4 Dicembre 2024, mercoledì
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Europa, il crinale tra sinistra, destra e grillini

Sull’Europa e l’euro, elettori di centro-destra e grillini la pensano quasi allo stesso modo: sono restii ad accettare i vincoli che vengono da Bruxelles, sono inclini all’ipotesi di piantare i partner in asso e tornare all’‘età dell’oro’ della lira e delle svalutazioni competitive. Propensi a restare nell’Unione, e disposti ad accettarne le regole, paiono solo gli elettori di centro-sinistra, ma a condizione che qualcosa cambi: crescita, accanto al rigore; occupazione, accanto alla disciplina.

Italia rassegnata
È un’Italia divisa sull’Europa lungo crinali talora inattesi, politici e demografici – la mezza età meno europeista dei giovani e degli anziani. Un’Italia che ha poca fiducia in se stessa, senza averne molta negli altri. E che, recisamente contraria all’uso della forza per risolvere le controversie internazionali – oltre l’80% – non è più pronta alle missioni di pace – il 60%. Più che un Italia ‘da forconi’, arrabbiata, pare un’Italia ‘da giardinetti’, rassegnata: reclinata sul passato, timorosa di proiettarsi nel futuro.

In testa a tutto, gli interessi nazionali, cioè i propri. In primo luogo, “la sicurezza dei confini dell’Italia e il controllo dei flussi d’immigrazione”: concetti che evocano il ’14 (1914), il primo, e che trasformano in fortezza il Paese della solidarietà, il secondo. L’iconografia tradizionale (e datata) degli ‘italiani brava gente’ regge nella scelta pacifista, non certo sul fronte dell’accoglienza.

Sono alcune delle tante sfaccettature del diamante Italia messe in evidenza dall’indagine sull’opinione pubblica italiana condotta dall’Istituto Affari Internazionali e dal CIRCaP, sondando le posizioni dei cittadini di fronte alla politica estera e all’integrazione europea. Il sondaggio è stato realizzato dal Laps dell’Università di Siena, intervistando un campione di 1003 individui di nazionalità italiana, residenti in Italia e maggiorenni.

I risultati sono spesso influenzati dall’attualità – le risposte sono state raccolte mentre era forte l’eco dei drammi dell’emigrazione nel Mediterraneo – e fotografano le evoluzioni dei rapporti di forza istituzionali.

Scettici e confusi
Quattro italiani su dieci pensano che la figura più influente in politica estera sia il capo del governo, più di uno su quattro che sia il presidente della Repubblica, solo uno su dieci fa riferimento al ministro degli esteri, probabilmente perché, prima di Emma Bonino, alla Farnesina sono passate figure diafane, la cui presenza è stata poco percepita dall’opinione pubblica.

A cinque mesi dalle elezioni europee del 25 maggio, l’indagine esplora l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso altre questioni controverse, oltre al futuro dell’integrazione europea e i sacrifici per restare nell’euro e i rapporti con Bruxelles e con Berlino: la presenza di basi Usa, controversa, sul territorio italiano – c’è equilibrio tra chi le accetta e chi se ne vorrebbe sbarazzare – e le missioni all’estero; e ancora rischi e opportunità delle Primavere arabe – i primi percepiti tre volte di più delle seconde.

Politica internazionale
Gli italiani prestano attenzione alla politica estera, ma i problemi globali hanno una posizione secondaria nella gerarchia delle loro priorità. Le questioni internazionali assumono rilevanza solo quando incidono direttamente sugli interessi del paese, come nel caso dell’immigrazione e delle sue conseguenze sulla sicurezza dei confini nazionali.

Gli italiani si considerano un attore debole all’interno dello scacchiere internazionale: solo tre su dieci pensano che l’Italia conti in Europa, meno di due su dieci che conti nel mondo.

Europa
Le differenze culturali sono ancora viste come un ostacolo all’integrazione europea, anche se ciò è molto meno vero per i giovani. L’amore per l’euro, a 12 anni dall’esordio della moneta unica, è basso, probabilmente ai minimi assoluti, e la disponibilità a fare sacrifici per restarvi e per rispettare le regole del gioco europee è scarsa – quasi il 70% non ci pensa proprio.

Uso della forza e il Medio Oriente
Gli italiani sono un popolo di pacifisti, contrari al 90% all’uso della forza e all’invio di truppe in missioni internazionali. Il mondo arabo, teatro di rivolte dall’esito incerto, preoccupa, specialmente per l’impatto che tali eventi potrebbero avere sui flussi migratori.

Ancora una volta, gli italiani prestano attenzione a ciò che accade nel mondo, ma interpretano gli avvenimenti internazionali alla luce degli interessi nazionali.

 

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