Presidente storico dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Abruzzo è stato una vera e propria istituzione per il mondo dell’informazione, un riferimento autorevole sia nelle redazioni che nelle aule di formazione.
Con una carriera brillante iniziata in Calabria e proseguita poi nelle più prestigiose testate italiane, Franco Abruzzo ha saputo coniugare l’impegno professionale con un instancabile lavoro di formazione, contribuendo a plasmare generazioni di praticanti, spesso accompagnati da quei manuali da lui scritti che sono diventati strumenti indispensabili per affrontare l’esame di Stato.
La sua dedizione non si è mai affievolita: attraverso il suo “Notiziario”, una newsletter seguita da oltre 70mila destinatari tra giornalisti, magistrati, accademici e professionisti della comunicazione, ha continuato fino all’ultimo a informare e aggiornare con puntualità e rigore.
A ricordarlo con commozione è il collega e amico Giuseppe Galizzi, che ha condiviso con lui origini calabresi, esordi a Sesto San Giovanni e una lunga militanza nelle battaglie sindacali e istituzionali della categoria. “Un professionista serio e un qualificato rappresentante delle più alte istituzioni della nostra professione. Ma, soprattutto, un amico e un collega vero”, ha dichiarato, esprimendo la vicinanza alla moglie Diana e alle figlie Vittoria e Anna Maria, a cui vanno le condoglianze di tutto il mondo giornalistico.
Una vita al servizio dell’informazione
Nato a Cosenza il 3 agosto 1939, Franco Abruzzo inizia il suo percorso da giornalista nelle redazioni del Tempo e del Giornale d’Italia. È il primo praticante in Italia a essere riconosciuto d’ufficio. Nel 1962 si trasferisce a Milano e comincia a lavorare come cronista giudiziario al Giorno, dove affronta anche momenti difficili, come le minacce ricevute da Luciano Liggio, noto boss mafioso.
Col tempo si specializza in politica e cronaca nazionale, diventando caposervizio. Nel 1993 entra nella redazione del Sole 24 Ore, dove rimane fino al pensionamento nel 2001. Nel 1978 è tra i fondatori di Stampa Democratica insieme a Walter Tobagi, contribuendo alla nascita di un importante movimento riformista all’interno del giornalismo italiano.
Il suo impegno sindacale e istituzionale è costante e profondo. Dal 1986 siede nel Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, dove sarà rieletto più volte, l’ultima nel 2010. La sua visione della professione era chiara: difesa dei colleghi più fragili, promozione della dignità del mestiere e centralità della formazione continua.
L’eredità di un maestro
“L’Ordine lombardo, per diversi aspetti, risente ancora della sua impronta”, si legge nel commosso ricordo pubblicato sul sito ufficiale dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. La sua attenzione per i colleghi più deboli e per i diritti dei lavoratori dell’informazione ha rappresentato una linea guida per anni di attività.
Fondamentale anche il suo contributo alla formazione: grazie al potenziamento dell’Istituto “Carlo De Martino”, sono stati preparati oltre 680 giornalisti professionisti, e l’esperienza si è successivamente evoluta in un Master in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.
Franco Abruzzo non è stato solo un giornalista, ma un educatore, un punto di riferimento morale, un uomo che ha vissuto il giornalismo come missione civile. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma anche un’eredità culturale e professionale che continuerà a ispirare chi crede nel valore dell’informazione libera, seria e responsabile.