Al momento sarebbero venti i paesi che potrebbero finire di diritto sulla lista nera dei paradisi fiscali che sarà stilata dall’Ocse nel 2014. I nomi dei paesi nel mirino dell’organizzazione parigina saranno resi pubblici oggi, nel corso del vertice del Global Forum on Transparency and Exchange of Information for Tax Purposes in programma a Giacarta, in Indonesia. L’elenco è frutto di tre anni di inchieste in oltre cento stati e territori che hanno avuto per obiettivo quello di “stanare” i paesi non cooperativi dal punto di vista della lotta alle frodi e all’evasione fiscale. Secondo il quotidiano francese Le Monde, almeno quattro paesi potrebbero presto finire sulla lista nera. Si tratta del Lussemburgo, di Cipro, delle isole Vergini britanniche e delle Seychelles: in particolare, in quest’ultimo paese il numero delle società offshore è passato in cinque anni da 20 mila a 120 mila. Secondo il rapporto del Global Forum questi paesi, malgrado gli impegni presi, rifiutano nei fatti di scambiare informazioni con la giustizia o le amministrazioni dei paesi stranieri in caso di inchieste fiscali. Altri paesi sono giudicati dal Forum poco collaborativi: si tratta di Austria e Turchia, che, se non modificheranno le proprie pratiche, potrebbero anch’essi ritrovarsi nel 2014 sulla lista nera dell’Ocse. E non saranno i soli. A questi sei si aggiungono i “soliti noti”: 14 paesi che non hanno ancora adattato la propria legislazione allo scambio di informazioni fiscali. Si tratta di: Svizzera (un paese nel quale l’impegno, assunto pubblicamente, di rinunciare al segreto bancario non è ancora stato fatto oggetto di una legge votata dal parlamento), Libano, Emirati arabi uniti, Panama, Guatemala, Brunei, Botswana, Liberia, Dominica, Trinidad e Tobago, isole Marshall, Vanuatu, Nauru e Niue.