CITTÀ DEL VATICANO – Nella quiete del mattino, poco prima dell’alba, le campane di San Pietro hanno suonato a lutto. Un suono antico, grave, che ha attraversato i secoli e i cuori. Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, si è spento serenamente nelle sue stanze di Casa Santa Marta, dove aveva scelto di abitare fin dall’inizio del suo pontificato, rifiutando gli appartamenti papali per rimanere vicino alla “gente”, come amava dire.
Aveva 88 anni e da tempo conviveva con fragilità fisiche che mai, però, avevano intaccato la forza del suo spirito. Fino agli ultimi giorni ha pregato, incontrato fedeli, pronunciato parole di speranza, e mostrato il volto più umano e compassionevole della Chiesa cattolica.
L’annuncio e le prime reazioni
L’annuncio ufficiale è arrivato poco dopo le 6 del mattino, letto con voce rotta dall’emozione dal direttore della Sala Stampa vaticana. “Con profondo dolore, la Santa Sede comunica che il Santo Padre Francesco è tornato alla Casa del Padre. Le sue ultime ore si sono svolte in preghiera e accompagnate dalla vicinanza dei suoi collaboratori più stretti”.
La notizia ha fatto immediatamente il giro del mondo. A Buenos Aires, la Cattedrale Metropolitana si è riempita nel giro di pochi minuti. In piazza San Pietro, migliaia di fedeli si sono radunati spontaneamente, molti in lacrime, pregando sotto una pioggia leggera, come se anche il cielo avesse scelto di piangere il “Papa venuto dalla fine del mondo”.
Gli ultimi giorni
Negli ultimi mesi, Papa Francesco aveva ridotto il ritmo degli impegni pubblici. La sua voce, sempre più roca, restava però chiara e incisiva nei rari Angelus domenicali affacciati dalla finestra dello Studio Papale. Qualcuno tra i più vicini racconta che avesse un presentimento. “La mia ora si avvicina”, avrebbe confidato a un cardinale argentino pochi giorni fa.
Fino all’ultimo ha scritto, letto, meditato. Ha ricevuto in forma privata alcuni rappresentanti delle religioni del mondo, in quello che ora appare come un testamento spirituale universale. Una delle ultime immagini che resteranno nella memoria è quella di un Francesco fragile, ma sorridente, accarezzare il volto di un bambino in sedia a rotelle, sussurrandogli parole che solo loro due conoscono.
Un pontificato rivoluzionario
Eletto il 13 marzo 2013, primo gesuita e primo papa sudamericano, Francesco ha subito colpito per la sua scelta del nome, in onore di San Francesco d’Assisi, e per il modo in cui lo ha incarnato: povertà, pace, rispetto per il creato. Il suo pontificato è stato segnato da parole nuove e gesti dirompenti. Ha aperto la Chiesa ai lontani, ai divorziati, agli omosessuali, ai migranti. Ha affrontato lo scandalo degli abusi con fermezza, sebbene non senza difficoltà. Ha promosso sinodi partecipati, ha viaggiato instancabilmente, spesso in luoghi dimenticati dal mondo.
Ha voluto una Chiesa “ospedale da campo”, vicina ai feriti della vita. Ha ammonito il clero contro la mondanità spirituale, l’ipocrisia, l’attaccamento al potere. Ha parlato ai giovani con il linguaggio della speranza, agli anziani con quello della saggezza, ai potenti con quello della coscienza.
La camera ardente e i funerali
La salma di Papa Francesco verrà esposta a partire da domani nella Basilica di San Pietro. Si prevede un afflusso imponente di pellegrini da ogni parte del mondo. I funerali, che si svolgeranno venerdì prossimo, saranno presieduti dal Decano del Collegio Cardinalizio, secondo le disposizioni stabilite per i pontefici defunti. Tra le opzioni ancora in discussione, si valuta la possibilità di seppellirlo nella cripta della Basilica vaticana, accanto ai predecessori, anche se alcune fonti vicine al pontefice lasciano intendere che avrebbe espresso il desiderio di un luogo più semplice, forse addirittura in Argentina.
Il vuoto e l’eredità
La sedia di Pietro è di nuovo vacante. Ma il vuoto lasciato da Francesco non è solo istituzionale. È il silenzio che segue una voce che ha osato dire ciò che molti non avevano il coraggio di pronunciare. È l’eco di un amore concreto per gli ultimi, che ha dato alla Chiesa un volto più credibile.
Il prossimo Conclave, già in fase di organizzazione, dovrà affrontare una delle transizioni più delicate degli ultimi decenni. Non si tratterà solo di eleggere un nuovo Papa, ma di decidere se proseguire il cammino tracciato da Francesco o cercare una svolta. La Chiesa, come spesso nella sua storia millenaria, si trova dinanzi a un bivio.
Il Papa che ha camminato con noi
Nel cuore dei fedeli, però, Francesco resterà il Papa che “non giudica”, il pastore che ha riso, pianto, chiesto scusa, camminato con tutti. Ha rivoluzionato più con i gesti che con i documenti, con gli abbracci più che con le condanne. È stato il pontefice della misericordia, e il suo nome, oggi, non è solo inciso nei libri di storia, ma nel vissuto di milioni di uomini e donne.
