3 Dicembre 2025, mercoledì
HomeItaliaPoliticaScuola, la falsa partenza del sostegno: continuità solo parziale, precarietà intatta

Scuola, la falsa partenza del sostegno: continuità solo parziale, precarietà intatta

Il ministro rivendica un successo, ma oltre la metà dei docenti resta instabile e la scuola continua a sopravvivere tra annunci e scarsità di risorse.

Quasi il 50 per cento degli insegnanti di sostegno precari sarà confermato. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato la misura con toni trionfali: “Garantiamo una straordinaria continuità didattica che la scuola italiana non ha mai avuto prima. Le famiglie potranno chiedere la riconferma dell’insegnante laddove si sia instaurato un rapporto educativo positivo: è un grande passo avanti”.

Un provvedimento che intercetta una delle richieste più pressanti delle famiglie degli studenti con disabilità: fermare l’interminabile turnover dei docenti di sostegno, che costringe ogni anno bambini e ragazzi a ricominciare da capo, azzerando percorsi educativi e relazionali già faticosamente costruiti.

Una misura divisiva

Valditara ha rivendicato il provvedimento anche sul piano politico, parlando apertamente di resistenze: “Non a caso questa misura è stata ostacolata da ricorsi su ricorsi, fortunatamente respinti dalla giustizia amministrativa”. Ma se il governo sottolinea l’importanza del passo compiuto, le opposizioni e i sindacati contestano la natura parziale della decisione. La conferma di metà dei precari viene letta come un segnale positivo, ma non risolve la fragilità strutturale del settore.

Il rischio, avvertono i critici, è che si tratti di un intervento tampone, presentato come rivoluzione ma destinato a lasciare immutata la logica della precarietà che da anni logora la scuola italiana.

Numeri e fragilità

Gli insegnanti di sostegno sono oggi circa 246 mila, ma più della metà lavora con contratti a tempo determinato. A ciò si aggiunge un dato ancora più allarmante: un docente su quattro non possiede una formazione specifica, con effetti diretti sulla qualità del sostegno.

Gli studenti con disabilità hanno superato quota 350 mila, un numero cresciuto di oltre un quarto negli ultimi cinque anni. Una platea sempre più vasta che si confronta con ritardi nelle assegnazioni, carenza di stabilità e cambi di insegnante che riguardano oltre la metà degli alunni ogni anno. Nelle scuole dell’infanzia, quasi sette bambini su dieci vedono cambiare l’insegnante da un anno all’altro.

La scuola che resiste

La decisione del governo rappresenta un passo avanti, ma non basta a invertire la rotta di una scuola che da anni vive in affanno. La precarietà è diventata la regola, la formazione resta carente, le risorse scarse. L’intero sistema sembra reggersi più sulla dedizione di docenti e famiglie che su un piano organico di investimenti.

E proprio qui si apre la questione politica più urgente: fino a quando il governo potrà presentare interventi parziali come svolte epocali? La continuità didattica non può essere un obiettivo garantito a metà. Senza un piano strutturale di stabilizzazione, formazione e investimenti, il rischio è che la scuola italiana resti intrappolata in un’agonia silenziosa, costretta a sopravvivere tra annunci e rattoppi.

Il punto di caduta

La mossa di Valditara segna indubbiamente una novità importante per migliaia di studenti e famiglie, ma rischia di trasformarsi in un alibi. Una continuità “a metà” può attenuare l’emergenza, non cancellarla. Perché il vero salto di qualità arriverà soltanto quando la scuola avrà le risorse per garantire stabilità piena, professionalità diffusa e un’inclusione che non sia affidata alla fortuna di un provvedimento contingente.

Fino ad allora, ogni passo avanti resterà accompagnato da un passo indietro: il segno di un sistema che annuncia riforme, ma fatica a curare le sue ferite più profonde.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti