TEHERAN – Un’escalation improvvisa quanto allarmante ha riportato il Medio Oriente sull’orlo di una crisi senza precedenti. La notte scorsa, Israele ha condotto un attacco aereo mirato contro un’infrastruttura strategica nel cuore della capitale iraniana: la sede della TV di Stato. Il bilancio provvisorio parla di diversi morti e numerosi feriti, tra cui membri del personale tecnico e giornalisti dell’emittente.
L’operazione, che secondo fonti militari regionali sarebbe stata condotta con droni e missili a lungo raggio, ha avuto come obiettivo il complesso radiotelevisivo dell’IRIB (Islamic Republic of Iran Broadcasting), considerato da Tel Aviv una piattaforma di propaganda del regime e, in alcune analisi israeliane, un nodo potenzialmente coinvolto nella guerra informatica e nella diffusione di messaggi bellici a sostegno delle milizie sciite filo-iraniane.
Obiettivo simbolico e strategico
Colpire la televisione pubblica iraniana nel cuore della capitale assume un forte valore simbolico. Il messaggio – diretto tanto ai vertici della Repubblica Islamica quanto ai suoi alleati nella regione – è chiaro: Israele intende colpire non solo obiettivi militari, ma anche i centri nevralgici della comunicazione e dell’influenza iraniana.
Secondo fonti d’intelligence occidentali, l’attacco rientrerebbe in una strategia più ampia volta a minare la capacità operativa e propagandistica dell’Iran in un momento di crescente tensione lungo le frontiere settentrionali di Israele e nel Golfo Persico, dove Teheran ha intensificato le sue attività militari.
La risposta dell’Iran
Il governo iraniano ha immediatamente condannato l’attacco, definendolo “un atto di guerra e terrorismo internazionale” e ha minacciato “una risposta dura e proporzionata”. In un comunicato diramato dal Ministero degli Esteri, Teheran ha accusato Israele di voler trascinare l’intera regione in un conflitto aperto, approfittando dell’instabilità globale e del sostegno tacito di alcune potenze occidentali.
Il presidente iraniano ad interim, Mohammad Mokhber, ha convocato una riunione urgente del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale, mentre unità della Guardia Rivoluzionaria sono state poste in stato di massima allerta.
Reazioni e timori internazionali
L’attacco ha suscitato immediate reazioni a livello globale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso “profonda preoccupazione per una spirale di violenza che rischia di degenerare in una guerra regionale” e ha invitato entrambe le parti alla moderazione.
Anche l’Unione Europea ha lanciato un appello alla calma, mentre Washington, pur ribadendo il diritto di Israele all’autodifesa, ha esortato a evitare colpi che possano colpire obiettivi civili e aggravare ulteriormente la crisi.
Escalation senza freni?
Negli ultimi mesi, la tensione tra Israele e Iran ha raggiunto livelli allarmanti, con una serie di attacchi reciproci, operazioni sotto copertura e cyber-conflitti. Israele, da parte sua, accusa l’Iran di sostenere direttamente Hamas, Hezbollah e altre milizie anti-israeliane, alimentando il fuoco della destabilizzazione regionale.
Il raid su Teheran rappresenta una netta intensificazione del conflitto. Colpire direttamente sul suolo iraniano, e in una zona simbolicamente così sensibile, potrebbe innescare una reazione a catena difficilmente controllabile. Le prossime ore saranno decisive per comprendere se ci si trovi di fronte a un episodio isolato o all’inizio di una nuova, drammatica fase del confronto mediorientale.