L’Iran ha chiarito in modo deciso la sua posizione riguardo alla possibilità di raggiungere un nuovo accordo sul programma nucleare. “Siamo fiduciosi che le nostre attività nucleari siano esclusivamente pacifiche”, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in una dichiarazione che ribadisce l’intransigenza di Teheran su una questione cruciale. Il ministro ha sottolineato che qualunque intesa che preveda la limitazione dei diritti nucleari dell’Iran non sarà accettata. “Se un accordo dovesse privare l’Iran del suo diritto di perseguire attività nucleari, naturalmente, non saremo pronti a sottoscriverlo”, ha precisato Araghchi.
L’Iran ha di recente partecipato a una serie di negoziati internazionali, ma il confronto con gli Stati Uniti e le potenze europee è sempre stato segnato da divergenze significative, soprattutto riguardo alla portata delle concessioni che Teheran sarebbe disposto a fare. Nonostante la fermezza nelle sue posizioni, l’Iran ha ribadito la sua volontà di dialogare. “Avremmo dovuto incontrarci oggi a Muscat per un nuovo round di colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti. Eravamo pronti a presentare un piano che avrebbe potuto aprire la strada a un accordo”, ha dichiarato il ministro.
Il riferimento a un possibile piano di compromesso mostra la disponibilità del governo iraniano a trovare una soluzione diplomatica, pur mantenendo saldi i principi che considera non negoziabili. In particolare, Teheran insiste sul fatto che il programma nucleare sia un diritto sovrano, legato alla propria sicurezza nazionale e alla sua posizione di potenza regionale.
Il contesto di questa dichiarazione va inquadrato nel panorama di tensioni che ha caratterizzato i colloqui sul nucleare negli ultimi anni. A partire dal 2015, con il raggiungimento dell’accordo internazionale noto come JCPOA (Piano d’azione congiunto globale), l’Iran aveva accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni internazionali. Tuttavia, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato nel 2018, sotto la presidenza di Donald Trump, ha messo a dura prova l’accordo, con l’Iran che ha progressivamente ridotto gli impegni presi.
Il nuovo round di negoziati, che doveva svolgersi a Muscat, era considerato un’occasione importante per riavviare il dialogo e cercare di riportare l’Iran e le potenze mondiali su una rotta comune. Tuttavia, le parole di Araghchi indicano che le differenze restano profonde, e la possibilità di un’intesa a breve termine sembra ancora lontana.
Dall’altro lato, le potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, continuano a esercitare pressioni su Teheran, chiedendo una stretta sul programma nucleare e il ritorno ai vincoli previsti dal JCPOA. La comunità internazionale teme che il progresso del programma nucleare iraniano possa avvicinarsi a un punto di non ritorno, minacciando la stabilità regionale e accrescendo il rischio di proliferazione.
In questo delicato momento di trattative, la posizione dell’Iran sembra chiara: seppure pronto a negoziare, Teheran non accetterà alcuna imposizione che comprometta la sua sovranità nucleare. “Non rinunceremo al nostro diritto”, ha ribadito Araghchi, lasciando intendere che, al di là delle dichiarazioni di apertura, il governo iraniano è pronto a mantenere una linea dura se le condizioni per un compromesso non fossero rispettate.
Le prossime settimane potrebbero rivelarsi decisive per il futuro delle trattative, con il mondo intero che osserva con attenzione i possibili sviluppi in un contesto geopolitico sempre più teso. L’esito di questi negoziati avrà implicazioni non solo per l’Iran, ma per la sicurezza globale e il futuro degli equilibri in Medio Oriente.
