di Michele Imperio
Se la destra europea è spaccata nell’attaccare o nel difendere l’euro, questa discrasia è meno evidente nella Sinistra, dove l’euro piace di più soprattutto nei paesi del Nord, nei quali l’euro. raffreddando il valore di monete tendenzialmente forti, contribuisce ad abbattere il costo della vita, a favorire le esportazioni a mantenere l’integrità dei salari. Ma anche a Sinistra non mancano i mal di pancia perché non si può contemporaneamente difendere i sistemi di welfare e avallare le politiche di austerità dell’Unione Europea che intaccano il welfare. Ecco perché grosse quote di consenso in funzione anti-euro si stano dilatando anche nella Sinistra.
In Grecia per esempio il malcontento anti-euro si manifesta oltre che a destra con Alba Dorata, anche a sinistra, come evidenziato dall’arretramento dei partiti moderati (Nuova democrazia e Pasok) e dall’avanzare di forze più radicali sopratutto a sinistra. Syriza (Coalizione della sinistra radicale), nata nel 2004 come coalizione dei partiti politici greci di sinistra, si dichiara contraria alle politiche di austerity, patrocinate dalla Unione Europea ritenute favorevoli a banche e a grandi imprese. Benchè sull’euro le posizioni non vadano al di là di un marcato scetticismo, la coalizione ritiene necessario un cambiamento nel ruolo della Bce nella direzione del finanziamento diretto degli Stati e dei programmi di investimento pubblico. Syriza è al 26,9% dei consensi.
In Italia il Partito Democratico è decisamente a favore dell’euro. Il partito di Niky Vendola non si esprime se non attraverso un valoroso ex sindacalista Giorgio Cremaschi molto critico nei confornti dell’euro, ma recentemente Niky Vendola ha detto di voler appoggiare Matteo Renzi il baciamano dela Merkele, così sconfessando il suo valoroso economista.
Segnaliamo però al lettore le acute osservazioni di Diego Fusaro, un giovane ricercatore universitario, saggista e fondatore del sito “filosofico.net.” le cui opere già numeorse e interessanti nonostante la giovane età, mirano principalmente ad una rivalutazione ed attualizzazione del pensiero di Karl Marx. Secondo Diego Fusaro l’euro è servito a portare avanti un progetto che di fatto disarticola la forza sovrana della politica tramite la dissoluzione degli stati nazionali, contribuendo ad avviare i processi di privatizzazione selvaggia. Basti pensare che nel Trattato di Lisbona c’è scritto nero su bianco che se un’ azienda decide di delocalizzare, i lavoratori non hanno diritto a scioperare. Anche in Italia – sostiene Fusaro – abbiamo assistito ad un processo lento d questo tipo, che è partito con Mani Pulite, un colpo di Stato giudiziario. La Prima Repubblica aveva dei valori politici, pur con tutti i suoi difetti. Senz’altro c’era corruzione. Ma spazzata via la Prima Repubblica c’è stato un cedimento totale all’ideologia neoliberale, con Berlusconi, con i governi di sinistra e poi con il governo Monti, il primo governo composto interamente da economisti e non da politici. Dal mio punto di vista – dice Fusaro – uscire dall’euro non significa esaltare il nazionalismo selvaggio del ’900 che ben conosciamo. Ma se non altro poter riconquistare quella sovranità nazionale sufficiente a garantire i diritti sociali, che con euro e austerità dell’Ue sono stati cancellati. Oggi la politica italiana non decide nulla. L’Europa decide, l’Italia esegue, ed essendo l’Ue un club di burocrati, significa che la politica italiana è stabilita dai burocrati. Non sono chiaramente un berlusconiano – prosegue Fusaro – Ma non sono neppure un anti-berlusconiano. Ciò che penso è che berlusconismo e anti-berlusconismo sono stati due facce di un teatrino che ha tenuto bloccata l’Italia per 20 anni. Ma ciò che è più grave è che la sinistra ha cambiato la sua identità per l’antiberlusconismo. Il problema della sinistra era Berlusconi, di conseguenza i temi più cari alla sinistra sono diventati legalità e questione morale, anziché la questione sociale, i diritti dei lavoratori, la difesa delle classi sociali più deboli economicamente, lavoratori ed operai. Il problema della sinistra quindi non era più l’attuale sistema economico e sociale, che anzi viene accettato integralmente, ma solo Berlusconi. L’antiberlusconismo quindi ha permesso alla sinistra di abbandonare il diritto sociale a favore di altri temi come diritti civili e legalità, che possono essere lodevoli finché si vuole, ma sicuramente sono meno importanti e anche meno impellenti vista la situazione attuale. Ecco perché l’antiberlusconismo, a mio parere – conclude Fusaro – è stato un idiozia totale.
