di Michele Imperio
Scrive il quotidiano on line Huffigston Post collegato al settimanale L’Espresso : A questo punto, l’obiettivo è chiarissimo anche ai piani alti delle istituzioni. L’unico modo per mettere in salvo il governo delle larghe intese è praticare una precisa terapia: la ‘deberlusconizzazione’. Non esistono vie di mezzo: o Enrico Letta riesce a ottenere la fiducia con i voti dei moderati del Pdl senza Silvio Berlusconi oppure, se tra quei sì ci sarà ancora quello del Cavaliere e dei suoi falchi, l’operazione non sarà del tutto riuscita. Perché ci sarà sempre un rischio ‘rigetto’. La strategia è stata stesa punto per punto nel vertice mattutino tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Enrico Letta e il ministro dei rapporti con il Parlamento Dario Franceschini.
Letta e il Pd al governo hanno ormai deciso di giocare questa partita fino in fondo: chiarimento vero oppure niente. Tanto per iniziare, Letta respinge le dimissioni del Pdl. A sera, parlando ai gruppi del Pd, Guglielmo Epifani dà per scontato: “Parte del Pdl voterà sicuramente la fiducia”. Poi, come spiega anche Gianni Cuperlo dopo un colloquio con il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, quello di Letta in Senato sarà “un discorso forte”. Che parlerà ai moderati del Pdl e sputerà fuoco contro il Cavaliere, in modo da rendergli impossibile la fiducia. Della serie: o Berlusconi fa una retromarcia seria su tutto oppure è meglio che si metta all’opposizione.
In queste ore, il piano del Pd è ancora un auspicio. Ma è ben costruito. Perché può contare sul sostegno pieno del presidente della Repubblica. Non a caso, dal Quirinale fanno sapere che “il chiarimento in Parlamento dovrà essere pieno per garantire al governo un impegno non precario”. L’incontro con Letta e Franceschini è servito a studiare “il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico – programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014”.
Quella che si sta conducendo nelle ultime ore che precedono il voto al Senato è un’operazione raffinata. Che potrebbe saltare solo se il Cavaliere decidesse di votare la fiducia a Letta, “ma a quel punto farebbe una figuraccia, voterebbe contro se stesso”, scongiurano dal Pd. Al Colle l’idea della ‘deberlusconizzazione’ è maturata sull’onda dei segnali di discussione interna al Pdl, visibili da domenica. Ma il video trasmesso lunedì sera da Piazza Pulita su La7, con le accuse di Berlusconi contro Napolitano che – secondo il Cavaliere – si sarebbe intromesso nella sentenza sul Lodo Mondadori, ha fatto traboccare il vaso della pazienza del presidente della Repubblica. E poi quell’intervista al settimanale Tempi: “Ho aperto la crisi di governo perché Letta e Napolitano sono inaffidabili”. Linea dura, dunque.
Non so che cosa il lettore ne pensi dell’insinuazione di Berlusconi secondo la quale Giorgio Napolitano avrebbe interferito a suo sfavore nella sentenza del Lodo Mondadori. Io penso che questa cosa sia avenuta realmente. Di essa non c’è prova ma di un’altra ben più grave interferenza giudiziaria del presidente della Republica c’è prova piena, segno che il nostro Presidente è aduso intervenire nei processi. Anche penali. E -secondo me – anche in ciò che precedeno i processi penali e cioè i reati.
Ci riferiamo alle indagini sulla trattativa, realmente avvenuta ,fra pezzi dello Stato e pezzi di Cosa Nostra prima delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Stragi che Cosa Nostra ha eseguito ma che parte dei vertici politici dell’epoca dei Servizi Segreti, lobby statunitensi e forse anche europee, hano commisionato a Cosa Nostra. Questo è ormai acclarato.
E quali erano questi vertici politici dei Servizi Segreti? Ricorod la lettore che solo nel 2007 è stata fatta la riforma che assegna il vertice politico dei Servizi Segreti alla sola persona del presidnete del Consiglio. Prima e quindi nel 1992 i vertici politici dei Servizi segreti erano le quattro massime cariche dello Stato e cioè il presidente della Repubblica, il presidente del Senato, il presidente della Camera e il presidente del Consgilio dei Ministri.
Al tempo della strage di Capaci presidente della Camera era Sclafaro Oscar Luigi. Presidente del Senato era Spadolini Giovanni. Invece ai tempi della strage di via D’Amelio l’rogangrasmma stragista dei vertici politici dello Satto era più completo. Infatti sull’onda dell’emozione generata dal vile attentato di Capaci e dalle inchieste sulla corruzione, presindente della Repubblica era diventato Scalafaro Oscar Luigi, presidente del Senato era rimasto Spadolini Giovanni (compagno di partito nel PRI di quell’Ayala Giuseppe di cui fra poco diremo) presidente della camera era diventato Napolitano Giorgio e presidnete del consiglio dei ministri era stasto nominato Amato Giuliano (quello – per intenderci – che il 2 giugno 1992 era salito sul panfilo Britannia per prendere isturzioni per come svendere la industrie italiane a partecipazione statale e per come collaborare con George Soros alla svalutazione del 30% della lira per meglio svendere le partecipazioni statali ai finanizeri anglo-americani). Ricordo ancora che l’Amato e lo Scalfaro in unione e in concorso fra loro e in esecuzione del medesimo disegno criminoso, con un colpo di mano, il 28 gigno 1992 avevano sostituito al ministero degli Interni l’on.le Vincenzo Scotti con il famigerato Mancino Nicola, all’epoca primo referente poltico dell’editore Carlo De Benedetti . Cioè praticamente massime cariche dello Stato erano diventate sull’onda emotiva – ripetiamo – degli attentati mafiosi e dalle inchieste sulla corruzione gli esponenti più filoatlantisti del P.C.I. (Napolitano Giorgio) del P.S.I. (Amato Giuliano) del P.R.I. (Spadolini Giovanni) e della D.C. (Scalfaro Oscar Luigi).
