26 Aprile 2024, venerdì
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Quell'ingenuo primo presidente

E’ oramai cronaca di alcuni giorni fa quella dei discorsi dei Procuratori Generali e quelli dei Primi Presidenti della Cassazione e delle varie Corti d’Appello. Una cronaca che non diventerà mai storia, perché sembra che quei discorsi non debbano mai discostarsi da un binario di ineffabile banalità. Una volta la banalità era assicurata dalla interpetrazione delle statistiche del tipo: “diminuiti i furti” (che erano invece aumentati ma che i derubati avevano cominciato a rinunziare a denunciarli), “diminuiti i fallimenti”: segno confortante di una rimarchevole ripresa economica (ed invece la gente aveva cominciato a capire che le procedure fallimentari non fruttavano soldi più nemmeno ai curatori) e via dicendo.

Poi la banalità si è fatta più variegata (e preoccupante) con considerazioni stucchevoli sui pentiti, la mafia, la corruzione etc. etc.

Quest’anno il Primo Presidente della Cassazione, Santacroce, ha messo il pubblico in condizione di stupirsi (ma nessuno, in verità si è stupito, perché di quanto riguarda la giustizia nessuno più si stupisce) dichiarando, nientemeno, di ritenere uno spiacevole fenomeno inusitato la mancanza di fiducia reciproca tra la politica e la magistratura.

Santacroce è un magistrato alieno, mi pare, da esibizionismi e manifestazioni di oltranzismo e di protagonismo. In altri tempi sarebbe stato un magistrato ideale, probo ed equilibrato. Oggi è difficile immaginare come dovrebbe essere un magistrato ideale. E’ difficilissimo, anzi, impossibile pensare ad un magistrato ideale Primo Presidente della Cassazione.

Basta pensare alle vicende di Corrado Carnevale.

Santacroce, nella sua lunga carriera di magistrato, in Cassazione ed altrove, ha potuto assistere da assai vicino all’assalto distruttivo mosso dalla magistratura alla classe politica. Ha conosciuto le reazioni, finché se ne sono avute, di una parte della magistratura contro quelli che poi sono risultati i vincitori indiscussi (si pensi a quelle (1998) di uno di loro, ritenuto, credo non a torto, un comunista ortodosso, Cesare Salvi, nei confronti di Gherardo Colombo, del Pool di Milano, oggi comodamente assiso in una poltrona del C.d.A. della RAI, definito espressione della “piccola borghesia eversiva speculatrice dell’antipolitica”). Ha potuto seguire le persecuzioni contro Carnevale, è stato spettatore istituzionalmente non indifferente di incredibili operazioni di una “giustizia antimafia devozionale” come la chiama Vitiello per l’affermazione di una funzione di una lotta “metaordinamentale” contro il “male assoluto”, come il c.d. processo per le “trattative Stato-mafia” (o Stati-mafia, visto che, ora, pare che le indagini si siano estese anche allo Stato tedesco).

Ha visto i suoi colleghi all’arrembaggio delle più alte cariche dello Stato ed anche all’assalto delle Regioni. Ha visto le Procure istituirsi organi di controllo degli “interna corporis” dei partiti politici, o di quel che ne resta, con l’elaborazione della teoria del vincolo di finalità delle somme ad essi “rimborsate” (cioè tornate alla borsa privata).

Che altro resta ad un uomo certamente retto ed equilibrato, ma anche ”buon navigatore”, come Santacroce perché possa tranquillamente considerare evidente la persecuzione di uomini politici (non ho nemmeno parlato proprio della più evidente, sfacciata, perdurante e corale!) e per rendersi conto che, semmai c’è in questo Paese qualcosa di difficilmente comprensibile, è, invece, la reazione flebile, sconnessa, timida, elusiva della politica contro l’invadenza del Partito dei Magistrati?

Già. Il Partito dei Magistrati: che è fortissimo non per le stravaganze palermitane, abruzzesi, milanesi dei soliti noti. Ma per l’atteggiamento di distaccato “dispiacere” di uomini, magistrati onesti e capaci come Santacroce, per la loro “moderazione”, per il loro “rispetto nei confronti di colleghi” quali gli ideatori della giustizia, metagiuridica, verso gli andazzi distruttivi dei principi fondamentali del diritto dei popoli liberi.

Chi si illude che le cose “si metteranno a posto” quando qualche altro personaggio del tipo di Ingroia, oggi destinato, sembra, a rappresentare, lui solo, l’autore degli “eccessi” di una politicizzazione che è, invece la devianza di tutto il sistema, sarà stato messo da parte (magari una parte rappresentata da una comoda e remunerativa poltrona dispensata da qualche altro Crocetta!) sbaglia di grosso.

Ci dispiace doverne prenderne atto. La “buona volontà” di personaggi come Santacroce è assai più pericolosa. E difficile ad estirpare.

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