Sono complessivamente 8, di cui quattro agli arresti domiciliari, gli indagati dell’inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila ‘Do ut Des’ o ‘Eagle Affair’. Le accuse, a vario titolo, millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita.
Reati, secondo l’accusa, che sarebbero stati commessi nel capoluogo nel periodo che va dal settembre 2009, quindi a pochi mesi dal devastante sisma che ha causato 309 vittime, al luglio 2011. L’entità delle presunte tangenti contestate è di 500 mila euro, mentre è stata accertata l’appropriazione indebita, attraverso la contraffazione della documentazione contabile, da parte di alcuni indagati, della somma di 1 milione 268 mila euro, relativa al pagamento di alcuni lavori.
Le misure cautelari più le perquisizioni nei confronti di attuali e ex assessori e funzionari pubblici aquilani sono state eseguite dagli agenti della Squadra Mobile della Questura dell’Aquila, con la collaborazione di quella di Teramo e di Perugia. Disposte dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta dei sostituti procuratori della Repubblica Antonietta Picardi e David Mancini, coordinati dal procuratore della Repubblica Fausto Cardella, le investigazioni si sono concentrate su studi professionali ma soprattutto sugli uffici del Comune dell’Aquila in cui sono custoditi i progetti e i finanziamenti del post-terremoto.
Secondo fonti di polizia, uno dei funzionari coinvolti si sarebbe fatto regalare, da alcune imprese impegnate nei lavori edili di ricostruzione, moduli abitativi provvisori (Map) che sarebbero poi stati rivenduti. Le indagini, iniziate nel novembre del 2012, per gli inquirenti hanno mostrato l’esistenza di un presunto sistema corruttivo, per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal terremoto (tra cui Palazzo Carli, sede dell’Università di L’Aquila).