Senonchè intercettando Mancino Nicola i valorosi magistrati siciliani che indagano sulla trattativa Stato-Mafia a un certo punto, con loro somma sorpresa, si sono imbattuti nella voce del Presidente della Repubblica Napolitano Giorgio, il quale dialogava in amorosi sensi con questo inquisito (il Mancino) in ordine a reati connessi alle stragi e con la voce del suo consgiliere giuridico Loris D’Ambrosio il quale rivelava al Mancino segreti inconfessabili in ordine alle stragi del 1993 (tipo per esempio che Antonino Gioè reggente di Cosa Nostra dopo l’arresto di Totò Riina , non si era suicidato (attenzione!) ma era stato assassinato in carcere dai servi segreti diretti da quei vertici politici che abbiamo indicato prima quindi Napolitano, Scalfaro e Spadolini).
Poi hanno saputo che il Presidente della Repubblica si interessava attivamente anche delle inchieste sulle stragi manifestando insani voleri e propensioni e precisamente:
1. che i Magistrati siciliani dovessero seguire la stessa linea investigativa dei magistrati di Firenze i qauli ancora inquisivano per le stragi del 1992 Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri;
2. che il magistrato napolaetano Ilda Bocassini di cui egli conosceva personalmente il padre, anch’egli magistrato, fosse di nuovo applicata alla Procura di Caltanisetta dove già nel 1993 in consorso e in unione con Cardela Fausto e Tinebra Giovanni nell’ambito del medesimo disegno criminoso, aveva depistato le idnagini sulla strage di via D’Amelio.
In questo fare egli era coadiuvato da Grasso Pietro il procuratore nazionale antimafia, il quale abbimao visto tutti dove è arrivato grazie a questa disponibilità (seconda carica dello Stato). Ora pensate voi, cari lettori, che chi si ingerisce così pesantemente in processi penali si faccia scrupolo di condizionare processi civili?
Ayala Giuseppe, compagno di partito di Spadolini Giovanni usava tuti i fine settimana rientare a Palermo con il volo segreto del Sisde su cui viaggiava Giovanni Falcone. Quel 23 maggio 1992 stranamente volle restare a Roma. Do per note la conoscenze in ordine alla sua responsabilità per la sparizione del’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino.
Ora in occasione delle ultime elezioni per il presidente della repubblica del marzo scorso, analoga spaccatura che oggi si registra all’interno del P.D.L. si registrò all’interno del P.D., laddove la maggior parte dei parlamentari di questo partito volevano portare Romano Prodi alla presidenza della repubblica ma 101 altri parlamentari si opposero.
Diciamo tanto per semplificare le cose che Romano Prodi rapprsentava l’euro, la maggiore integrazione europea, l’ideologia di “Repubblica”, l’antiberlusconismo nudo e puro, l’isterismo giustizialista all’ultimo stadio, il sostegno a tutta la Magisatrtura senza se e senza ma. I 101 che non hano votato Prodi rappresentavano evidentemente qualcosa di diveso, dicamo pure un qualcosa di più moderato. Anche se però tutto il P.D. è favorevole all’euro (solo il sindaco di Bari Michele Emiliano vi è contrario), alla maggiore integrazione europea alla subordinazione alla Magistartura senza se e senza ma ecc.ecc.
Spaventato dall’idea che, con l’appoggio dei grillini, Prodi alla fine fosse riuscito a diventare rpesidente della Repubblica, Silvio Berlusconi promosse l’idea compromissoria di confermare Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di delegare lui alla formazione di un nuovo governo di larghe intese comprendenhte sia il P.D. che il P.D.L. e alla approvazione – finalmente – di riforme costituzionali condivise.
Giorgio Napolitano inizilamente sembrò fare le cose per bene nominò un gruppo di esperti per avvire le riforme costituzionali e poi si adoperò per formare un nuovo governo di larghe intese tradendo però la sua fede floatlantisa quando limitò la scelta del premier a due soli esponenti politici: o Giuliano Amato dei cui predendenti ho appena detto o Enrico Letta, che di Romano Prodi è il naturale successore.
Il patto fondante di qesuto governo era una pacificazione storica gra P.D. e P.D.l. e quindi il sostegno politico di Silvio Berlusconi contro la magistratura (che secondo Berlusconi gli era stato epslicitamente promesso dal Napolitano) e l’impegno a non aumentare le tasse.
Sia l’uno che l’altro impegno sono stati clamorosamente disattesi.
Ma a questo punto che fare?
Impegnarsi a continuare a sostenere questo governo e questa legisaltura fino al lontano 2015 è assurdo. Interrompere ora la legislatura è pericoloso e poco comprensibile da parte della gente. Come ho scritto più volte questo governo va sostituito con un monocolorre P.D. che governi il paese con l’appoggio esterno del P.D.L. fino al 14 giugno 2014 data delle prossime elezioni europee. In quella data giacchè si va comunque alle urne per rinnovare il parlamento europeo si potrebbero anche tenere le prossime elezioni politiche anticipate. Perché non si può portare il popolo ad elezioni ogni due mesi specialmente se la condizioni economiche del paese sono pressochè disperate, ma nello stesso tempo non si può imporre al popolo di essere governato da due parti poitiche le quali fra loro si odiano. O governa una o governa l’altra. O non governa nessuna delle due e governa Beppe Grillo. Ma deve governare solo qualcuno che sia omogneo a se stesso e non qulacuno che cerca di superare le disomogneità con i transfughi e le transumanze. Di cui, francamente siamo ormai indignati e stanchi. Tutti.
Michele Imperio