A un anno dalla morte di Alexei Navalny, il dissidente russo deceduto in carcere in circostanze misteriose, la madre Lyudmila ha parlato con una forza commovente del suo dolore e della sua incessante lotta per ottenere giustizia. In un’intervista esclusiva con l’agenzia di stampa AFP, la donna ha sottolineato la sua richiesta di punire severamente tutti i responsabili di quello che ha definito un “assassinio”.
Con la voce rotta dall’emozione, Lyudmila ha fatto visita alla tomba del figlio, dove ha espresso un desiderio che va oltre la semplice vendetta. “Desidero vedere puniti non solo coloro che hanno materialmente ucciso Alexei, ma anche chi non ha fatto nulla per aiutarlo, chi ha scelto di ignorare le sue sofferenze. Sono sicura che la verità, un giorno, emergerà”, ha affermato, cercando di trattenere le lacrime mentre ricordava la tragica fine del figlio, avvenuta mentre era incarcerato nelle prigioni russe.
Lyudmila ha continuato, accusando apertamente chi, a suo parere, ha orchestrato il suo assassinio: “Il mondo intero sa chi ha dato l’ordine. Ma noi vogliamo che sia chiaramente identificato anche chi sono stati gli esecutori materiali e i facilitatori di quest’omicidio”, ha aggiunto, in un chiaro riferimento alle autorità russe che, secondo lei, sono dietro alla morte del figlio.
Il suo appello si inserisce in un contesto internazionale sempre più teso riguardo alla morte di Navalny, la cui vicenda continua a sollevare interrogativi sulle reali responsabilità e sulle condizioni in cui è stato trattato durante il periodo di detenzione. Nonostante le denunce di torture e di negligenza medica, la Russia ha sempre respinto ogni accusa, sostenendo che la morte di Navalny fosse dovuta a cause naturali.
In questo clima di crescente sfiducia e tensione, la determinazione di Lyudmila è l’espressione di un amore materno che non si placa nemmeno di fronte alla morte, e di una madre che, pur nel dolore, non smette di lottare per la verità e la giustizia per suo figlio.