Reddito minimo per finta, tanto paga il pensionato d’oro. E’ un testa-coda assistenziale (pensionati d’oro in soccorso degli indigenti non ancora raggiunti dalla carta acquisti) di minima efficacia e bassa realizzabilità quello introdotto dalla Legge di Stabilità. La sperimentazione nelle grandi città del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) si aggiunge a un altro programma sperimentale (appunto la nuova carta acquisti fino a 400 euro sulla base dell’Isee). Le limitatissime risorse (40 milioni l’anno per tre anni) per finanziare il test Sia che confluiranno nel Fondo per la lotta alla Povertà, arriveranno dal prelievo supplementare (e ad alto tasso di illegittimità costituzionale) sulle pensioni pari al 6% per la parte eccedente i 90 mila euro lordi (14 volte il trattamento minimo), al 12% per la parte eccedente i 128 mila (20 volte il minimo) e 18% sopra i 193 mila (20 volte il minimo).
Tassati solo i pensionati. La qualifica pensionati d’oro (sopra i 90 mila euro) discrimina. E non per il pregio del metallo. Il fatto che il contributo di solidarietà sia imposto solo ai pensionati significa che l’inasprimento fiscale a fini sociali vale solo per loro. Non si capisce perché, una volta deciso l’affondo, non siano stati compresi anche i redditi da lavoro. Se ne occuperà la Corte Costituzionale, che con due sentenze ha già fatto rilevare la sperequazione.
Reddito minimo versione “vorrei ma non posso”. Spirito e funzionamento del Sia si ispirano a un concetto: integrare il reddito di tutte le famiglie sotto la soglia di povertà assoluta, in cambio di un patto di inserimento con i beneficiari. Il modello studiato e proposto dal gruppo di studio istituito dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 13 giugno 2013, a regime dovrebbe costare 7 miliardi per consentire a tutti l’uscita dall’indigenza. La sperimentazione nelle grandi aree metropolitane, secondo questo modello, prevedeva un fondo con dotazione di 400 milioni. Troppi per essere accolti dalla Legge di Stabilità. 120 in tre anni è meno di quanto la legge ha stanziato per il lavori socialmente utili in Calabria (110 nel biennio 2013-2014).
In origine il finanziamento sarebbe dovuto arrivare dall’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%. Si è scelto alla fine di tassare le pensioni cosiddette d’oro. Certo, visto che la misura non è universale (destinata cioè a tutti i residenti in età lavorativa che si trovano sotto la soglia di povertà) come in tutta Europa, come prove di reddito minimo siamo al “vorrei ma non posso”. Chi finanzierà i 7 miliardi? Chi stabilirà i criteri di assegnazione delle risorse senza un’adeguata intermediazione, anche solo conoscitiva delle persone realmente in difficoltà? Non sembra, al momento, che gli enti locali siano preparati ad un’eventualità del genere, anche perché nessuno scommette, visti i precedenti, sulla loro affidabilità contabile.
Mossa demagogica. La “zampata equo-distributiva”, come la chiama Guido Gentili sul Sole 24 Ore, al di là delle valutazioni sul reddito minimo (non si parla di questo con 120 mln di dotazione) appare come una strizzata d’occhio elettorale, un’operazione immagine sufficientemente nebulosa per accontentare tutti e mostrare un profilo più di sinistra dopo il restringimento delle larghe intese. Tanto a pagare sono solo quei pensionati cui è stato affibbiato un parafulmine d’oro per ogni evenienza.