21 Gennaio 2025, martedì
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Trump e il piano di deportazione: Famiglie unite o divisioni?

A cura di Giovanni De Ficchy

“Non dobbiamo separare le famiglie”, ha detto Trump.

“Rimanderemo tutta la famiglia in modo molto umano nel Paese da cui è venuta”.

Questo ha suggerito domenica ,il neo eletto presidente Trump, a “Meet the Press” della NBC News in un’intervista preregistrata, ossia che avrebbe deportato alcuni americani insieme ai loro parenti immigrati illegali, per tenere unite le famiglie nell’ambito del suo piano di deportazioni di massa.

 Tra i candidati all’espulsione figurano infatti anche molti minorenni e molti genitori di figli che, essendo nati sul territorio nazionale, per legge sono cittadini statunitensi.

Incalzato ulteriormente sulla questione dei bambini che si trovano qui illegalmente o addirittura legalmente, Trump ha affermato che è propenso a cacciarli via, così come i loro genitori, per mantenere unita l’unità familiare.

Il presidente eletto Donald Trump ha rilasciato la sua prima intervista importante a un notiziario domenicale dopo la vittoria delle elezioni.NBC / Incontra la stampa

 Questo programma sarebbe possibile, solo dopo una «revisione radicale delle leggi federali sull’immigrazione».

Al momento, gli Usa non dispongono delle infrastrutture fisiche per detenere così tante persone in attesa di poterle rimpatriare. 

Si tratta di infatti una popolazione stimata in 10,9 milioni di persone nel 2022.

Inoltre, il governo americano non dispone di un sistema per identificare e rintracciare tutti gli stranieri presenti nel Paese senza documenti, la maggior parte dei quali vive integrata nelle comunità americane nascondendo il proprio status legale. 

Per di più, alcuni immigrati privi di documenti, i venezuelani, ad esempio , non potrebbero essere deportati, poiché gli Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche con i loro Paesi di origine. 

Si profila allora l’impiego di risorse del Pentagono, dunque in teoria destinate alla difesa, per realizzare il progetto di deportare tutti gli immigrati che vivono e lavorano degli Stati Uniti senza autorizzazione. 

Contemporaneramente, si parla di campi di detenzione dove rinchiuderli, in vista della deportazione.

Oggi, circa un quarto dei lavoratori edili sono privi di documenti, porzione che raggiunge il 50% in alcuni Stati, come il Texas.

Ritengo che  il contraccolpo dell’assenza di manodopera sarebbe sentito con forza anche nell’ambito dell’ospitalità, delle pulizie, della produzione manifatturiera e dei servizi agli anziani.

Se Trump metterà fine a due programmi federali per gli immigrati senza residenza permanente. Il primo è lo status di lavoratori temporanei concesso dall’Amministrazione Biden a circa 1,3 milioni di persone in attesa di asilo, il secondo è il Daca, che protegge dalla deportazione e permette di avere un impiego a circa mezzo milione di giovani arrivati negli Usa da piccolissimi.

A quel punto si vedrà che cosa significa per l’economia americana perdere quasi due milioni di lavoratori nell’arco di poco tempo.

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