Tra grafici e tabelle, nei report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si legge un dato che basterebbe da solo a definire il valore di una delle campagne di salute pubblica più efficaci del nostro tempo: tra il 2000 e il 2024 il vaccino contro il morbillo ha evitato quasi 59 milioni di morti. È la prova tangibile di come la prevenzione possa piegare anche uno dei virus più contagiosi al mondo, capace di diffondersi con una rapidità che pochi altri agenti infettivi eguagliano.
Eppure, accanto a questo risultato epocale, i nuovi numeri divulgati dall’Oms raccontano anche un’altra storia, meno rassicurante. La curva globale dei contagi, che per quasi vent’anni ha puntato stabilmente verso il basso, ha ricominciato a risalire. Il 2024 si chiude con una stima di circa 11 milioni di casi registrati a livello mondiale: un dato che rimane comunque inferiore del 71 per cento rispetto al 2000, ma che conferma una tendenza all’incremento avviata nel 2019.
La ripresa dei contagi, calcolata dall’Oms in un aumento dell’8 per cento nell’ultimo quinquennio, equivale a circa 800 mila casi in più. Un rimbalzo che non trova spiegazione in un indebolimento del vaccino, ma piuttosto in un rallentamento delle campagne di immunizzazione, in parte legato alle difficoltà incontrate dai sistemi sanitari negli anni segnati dalla pandemia e dalle crisi geopolitiche. Le interruzioni nei programmi di routine hanno generato nuove sacche di popolazione scoperta, soprattutto tra i bambini, rendendo più facile la circolazione del virus.
Il morbillo, ricordano gli esperti dell’Oms, resta un nemico di straordinaria efficienza: si trasmette con facilità estrema attraverso l’aria e può contagiare chiunque non sia immunizzato. Proprio per questo motivo, la soglia di copertura vaccinale necessaria per mantenere sotto controllo la malattia è particolarmente alta e qualsiasi cedimento si traduce rapidamente in nuove ondate.
Il quadro delineato nel rapporto invita dunque a un duplice sguardo. Da una parte, la conferma che la vaccinazione è la vera barriera contro una patologia che, senza protezione, può risultare letale soprattutto per i più piccoli. Dall’altra, la consapevolezza che la battaglia non è affatto conclusa: ogni interruzione, ogni ritardo, ogni indecisione nelle politiche vaccinali apre un varco attraverso cui il morbillo torna a farsi strada.
La comunità scientifica e le agenzie sanitarie internazionali insistono su un punto chiave: recuperare il terreno perduto. Significa rafforzare i programmi di immunizzazione di massa, raggiungere i bambini che non hanno ancora ricevuto le dosi necessarie e garantire che la rete di sorveglianza epidemiologica resti solida. Solo così sarà possibile trasformare le 59 milioni di vite salvate non in un traguardo da celebrare una volta sola, ma in un risultato da consolidare giorno dopo giorno.
