11 Ottobre 2024, venerdì
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Caselle, una strage per cinquecento euro

Torino Il triplice omicida di Caselle ha confessato nella notte tra martedì e mercoledì. Giorgio Palmieri, disoccupato torinese, è il compagno dell’ex- domestica di casa Allione. “Ho agito da solo – ha detto ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino – volevo rapinarli, avevo bisogno di soldi”. Palmieri, 56 anni, è pregiudicato per reati contro il patrimonio e per un sequestro di persona avvenuto durate una rapina negli anni ottanta. La famiglia Allione lo conosceva bene: aveva fatto per loro piccoli lavori di manutenzione nella villetta di Caselle. Lo scorso anno Palmieri aveva anche ricevuto in prestito dalla coppia di pensionati 500 euro. PALMIERI – secondo la sua confessione – suona il campanello degli Allione proprio con la scusa di restituire questa somma. Sono le 19.15 di venerdì. Claudio, il capofamiglia, 66 anni ex-impiegato in pensione, lega i due cani da guardia nel sottoscala, dove restano chiusi fino all’arrivo della polizia domenica pomeriggio, poi fa entrare il suo assassino. I coniugi gli offrono un caffè. Palmieri comunica di non poter restituire il prestito e poi chiede di utilizzare il bagno. Con questa scusa iniziato a frugare per casa alla ricerca di soldi. Claudio, insospettito dal tanto tempo passato in bagno va a cercarlo. Ne nasce un diverbio e Palmieri si scaraventa sul pensionato. Lo colpisce più volte con un tagliacarte, al torace e alle spalle, poi si lancia contro la moglie, Mariangela Greggio, insegnante in pensione di 65. Scendendo le scale – sempre secondo la ricostruzione dell’assassino – viene riconosciuto dalla madre della Greggio, Emilia Campo Dall’Orto di 94 anni. “Povera nonnina, lei non meritava di morire – ha detto l’assassino, in lacrime, ai carabinieri – Ho dovuto ucciderla perché mi aveva visto in faccia”. La colpisce diverse volte alla schiena, con lo stesso tagliacarte con cui aveva già trucidato i coniugi al piano di sopra. Poi – dice Palmieri – “le ho dato un bacio sulla fronte, una carezza e l’ho coperta con un piumone”. L’assassino compie la leggerezza che gli costa l’arresto mentre si allontana dalla villa. Butta via la tazzina nella quale aveva bevuto il caffè pochi minuti prima e la getta in un fosso insieme al cucchiaino, una zuccheriera e un guanto di lattice che aveva trovato in bagno. Sono gli oggetti che troverà Maurizio Allione e che determineranno la soluzione del caso. “Ho portato via tutto perché non volevo che i carabinieri trovassero impronte e Dna”. Prende anche 100 euro, tutto il contante che ha trovato in casa. Scappa da un amico, non torna dalla sua compagna, Dorotea De Pippo, che per cinque anni è stata la domestica in casa Allione. È stata licenziata per il furto di una catenina. Il compagno la difende: “Lei non c’entra niente – ha detto agli inquirenti – avevamo litigato il primo gennaio”. I PM, ancora al lavoro per accertare eventuali altre responsabilità, sono soddisfatti. “In meno di 72 ore – ha dichiarato – il Procuratore Sandro Ausiello – abbiamo individuato il colpevole. I tabulati telefonici sono stati fondamentali nelle indagini”. Le celle telefoniche vicino alla casa degli Allione avevano registrato il passaggio del cellulare di Palmieri venerdì sera. L’indizio che ha però dato una svolta alle indagini è stato il ritrovamento della tazzina da caffè da parte di Maurizio, il figlio ventinovenne della coppia uccisa. I sospetti erano concentrati su di lui. Lo stesso giovane, sentito dai magistrati per quasi 18 ore, aveva indicato nei rapporti con l’ex-domestica una possibile pista da seguire.

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