18 Aprile 2024, giovedì
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L’avviso di concluse indagini dell’inchiesta ILVA di Taranto: atto di guerra contro la Sinistra Radicale?

di Michele Imperio

vendola 3L’avviso di concluse indagini nella vicenda Ilva di Taranto sembra più un atto di guerra della Magistratura tarantina contro la sinistra sindacale e radicale della intera Puglia piuttosto che un atto giudiziario conclusivo di un’indagine. La Procura di Taranto ha incriminato tutti i principali esponenti di questo segmento politico della regione dal governatore Niky Vendola (SEL) agli assessori Nicola Frantojanni (SEL) Lorenzo Nicastro (IDV) al sindaco di Taranto Ippazio Stefano (Sinistra Civica). Insomma non manca nessuno.
fratoianni Vweifichiamo il capo d’accusa. Secondo l’accusa il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato ed i suoi funzionari
Blonda e Giua avevano proposto nel giugno 2010 di ridurre e rimodulare sensibilmente il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico in virtù dei risultati preoccupanti dei campionamenti sulla qualità dell’aria che avevano evidenziato valori in ribasso della diossina ma valori elevati di benzoapirene. A questo punto il presidente Vendola sarebbe intervenuto per indurre Assennato a modificare la sua posizione sull’Ilva minacciandolo, in caso contrario, di non confermarlo più nel suo incarico di direttore dell’Arpa (in scadenza a febbraio 2011). Vendola lo avrebbe quindi indotto ad ammorbidire la sua posizione nei confronti dell’Ilva permettendo all’acciaieria tarantina di continuare a produrre ai livelli pregressi. In un incontro del 22 giugno 2010 ala presenza degli assessori Fratoianni e Losappio, il capo Gabinetto alla Regione Francesco Manna ed il dirigente Davide Pellegrini il presidente Vendola, dopo aver fortemente criticato l’operato dell’Arpa, avrebbe ribadito che in nessun caso l’attività produttiva dell’Ilva avrebbe dovuto subire ripercussioni. Quasi un mese dopo, nel corso di una riunione con Emilio e Fabio Riva, il direttore Capogrosso ed Archinà, Vendola avrebbe convocato Assennato lasciandolo attendere fuori dalla stanza al fine di umiliarlo. In quell’occasione Assennato sarebbe stato ammonito dal dirigente all’Ambiente Antonello Antonicelli, a non utilizzare i dati tecnici «come bombe carta che poi si trasformano in bombe a mano». In sostanza Vendola avrebbe fatto direttamente e indirettamente pressioni su Assennato, perché si ammorbidisse nei confronti del siderurgico tarantino.
Il suo intervento avrebbe permesso all’Ilva di neutralizzare le ostilità del direttore generale dell’Arpa il quale, secondo quanto riferito in un intercettazione captata dai militari, dopo l’intervento di Vendola “si sarebbe molto… responsabilizzato”. Una “responsabilizzazione” che spinge l’avvocato Franco Perli a suggerire a Fabio Riva di non intervenire oltre per la sua sostituzione perché “potremmo trovarcene anche uno molto peggio”.

Ora il pool dei magisatrti tarantini composto dai magistrati Sebastio, Argentino, Buccoliero, Cannarile, Epifani e Graziano (quest’ultimo figlio di Ferdinando Graziano direttore sanitario dell’ASL di Taranto del 1993 al 2003) danno per veri questi fatti e li interpretano come una concussione del Vendola e di altri tecnici della Regione Puglia in danno dell’Assennato onde decapitare (a favore di altre forze politiche? il P.D.?) tutti i vertici politici e amministrativi della Regione Puglia della Provincia e del Comune di Taranto. E così sono stati incriminati anche l’assessore regionale all’ambiente l’ex magistrato Lorenzo Nicastro (IDV) , l’ex assessore alle politiche giovanili Nicola Fratoianni (SEL) con l’accusa di favoreggiamento a sostegno di Vendola. Dello stesso reato dovrà rispondere anche il direttore generale dell’Arpa il preteso concusso Giorgio Assennato e il direttore scientifico Massimo Blonda. Secondo il pool degli inquirenti, i vertici della Regione Puglia e dell’Arpa nell’interrogatorio dinanzi ai finanzieri come persone informate sui fatti, avrebbero negato le pressioni del governatore tentando così di coprire l’operato concussorio del Vendola..

