15 Novembre 2025, sabato
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Trump ordina una nuova indagine sui rapporti tra Epstein e Clinton. Ma è anche un’operazione di distrazione?

Il presidente annuncia un’inchiesta federale sulle frequentazioni del finanziere con figure democratiche di primo piano. Ma l’iniziativa apre un interrogativo politico: Trump sta spostando l’attenzione per evitare il riflettore sui suoi legami con Epstein?

Il presidente Donald Trump riporta il caso Epstein al centro della scena politica americana con un’iniziativa che promette di alimentare settimane di tensione istituzionale e mediatica. In un messaggio diffuso su Truth Social, Trump ha annunciato di voler incaricare la procuratrice generale Pam Bondi, il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi di aprire un’indagine sui rapporti intrattenuti da Jeffrey Epstein con alcune personalità di primo piano del mondo democratico e finanziario statunitense.

Nel comunicato presidenziale, i nomi citati sono di quelli che scuotono immediatamente il dibattito pubblico: l’ex presidente Bill Clinton, l’ex segretario al Tesoro Larry Summers, il miliardario e filantropo Reid Hoffman e la banca J.P. Morgan Chase. Secondo Trump, queste figure avrebbero avuto frequentazioni significative con Epstein, il finanziere morto in carcere nel 2019 mentre attendeva processo per traffico sessuale di minori. L’obiettivo dell’inchiesta, dichiara il presidente, sarebbe quello di “determinare cosa stesse succedendo a loro e a lui”.

Trump, come spesso accaduto in situazioni analoghe, non si limita a un appello investigativo: interpreta la vicenda come un tassello di un presunto complotto politico, definendola “un’altra truffa Russia, Russia, Russia, con tutte le frecce che puntano verso i Democratici”. Un linguaggio che ricalca lo schema retorico utilizzato dal presidente per mobilitare il proprio elettorato presentandosi come bersaglio di macchinazioni orchestrate dall’establishment avversario.

Il tema è delicatissimo: la documentazione finora emersa sul caso Epstein contiene riferimenti, voli registrati, agende e testimonianze che, negli anni, hanno coinvolto esponenti politici, imprenditori, accademici e personalità dello spettacolo. Per questo ogni nuovo richiamo alla vicenda riattiva un terreno minato, dove verità giudiziaria, sospetti e narrazioni politiche si intrecciano.

Ma l’iniziativa presidenziale apre inevitabilmente una riflessione ulteriore: Trump sta cercando di spostare l’attenzione? L’attacco frontale ai Democratici, infatti, arriva mentre parte dell’opinione pubblica e dei media continua a interrogarsi sulle sue stesse frequentazioni con Epstein, documentate da testimonianze, fotografie e registrazioni di incontri risalenti agli anni Novanta e ai primi Duemila. Trump ha più volte minimizzato quel passato, sostenendo di aver interrotto ogni rapporto con il finanziere molto prima dello scandalo. Tuttavia, la sua figura non è rimasta completamente estranea alle ricostruzioni giudiziarie e giornalistiche dedicate all’universo Epstein.

In questo quadro, l’annuncio di una nuova indagine rischia di assumere una duplice lettura: da un lato l’intenzione dichiarata di “fare piena luce” sui legami tra Epstein e figure democratiche; dall’altro la volontà politica di orientare il dibattito pubblico verso un fronte più conveniente, alimentando sospetti sugli avversari e mettendo in secondo piano interrogativi potenzialmente scomodi.

La mossa del presidente si inserisce dunque in un momento di forte polarizzazione, in cui ogni iniziativa istituzionale viene inevitabilmente filtrata attraverso la lente della competizione politica. Resta da vedere se il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi daranno seguito concreto alla richiesta presidenziale e quali saranno le reazioni delle personalità coinvolte. Quel che è certo è che il caso Epstein, lontano dall’essersi chiuso con la sua morte in carcere, continua a proiettare ombre lunghe sulla politica americana e a riemergere ogni volta che serve a ridefinire le dinamiche dello scontro tra Casa Bianca e opposizione.

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