Il processo di disperazione purtroppo si va aggravando. Un anno fa infatti i disperati erano il 20%, adesso sono il 30%. Il 73% degli interpellati dice di non riuscire più a governare la sua vita. La barchetta della sua famiglia non solo è in mezzo ai marosi ma è anche immersa nella nebbia più fitta. Il pessimismo dilaga dato che il 56% degli italiani, pur essendo già molto depresso, prevede un ulteriore peggioramento della sua condizione di vita da qui all’anno prossimo. E questo dato è confermato anche dal bassissimo tasso di italiani che, nonostante tutto, nutrono ancora speranza nel futuro. Infatti solo il 18% degli interpellati crede in una imminente possibilità di ripresa economica.
Di fronte a questo quadro desolante, i partiti fanno finta che ci sia ancora tempo da perdere. Se il pessimismo è così diffuso non c’è manovra economica che tenga. Ci vogliono pochi ma potenti e visibilissimi interventi che dimostrino agli italiani che, in Parlamento, c’è la voglia di scuotere l’Italia. Il paese è in attesa di elettrochoc mentre la classe politica sta distribuendo delle tisane. Bisognerebbe, ad esempio, retrocedere il patrimonio immobiliare pubblico ceduto agli enti locali. E che ci vuole a privatizzare delle caserme nei centri delle città con licenze edilizie generose, da realizzare in tempi ristretti, concesse direttamente dallo stato, scavalcando tutti i livelli di governo intermedi? In tempo di guerra si fa la guerra, con strumenti di guerra. Ed ora siamo in tempo di guerra. Senza bombe ma con tutto il resto.