Voglio però ricordare che la concussione presuppone anche un interesse patrimoniale o altra utilità personale in chi la fa che qui non si vede. Neanche da lontano.

Ma non è tutto! Perché nell’ultimo atto delle indagini preliminari spuntano anche i nomi di Donato Pentassuglia (P.D.), accusato di favoreggiamento nei confronti di Archinà, e quelli del capo di Gabinetto Francesco Manna, del dirigente del settore Ambiente Antonello Antonicelli, dell’ex direttore dell’area Sviluppo economico della regione Puglia, Davide Filippo Pellegrino. Per i pm, insomma, l’intero apparato politico e istituzionale della Regione Puglia si sarebbe messo al servizio dell’Ilva, insieme agli apparati politici e amministrativi delle amministrazioni provinciali e comunali di Taranto tutti governati da SEL o dalla Sinistra Sindacale. Tornano a questo proposito come imputati nell’atto conclusivo delle indagini i nomi dell’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, ex segretario provinciale della CISL e dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva arrestati entrambi a maggio scorso e tuttora detenuti con l’accusa di aver fatto pressione su alcuni dirigenti della Provincia perché concedessero all’Ilva autorizzazioni illegittime con prescrizioni all’utilizzo di alcune discariche interne. Però queste stesse autorizzazioni sono poi state concesse (e per giunta senza prescrizioni) con un decreto del governo. Uno schiaffo per chi lege fra le righe del ministro dell’abiente Andrea Orlando al dott. Franco Sebastio Procuratore capo della Repubblica di Taranto. E’ stato incriminato anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, laotre di uan denunci acontro l’Ilva, ch e quindi sapeva e che non ha messo in atto alcuna misura per bloccare i danni alla salute dei tarantini. Ma a suo tempo il sindaco Di Bello sequestrò le cokerie e non concluse niente. Che cosa doveva fare dunque Ippazio Stefano?

Le accuse di concussione senza finalità patrimoniale contro Vendola avrebbero avuto bisogno di un conforto della parte lesa Giorgio Assennato. A questo scopo Assennato è stato tenuto sotto torchio per ben otto ore dai Magistrati di Taranto. Senonchè questo indispensabile riscontro non c’è stato. Al contrario Assennato respinge la ricostruzione dei fatti del P.M. e per questo motivo è stato incriminato anche lui di falsa testimonianza. Neanche Robespierre sarebbe arrivato a tanto.

Intervistato dal blog Affaritaliani.it e dal Quotidiano di Lecce il prof. Assennato, dopo aver premsso di non aver più alcuna fiducia nei Magistarti di Taranto, dice: “Non ho mai ricevuto pressioni né tantomeno intimidazioni da parte del governatore Niky Vendola. E’ ovvio che ci siano state delle discordanze tra di noi, perché io da direttore dell’Arpa devo tutelare salute e ambiente, mentre lui da Presidente deve tutelare una serie di interessi e tra queste oltre la salute e l’ambiente, anche i posti di lavoro. Ma questo non significa che ci siano state intimidazioni nei miei cofronti. Per niente. Assennato nega pure di essere stato lasciato per lungo tempo in attesa di essere ricevuto per essere mortificato.

