A cura di Anna Borriello
La riservatezza delle comunicazioni tra avvocato e cliente è un diritto fondamentale che deve essere salvaguardato, anche di fronte alle pressioni legate alle esigenze fiscali. Questo principio è stato chiaramente affermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea nella sentenza del 26 settembre, che rappresenta un passo significativo verso il rafforzamento del segreto professionale.
La decisione è emersa da un contenzioso tra l’Ordine degli avvocati del Lussemburgo e l’Amministrazione dei contributi diretti, che aveva intimato a un avvocato di fornire documentazione riguardante una consulenza societaria. Lo studio legale ha contestato la richiesta, sostenendo che la documentazione era tutelata dal segreto professionale, in quanto riguardava esclusivamente aspetti legali e non fiscali.
La Corte ha esaminato la questione alla luce della Direttiva 2011/16/Ue, che regola la cooperazione tra Stati membri in materia fiscale, valutando la sua compatibilità con l’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, il quale garantisce il diritto alla riservatezza delle comunicazioni tra avvocato e cliente. Ha stabilito che, pur essendo necessaria la cooperazione tra le autorità fiscali, questa non può mai giungere a compromettere il segreto professionale, essenziale per una consulenza legale libera e affidabile.
Inoltre, la Corte ha evidenziato l’importanza di mantenere la riservatezza non solo nei procedimenti giudiziari, ma anche nelle consulenze legali “stricto sensu”, che includono i settori del diritto societario e fiscale. Le persone che si rivolgono a un avvocato devono poter contare sulla privacy delle loro comunicazioni e avere fiducia che, salvo eccezioni straordinarie, il loro avvocato non rivelerà mai la consulenza a terzi senza il loro consenso. Questo aspetto è cruciale non solo per il benessere individuale del cliente, ma anche per il corretto funzionamento della società giuridica nel suo complesso.
La tutela del segreto professionale è quindi fondamentale per garantire il corretto funzionamento del sistema giuridico e democratico, consentendo ai cittadini di consultare liberamente i propri legali senza timori di ritorsioni o interferenze esterne. La sentenza ha anche chiarito che, sebbene la Direttiva Ue non preveda norme specifiche per la protezione delle comunicazioni tra avvocati e clienti, gli Stati membri devono comunque rispettare i principi stabiliti dalla Carta dei diritti fondamentali. La legislazione nazionale lussemburghese, che escludeva praticamente la protezione del segreto professionale in ambito fiscale, è stata considerata eccessiva e in violazione dei diritti fondamentali garantiti dall’articolo 7.
Un aspetto cruciale della decisione è stato il riconoscimento che l’accesso alle informazioni da parte delle autorità fiscali, se non opportunamente regolato, potrebbe comportare un’invasione indebita della sfera privata del cliente, soprattutto in relazione a consulenze legali non direttamente collegate a questioni fiscali. In questo caso, l’ingiunzione che imponeva allo studio legale di fornire documenti relativi a una consulenza societaria è stata considerata una violazione sproporzionata e ingiustificabile rispetto al principio del segreto professionale.
Questa sentenza rappresenta un precedente significativo nella giurisprudenza europea, riaffermando l’importanza del segreto professionale anche in un contesto di crescente cooperazione internazionale per combattere l’evasione e l’elusione fiscale. La Corte ha trasmesso un messaggio chiaro: sebbene la trasparenza e la cooperazione fiscale siano obiettivi fondamentali per le autorità statali, non possono mai prevalere sui diritti fondamentali dei cittadini, inclusa la riservatezza nelle comunicazioni legali.
La protezione del segreto professionale, conclude la sentenza, è un elemento imprescindibile che deve rimanere intatto, indipendentemente dal contesto in cui si trova l’avvocato a operare. Infatti, garantire che le comunicazioni tra avvocato e cliente rimangano riservate è essenziale per sostenere un clima di fiducia, dove i clienti possano sentirsi al sicuro nel condividere informazioni sensibili con i loro legali. Senza questa protezione, il rischio è di minare la fiducia necessaria per una consulenza legale efficace, compromettendo non solo il diritto alla difesa, ma anche la stabilità del sistema giuridico stesso.