Tuttavia se la Sinistra tradizionale ha praticamente baypassato il problema dell’euro o addirittura ha assecondato la moneta unica, un forte contributo al consenso anti-euro arriva da altre aree di Sinistra e segnatamente dall’area cosiddetta Grillo. Nonostante tutte le ditorsioni che si cercano di fare del pensiero del comico passato alla politica. Benchè il giornale filoamericano “Il fatto Quotidiano” si picca di interpretare il pensiero grillino e si sforzi di dipingere il M5S come un movimento europeista (che quindi sostiene che è sbagliato vedere nelle elezioni europee un modo per combattere la Bce, che è giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il ruolo del Parlamento europeo; che è sbagliato vedere nelle elezioni europee un mezzo per uscire dall’euro; che è giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il fronte politico di chi oggi in Europa vuole vedere l’entrata in vigore di legislazioni come la Tobin Tax, una più stretta regolamentazione dei mercati finanziari, criteri più severi per la stabilità delle banche, l’emissione di obbligazione di debito comune (eurobond) e l’affermarsi di una più equa integrazione politica), nel suo blog Beppe Grillo scrive esattamente il contrario: “Quando si mette in discussione l'euro – scrive Grillo -, la reazione indignata e corale è "Non possiamo uscire dall'Europa", come se l'Europa si identificasse con l'euro. Si può rimanere tranquillamente nella UE – scrive Grillo – senza rinunciare alla propria moneta. Su 27 Stati aderenti alla UE, dieci hanno mantenuto la loro divisa, tra questi Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca che non rischiano alcun default. Un altro trucco è l'utliizzo ripetitivo del termine "moneta unica", non vi è assolutamente alcuna moneta unica europea, l'euro è limitato a 17 Stati e chi è fuori si guarda bene dall'entrare nella zona euro. Chi è oggi in crisi in Europa? In assoluta prevalenza i Paesi che hanno adottato l'euro con economie cosiddette "deboli". La domanda è "Deboli rispetto a chi?", ovviamente rispetto alla Germania. Stati come Portogallo, Italia, Irlanda, Spagna, Grecia e forse in futuro Francia e Olanda non possono reggere il passo dell'economia tedesca. Una moneta dovrebbe riflettere il valore dell'economia di un Paese, ma l'euro rappresenta al più il valore del marco. E' necessario un piano B nell'eventualità che si debba tornare alla lira. Non si tratta di essere ostili in principio all'euro, ma di poterselo permettere. Per rimanere nell'euro stiamo affamando il Paese, strangolando le aziende, trasferendo la ricchezza privata a copertura degli interessi sul debito pubblico che è (purtroppo) in euro. Se fosse in lire potremmo risolvere il problema del debito con la svalutazione della nostra moneta. Da quando Rigor Montis ha deciso di applicare la sua manovra di lacrime e tasse per salvare l'Italia siamo sprofondati, hanno chiuso circa 140.000 aziende nel primo trimestre, la disoccupazione è alle stelle e gli imprenditori suicidi non si contano più, il valore degli stipendi è ritornato al 1983. L'IMU, l'IMU bis e il Super IMU sono alle porte. L'Italia boccheggia come una balena spiaggiata. Lo ha capito persino Mario Draghi che di fronte alla possibile serrata del Paese ha invocato meno tasse e forti tagli alla spesa pubblica. Se per rimanere nell’euro e pagare gli interessi sul debito alle banche, in prevalenza tedesche e francesi, dobbiamo uccidere l’economia del nostro Paese – coclude Grillo – forse è il caso di fermarsi a riflettere”.
a href=”https://www.lanotteonline.it/wp-content/uploads/2013/10/letta-2.jpg”>Sempre più isolate e deboli e non suportate da consenso appaiono quindi le voci sul tema euro della Sinistra tradizionale come quelle dell’attuale premier italiano Enrico Letta il quale dice: “Siamo pronti anche in Europa ad affrontare e combattere i movimenti populisti antieuropei, i Tea Party di casa nostra… sappiamo già che avremo di fronte partiti capaci di bucare il video con i loro messaggi antieuropeisti. Noi ci dobbiamo attrezzare ricordando a tutti che, a Washington come in Europa, questi movimenti non risolvono i problemi!”
Già. Ma a parte che bisognerebbe vederli all’opera questi movimenti, prima di giudicarli, ma lui come pensa di risolvere i problemi dell’Italia? Con l’austerità dell’Unione Europea che ha già fallito in Grecia? Con la crescita zero (nel migliore dei casi) ammesso che riesca a raggiungerla? Con l’aumento ogni anno di cento miliardi del debito pubblico? Come pensa?
Michele Imperio