“Pregate per me”, diceva sempre, chiudendo ogni suo discorso. Ora è il mondo intero a pregare per lui. E forse, dall’altra parte del mistero, Francesco ci sta ancora benedicendo. Con quel sorriso semplice, argentino, un po’ burbero e pieno d’amore.
Perfetto, aggiungo ora un approfondimento sulle reazioni della stampa mondiale e uno sui possibili successori di Papa Francesco, mantenendo lo stile e la struttura coerenti con l’articolo precedente.
Le reazioni della stampa mondiale: “Un gigante spirituale dei nostri tempi”
La notizia della morte di Papa Francesco ha aperto le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, ben oltre i confini della stampa religiosa o cattolica. La stampa internazionale ha reso omaggio a quello che viene unanimemente riconosciuto come uno dei leader morali più influenti del XXI secolo.
“The Guardian” ha titolato: “The People’s Pope is Gone”, ricordando il suo impegno per i migranti, i poveri, e il suo stile pastorale informale che ha segnato una cesura rispetto alla tradizione vaticana.
“Le Monde”, in un editoriale dal tono solenne, ha parlato di “Un homme d’Église qui aura été plus grand que l’institution”, sottolineando la sua capacità di mettere in discussione gli automatismi di potere interni alla Chiesa.
“The New York Times” ha dedicato un lungo articolo al suo ruolo come mediatore nei conflitti, dai rapporti con Cuba alla guerra in Ucraina, definendolo “A pope for the brokenhearted”.
In America Latina, il lutto è sentito in modo viscerale. “Clarín” e “La Nación” hanno pubblicato edizioni straordinarie. Le chiese di Buenos Aires sono rimaste aperte tutta la notte per veglie spontanee. “Il nostro Papa è tornato a casa”, si legge su molti cartelli lasciati davanti alla Cattedrale della capitale argentina.
In Asia e Africa, dove Francesco ha dedicato numerosi viaggi, le testate locali lo ricordano come un pontefice che “non ha mai guardato dall’alto in basso”, che ha camminato nei campi profughi, che ha mangiato riso con le mani insieme ai poveri.
Anche i capi di Stato e leader religiosi hanno espresso cordoglio. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha parlato di “un fratello spirituale e un alleato nell’ecologia della fede”. Il Dalai Lama ha dichiarato: “Ha parlato la lingua universale della compassione”. Joe Biden ha ricordato “un amico dell’umanità e un faro per la giustizia sociale”. Commosso anche il Presidente francese Macron: “Un Papa del dialogo e della dignità”.
Il futuro della Chiesa: chi dopo Francesco?
Con la sede vacante, si apre ufficialmente il periodo di interregno che precede il Conclave. Il Collegio cardinalizio sarà convocato nei prossimi giorni per organizzare l’elezione del nuovo Papa. Ma già iniziano a circolare i nomi dei possibili successori, con scenari tutt’altro che scontati.
Tra i papabili, spiccano figure di spicco della cosiddetta “linea francescana”, ovvero quei cardinali che hanno incarnato e sostenuto il rinnovamento pastorale e dottrinale voluto da Francesco:
- Card. Matteo Zuppi, italiano, arcivescovo di Bologna, molto vicino alla Comunità di Sant’Egidio, è considerato una figura capace di unire progressisti e moderati. È noto per il suo stile semplice, la vicinanza ai poveri, e il dialogo interreligioso.
- Card. Jean-Marc Aveline, francese di origine algerina, sostenitore del dialogo con l’Islam, voce autorevole nella riflessione sulle migrazioni e sulla presenza cristiana nel Mediterraneo.
- Card. Luis Antonio Tagle, filippino, uno dei volti più noti della Chiesa asiatica. Molto amato a livello globale, ha una forte empatia comunicativa e un’evidente sintonia con la visione di Papa Francesco. Tuttavia, il suo ruolo attuale alla Curia Romana potrebbe limitarne la corsa.
- Card. Peter Turkson, ghanese, figura autorevole nel campo della dottrina sociale della Chiesa. Sarebbe il primo Papa africano dei tempi moderni, e la sua elezione rappresenterebbe una svolta storica.
Tuttavia, non mancano anche candidature più conservatrici, sostenute da una parte del Collegio Cardinalizio che ha vissuto con disagio alcune aperture del pontificato di Francesco. Tra questi:
- Card. Raymond Leo Burke, statunitense, da sempre voce critica sulle questioni dottrinali.
- Card. Gerhard Ludwig Müller, tedesco, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, legato a posizioni teologiche più rigide.
Il prossimo Papa, in ogni caso, sarà chiamato a decidere se proseguire lungo la strada aperta da Francesco o se tracciare un nuovo sentiero. Ma l’eredità spirituale, umana e pastorale del Papa argentino appare destinata a restare un punto di riferimento per chiunque salirà al soglio di Pietro.