, ancora più in concreto, il Laboratorio può determinare:
-la creazione di un network professionale di Cug;
-la crescita di skill e la condivisione di know-how;
-la realizzazione di prodotti;
-l’aggiornamento reciproco.
Su quest’ultimo piano esso può favorire l’apprendimento sul lavorare per progetti, per obiettivi di gruppo, per piani di lavoro annuali o pluriannuali o per moduli di lavoro infra-annuali.

Metodologia di lavoro
È opportuno che i lavori del cantiere siano organizzati in modo da favorire un approccio dinamicamente interdisciplinare, cioè basato su approfondimenti che siano non solo di ordine giuridico, organizzativo, psicologico, sociologico, ma anche aperti alle altre discipline che, di volta in volta, possano rivelarsi utili per l’azione dei Comitati partecipanti.
I lavori saranno periodici, in modo tale da consentire una programmata partecipazione degli aderenti al cantiere. Inoltre, se è importante che una parte dei lavori si svolga in riunioni in senso fisico, è anche opportuno che altra parte di essi si svolga in modo “virtuale” e “interattivo” attraverso un sito elettronico dedicato all’interazione e con i moderni strumenti di comunicazione (quali e-mail e sms).
Altro carattere dovrebbe essere la flessibilità sui temi da approfondire, in relazione alle esigenze emergenti nel periodo, e il forte impegno verso il problem solving. Un ulteriore aspetto di metodo potrebbe consistere nell’affiancamento professionale da parte di esperti, specie nell’idea più strutturata dello Sportello.

Organizzazione del laboratorio
Principali partecipi e destinatari della formula organizzativa proposta possono essere, in primo luogo, i Cug, rappresentati dalla Presidentessa/Presidente o da sua/o delegata/o, che diviene la/il referente principale rispetto al proprio Comitato e quindi fertilizzatore, a sua volta, all’interno di esso.
La direzione del progetto è quanto meno opportuno che stia in capo alla Consigliera provinciale di parità. Il Laboratorio è utile che abbia anche una/un coordinatrice/ore scientifico-tecnico. Il ruolo di tale soggetto è, essenzialmente, quello di organizzare e supervisionare, dal punto di vista tecnico, i lavori del Cantiere. Tale figura, visto il ruolo da svolgere, deve essere, necessariamente, permanente, anche se, ovviamente, legato da un rapporto giuridico di lavoro autonomo.
Su proposta del soggetto di coordinamento e dei Cug partecipanti, è opportuno, poi, che siano coinvolti esperti esterni da utilizzare, di volta in volta, in relazione agli specifici temi da trattare. La presenza di un Coordinatore e ancor più di uno staff, sia pure ovviamente a composizione dinamica e anch’esso con rapporto giuridico autonomo, rappresenta, insieme con l’erogazione di servizi di assistenza/consulenza, uno dei profili che può trasformare l’aggregato in esame da Laboratorio auto-fertilizzantesi a vero e proprio Sportello di servizio. In questo caso, ad opera della/l Coordinatrice/tore scientifica/o, possono essere attivati servizi accessori, quali, ad esempio, newsletter, risposta a quesiti, preparazione di dossier/formazione preliminari al lavoro di gruppo, altre forme di assistenza o vere e proprie consulenze.