assennatoIl prof. Giorgio Assennato inquadra il problema giuridico molto meglio di come non fanno i Magistrati tarantini. Parlo al profano: il nostro ordinamento penale è di stampo soggettivistico: questo significa che per la configurazione di un reato le norme in vigore non ritengono sufficiente l’astratta configurazione di una condotta delittuosa (nel caso di specie opporsi a una drastica riduzione della produzione per ridurre le emissioni di benzoapirene) occorre anche la partecipazione della volontà ossia il dolo. Vendola assumeva quegli atteggiamenti perchè era al soldo dei Riva e intendeva concorrere all’inquinamento da benzoapirene? Certamente no. Vendola voleva semplicemente da Assennato una tolleranza sin quando le procedure antinquinamento allora in corso (sistema dell’urea eletrofiltri ai camini ecc.) non si fossero completate. Esattamente quella stessa tolleranza che poi è stata concessa dallo Stato per tre anni sotto forma di moratoria dalle norme ambientali concessa all’Ilva di Taranto finchè non si fossero concluse le procedure antinquinamento e ratificata dalla Corte Costituzionale. E allora la condotta di Vendola, ammesso pure che sia stata effettivamente quella che ipotizzano i P.M., può anche essere reprensibile sotto il profilo morale e politico, ma non è reato.

ilva5Che cosa doveva fare Vendola? Chiudere l’Ilva e mettere sulla strada 40.000 persone come voleva fare a un certo punto della vicenda il Procuratore Capo della Repubblica di Taranto Franco Sebastio? Certamente no. Perché era doveroso da parte di Vendola tutelare l’ambiente (e il problema era in quel tempo molto attenzionato dalla Giunta Regionale) ma anche l’occupazione. La legge anti-diossina che ha imposto all’Ilva di scendere a meno 0,3 nanogrammi di diossina per le emissioni di diossina dai camini (quando in passato era addirittura di 300 nanogrammi) è sua. La stessa selezione e poi la conferma di un soggetto a detta di tutti incorruttibile e rigoroso come il prof. Giorgio Assennato ai vertici dell’Arpa è sua. E allora?.

Piuttosto voglio osservare come sia la terza volta che in pochi anni Vendola finisce sotto processo per incriminazioni quanto meno discutibili.

emiliano 2A Bari la Procura Distrettuale Anìtimafia (che non c’entra niente con le indagini sulla sanità) lo aveva imputato già due altre volte perché Vendola voleva mettere dei medici valorosi e capaci a gestire reparti ospedalieri al posto di medici selezionati dalla Massoneria. Nell’inchiesta di Bari ci sono in questo senso alcune intercettazioni inquietanti: quella fra lo stesso Vendola e Alberto Tedesco in cui Vendola rinfaccia ad Alberto Tedesco di essersi sottomesso alla Massoneria nella nomina dei Primari ospedalieri oppure quella fra Michele Emiliano e Niky Vnedola in cui il sindaco di Bari scongiura Vendola di non sostituire Tedesco dalla guida della Sanità: se lo farai – dice – il Potere Legale e il Potere Illegale ti massacreranno.

Da chi è composto questo Potere Legale e questo Potere Illegale che dominano la Regione Puglia e che volevano massacrare Niky Vendola se avesse tolto Tedesco dalla Sanità? In che senso la Massoneria influenza le nomine dei primari ospedalieri pugliesi e qeule dei direttori amministrativi e sanitari? Ecco, a noi piacerebbe che con la stessa solerzia con cui i Magistrati tarantini hano indagato sulle (inesisitenti) concussioni di Vendola e di Florido o sulle controverse false tesimonianze di politici e funzionari della Regione Puglia, indagassero anche suelle ingerenze della Massoneria sulle nomine dei primari ospedalieri e dei direttori amministrativi e sanitari delle ASL e su questo Potere Legale e questo Potere Illegale che vanno a braccetto fra di loro e dominano la Regione Puglia. E che forse in questo momento stanno cercando di sputtanare Vendola e tutta la Sinistra Radicale per far spazio un domani a qualche leggendaria figura di alfiere dell’ambientalismo dei buoni che si batte da Robin Hud contro l’attività inquinatrice e concussoria del lavorismo dei cattivi.

Domanda: Lo faranno mai?

Michele Imperio

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