Droghe leggere, quando da svago diventano una pericolosa dipendenza. E possono generare psicosi. Alcuni studiosi si sono spesi per verificare gli effetti che la cannabis può avere sul cervello umano. Questo sostiene un articolo del giornale tedesco Die Zelìit. I lettori non sono d’accordo e insorgono sul forum del sito.
Nel contesto della più grande ricerca globale sul consumo di droghe mai realizzata (Global Drug Survey), il quotidiano tedesco Die Zeit ha pubblicato una serie di articoli su diverse questioni legate alla droga. L’ultimo in data è apparso col titolo «Fumare nella psicosi». La giornalista racconta qui la storia di un consumatore di cannabis, che ha cominciato a fumare all’età di 15 anni in coincidenza col suicidio della madre. Se all’inizio fumava mezzo grammo di marijuana al giorno, mesi dopo gli servivano cinque o sei grammi al giorno – per un costo complessivo di 600/700 euro al mese di spesa. Oggi, il ragazzo, di cui non vengono rivelati il nome e l’età, si trova in un centro per tossicomani dove impara a vivere senza le droghe e dove è già, stando al resoconto, alla sua terza crisi di disassuefazione.
La storia del ragazzo è un pretesto per ricordare la pericolosità delle droghe leggere. «La cannabis è uno dei grossi problemi della nostra società» secondo una testimonianza dello psichiatra Rainer Thomasius, direttore di un centro per giovani tossicodipendenti di Hamburg-Eppendorf. Gli effetti del tetraidrocannabinolo – il principio attivo che è dietro gli effetti della pianta psicotropa – sarebbero sottovalutati, soprattutto durante la pubertà. Durante questa fase, durante la quale si sviluppa il cervello dei ragazzi, le droghe possono innalzare il rischio di disturbi psichici. Secondo alcuni studi, il consumo della marijuana sarebbe legato, nel 5-6% dei casi, allo sviluppo di psicosi.
Un altro studioso di cui è raccolta l’opinione afferma che «la cannabis può modificare durevolmente il cervello». Le alterazioni sui giovani possono essere permanenti e risultare in un rimpicciolimento dell’ippocampo – dove si trovano importanti strutture fisiologiche legate al pensiero. Una ricerca dell’Università di Melbourne avrebbe, infine, mostrato che la cannabis ha effetti degradanti anche sull’amigdala, il centro regolatore delle emozioni.
Viste le premesse, la conclusione dell’articolo non può che essere un appello al proibizionismo.
L’articolo del quotidiano, un «j’accuse» più che un approfondimento, è sprovvisto di un contraddittorio che sarebbe stato salutare tanto più che le ricerche scientifiche non sono sempre concordi sulla valutazione degli effetti della cannabis.
Assente nell’articolo, il dibattito è stato creato rapidamente sul blog del sito. Solo dieci ore dopo l’apparizione dell’articolo, circa trecento navigatori avevano già voluto esprimere la loro opinione, il loro accordo e, ancora più spesso, la loro disapprovazione nei confronti dell’analisi. In causa sia il rapporto tra psicosi e cannabis che l’apologia del proibizionismo.