Il Cug associato a livello intercomunale
Vediamo ora la seconda variante organizzativa, che potrebbe rilevarsi particolarmente interessante per i Comuni di piccole dimensioni.
a)Il riferimento giuridico
La direttiva in tema di Cug prevede, al punto 3.1.1 , che i soggetti pubblici di piccole dimensioni possano creare un Cug associato. Tale possibilità induce a formulare un’ulteriore idea di rete, il Comitato unico associato, vale a dire esteso a più realtà pubbliche.
b)Il contesto territoriale
Approfondendo tale ipotesi nel contesto dei Comuni si può sostenere che l’ambito territoriale di accorpamento/aggregazione intercomunale possa coincidere, a seconda delle esigenze specifiche, con quello di un’Unione di comuni o con quello di un’Associazione di comuni esistente o con una realtà territoriale di Comuni limitrofi o con l’insieme delle realtà comunali dirette da uno stesso Segretario.
c)Lo scopo dell’aggregazione
Il fine di tale entità intercomunale è quello di consentire la costituzione di un Cug avente potenzialmente, rispetto a quello di emanazione di un singolo Comune, maggiore efficienza in conseguenza delle “economie di scala”, e maggiore efficacia, in considerazione del “coagulo” di competenze consentito da una più ampia selezione dei componenti.
d)L’iter burocratico-organizzativo per la costituzione
Tale forma di rete, dovendo essere strutturata e organica, richiede, inevitabilmente, un’elevata formalizzazione burocratica.
Volendo tracciare un esemplificativo iter giuridico-organizzativo, i principali profili procedurali giuridici e organizzativi da mettere in atto per giungere a un Comitato di tal genere, sono:
-una preventiva valutazione di fattibilità giuridico-organizzativa tra i Segretari e tra i vertici politici degli enti;
-una preliminare intesa informale, che individui, ad esempio, le modalità per la nomina del Presidente e i criteri, anche quantitativi, per la composizione del Cug aggregato;
-un confronto con la delegazione sindacale territoriale per verificare la disponibilità a un Cug intercomunale;
-la delibera di un Comune capofila che esprima la volontà di costituire un organismo associato;
-la delibera di ogni singolo Comune che affermi la volontà di associarsi con altri enti per la costituzione del Cug o, in caso di Unioni, di aderire al Cug di Unione.
e)Le attività organizzative interne
All’iter costitutivo in senso stretto dovrebbe poi seguire un ulteriore iter giuridico-organizzativo interno al Cug associato, una volta che esso sia stato posto in essere. Alcuni esempi di tali attività sono:
-la nomina dei componenti (titolari e supplenti assegnati al proprio ente) del Comitato unico di garanzia;
-il regolamento di funzionamento del cug;
-la fissazione di un piano di obiettivi di gruppo e/o individuali del Cug;
-uno step periodico di auto-verifica dei risultati raggiunti;
-una verifica annuale sull’efficacia della propria missione (ad esempio, cominciando con il valutare i compiti attivati effettivamente);
-un altro check-up annuale sulle relazioni attivate/attivabili.
f)Un “plus” di organizzazione interna
Rispetto a un normale Comitato allocato presso un singolo Comune, nel caso in esame diviene particolarmente cruciale l’organizzazione interna, intesa come efficace suddivisione interna del lavoro. La composizione intercomunale da un lato rappresenta una variabile che può determinare una specifica difficoltà operativa, mentre d’altro lato può divenire, ove valorizzata con adeguata organizzazione interna, il “punto di forza” del suddetto organismo.
In tal senso è opportuno mettere in atto:
-un sistema di deleghe tra i vari componenti;
-la definizione dei diversi ruoli, a cominciare da quello di Presidente e continuando almeno con la precisazione di quello del Vice-presidente;
-un programma annuale, di massima, dei lavori;
-un calendario annuale (o infra-annuale), anch’esso di massima, degli incontri da realizzare.

Considerazioni conclusive
Il decollo dei Cug rappresenta una grande opportunità per le organizzazioni pubbliche, perché consente a esse di far emergere, dal loro interno, un soggetto che può dare uno specifico contributo sui temi dell’eguaglianza sul lavoro, della non-discriminazione e della cura del benessere sul lavoro.
Il Comitato va, però, sostenuto specie sotto un profilo organizzativo perché le prassi prevalenti mostrano che esso non sta dando i “frutti sperati” e sta producendo inazione e inefficienza. Il fare rete tra Cug, specie in uno dei modi suindicati, rappresenta, dunque, un modo per rafforzare, fattivamente, il ruolo del Comitato in esame, valorizzando, adeguatamente, l’input proveniente dal Legislatore.

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