Condannato per omicidio a 28 anni. La Knox (25 anni) è rimasta negli Usa.
Secondo alcuni stava tentando di scappare, per evitare di scontare la pesantissima condanna a 25 anni di carcere inflittagli ieri dalla corte d’Assise di Firenze durante l’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher. Raffaele Sollecito è stato fermato al confine con l’Austria e portato in questura a Udine, ma a ben guardare la sua non appare una fuga in piena regola.
L’ingegnere publiese è stato sorpreso nella notte dalla Squadra Mobile, e ora si trova negli uffici della Questura del capoluogo friulano per la notifica del provvedimento del divieto di espatrio emesso nei suoi confronti a seguito della sentenza di condanna. Secondo quanto appreso, questa mattina gli agenti hanno raggiunto Sollecito all’hotel Carnia di Venzone (Udine), dove si trovava, in compagnia della fidanzata, già dal primo pomeriggio di ieri, dopo aver lasciato il capoluogo toscano poco dopo che i giudici si erano ritirati in camera di consiglio.
Ieri la sentenza è arrivata dopo 11 ore, in tarda serata. I giudici hanno anche condannato Amanda Knox, che è ancora negli Usa, a 28 anni. Il delitto di Perugia risale al 1° novembre 2007.
Sentenza ribaltata
Amanda e Raffaele erano stati condannati in primo grado e assolti in appello, la Cassazione aveva ordinato un nuovo processo d’appello a Firenze.
In aula non era presente Raffaele Sollecito che, in mattinata, aveva annunciato, invece, che sarebbe stato presente alla lettura della sentenza. “Ora vado via – aveva detto uscendo dal Palagiustizia all’inizio della camera di consiglio – ma tornerò dopo”.
Non è accaduto. Amanda ha atteso, invece, la sentenza negli Stato Uniti.
Nella sentenza c’è anche il divieto di espatrio per i condannati. Ma la Knox e Solletino non vanno in carcere, in attesa di un nuovo processo in Cassazione.
Era attesa per il pomeriggio
È attesa per oggi pomeriggio la sentenza del processo d’appello bis per la morte di Meredith Kercher, la studentessa britannica uccisa a Perugia la notte fra il primo e il 2 novembre del 2007. Quella della corte di Assise di Firenze sarà la quarta sentenza in sette anni: la Cassazione ha annullato il giudizio di assoluzione per i due imputati Raffele Sollecito e Amanda Knox (Rudy Guede è stato condannato in via definitva a 16 anni dopo avere chiesto e ottenuto il rito abbreviato).
Sollecito è arrivato stamattina, accompagnato dai familiari (“Chi mi vuole male pensava che non venissi”, lo ha sentito sussurrare qualcuno), Amanda è rimasta negli Usa, da dove ha inviato una lettera ai familiari di Meredith.
La sorella di Meredith: “Qualunque sia la sentenza, avremo sempre dei dubbi”
“Ci dovrei pensare, ma oggi non la vorrei leggere, perché non sento il bisogno di parlare con lei”, ha detto in proposito Stephanie Kercher, la sorella di Meredith. Al Corriere della Sera, che l’ha intervistata chiedendole dei commenti su una possibile assoluzione o condanna degli imputati, ha detto: “I dubbi saranno sempre gli stessi. In qualunque modo nel mio cuore resterebbero i dubbi, è ovvio, ma noi possiamo solo accettare ciò che ci diranno i giudici e rispettare comunque le decisioni della Giustizia italiana”.
“Sappiamo che i giudici e i giurati non conoscono con certezza la Verità – dice -. Vorremmo che il processo e le chiacchiere intorno ad esso finissero oggi per poterci concentrare solo sul nostro dolore e sul ricordo di Meredith. Tanto, nessuno ci ridarà mia sorella e la nostra vita è finita”.
Amanda dagli Usa con la mamma
Per Amanda invece, il cui desiderio di essere creduta innocente è al di sopra di ogni ragione, il verdetto sarebbe una tappa determinante: “Tra me e i Kercher si è messo di traverso un mondo – afferma -, per convincere loro devo prima convincere il mondo”. Se verrà condannata dovrà tornare in Italia e affrontare il carcere.
“La consapevolezza dell’innocenza di Amanda oggi è granitica e ci permette di affrontare con serenità l’accusa”, ha detto uno dei difensori della knox, l’avvocato Carlo Dalla Vedova, nella replica al processo. Per Dalla Vedova, quella sera Rudy Guede entrò in casa dalla finestra, per rubare. L’abitazione era vuota e lui andò in bagno. A quel punto entrò Meredith. “Rudy era ubriaco – ha concluso Dalla Vedova – A quel punto si innesta un cocktail di eccitazione e aggressione”. “Non è possibile – ha continuato l’avvocato citando alcune perizie – condannare una persona perchè è probabile” che sia colpevole. “Insieme sono stati assolti e insieme, Amanda e Raffaele dovranno essere assolti”.