3 Dicembre 2025, mercoledì
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Israele smentisce Hamas: i resti consegnati non appartengono agli ostaggi ancora dispersi

Le analisi sui frammenti umani consegnati dal gruppo palestinese non corrispondono ai due prigionieri ancora a Gaza. Netanyahu aggiorna le famiglie e conferma l’impegno a riportare a casa i corpi. Intanto, il Papa in Libano richiama Hezbollah al dialogo e il premier israeliano si confronta con Donald Trump su Gaza e sugli accordi di pace.

La speranza, per un attimo, aveva lasciato spazio alla possibilità di una svolta. Ma l’esito degli esami forensi sui frammenti umani consegnati lunedì da Hamas a Israele ha chiuso immediatamente ogni spiraglio. Secondo quanto comunicato dall’ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu, quei resti non appartengono a nessuno dei due ostaggi israeliani e stranieri ancora nelle mani delle fazioni armate nella Striscia di Gaza.

La verifica, condotta con procedure d’urgenza e massima riservatezza, ha permesso agli esperti di escludere qualsiasi compatibilità con Ran Gvili, cittadino israeliano, e con il lavoratore thailandese Sudthisak Rinthalak, entrambi trattenuti ormai da mesi. Le famiglie, riferisce il governo, sono state informate «immediatamente e con la massima trasparenza», mentre resta alto il livello di pressione diplomatica e militare per il recupero dei loro corpi. «Gli sforzi non cesseranno fino al completamento della missione, per garantire loro una sepoltura dignitosa in patria», si legge nella nota diffusa dall’ufficio del premier.

Sul piano regionale, la giornata è stata segnata anche dalle parole di Papa Francesco, in visita in Libano. Da Beirut il pontefice ha rivolto un appello diretto a Hezbollah e alle controparti impegnate nell’escalation al confine meridionale: «Fermate la violenza e deponete le armi, aprite il tavolo del dialogo». Un invito che si colloca nel segno della diplomazia e della pressione morale, mentre il Paese dei cedri vive un equilibrio sempre più fragile tra tensioni interne e rischi di allargamento del conflitto.

Nelle stesse ore, Netanyahu ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Al centro della discussione, riferiscono fonti israeliane, c’è stata la strategia comune per “disarmare Hamas” e promuovere la smilitarizzazione della Striscia, oltre alla possibilità di ampliare il perimetro degli accordi di pace con nuovi partner regionali. Una conversazione che segnala, ancora una volta, il peso decisivo del sostegno statunitense nei calcoli politici e militari di Gerusalemme.

Tra pressioni internazionali, analisi forensi e diplomazie in movimento, la vicenda dei due ostaggi torna così al centro del dibattito. La mancata identificazione dei resti consegnati da Hamas riapre il capitolo più doloroso della crisi: quello delle famiglie in attesa, sospese tra l’incertezza e la volontà di non rinunciare alla verità. Israele insiste sul recupero dei corpi come priorità nazionale, mentre sullo sfondo la spirale di violenza che coinvolge Gaza e il Libano continua a spingere la regione verso un equilibrio sempre più precario.

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