19 Aprile 2024, venerdì
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Pagano i professionisti

Una raffica di sentenze della Cassazione penale pubblicate negli ultimi due mesi sta mettendo in allarme i professionisti. In tutte queste decisioni si arriva infatti alla medesima conclusione: condanna del commercialista per avere aiutato l’imprenditore a truffare il fisco. Si tratta per la verità di casi piuttosto grossolani di bancarotta preferenziale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, frode fiscale ecc.

E’ interessante però che in tutti questi casi il professionista “non poteva non sapere” (un’analisi dettagliata delle decisioni è pubblicata a pag. 7, mentre il testo delle sentenze è sul sito di ItaliaOggi). Anzi, proprio le specifiche competenze richieste per esercitare la professione diventano una trappola che inchioda inesorabilmente il commercialista o il consulente d’impresa alle sue responsabilità. Se c’è stato un raggiro, l’autore non può essere che lui.

Al di là dei casi concreti caduti sotto la mannaia della Cassazione, che rappresentano situazioni piuttosto estreme, nelle quali è difficile ipotizzare secondo il senso comune, che il consulente fosse estraneo alla truffa messa in atto dall’imprenditore, il teorema per cui “non poteva non sapere”, se anche fosse vero nella gran parte dei casi si presta inevitabilmente a generalizzazioni indebite. Ma c’è di più: questo approccio finisce per avvalorare in modo implicito un’impostazione distorta del rapporto tra lo stato ed il professionista.

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