30 Aprile 2024, martedì
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UE ed Eurobond

A cura del Prof.Avv. Giuseppe Catapano

L’ultimo Consiglio Ue si è concluso con un nulla di fatto sulle nuove politiche di difesa comune: ma era ancora lontano dall’essere sciolto il nodo-premessa del debito comune. Nessun piano “trilionario” potrà mai essere lanciato senza un accordo epocale sul finanziamento attraverso l’emissione di titoli governativi intestati all’Ue. Non era “trilionario” neppure il Recovery Plan, che fu definito a Bruxelles sotto la pressione enorme della pandemia, con una leader come Angela Merkel ancora in cabina di regia e su uno schema tracciato in tempo reale da un super-consigliere come Mario Draghi, appena uscito dalla Bce.

A due mesi dal voto europeo (incerto per la crisi di leadership in Germania e Francia e di tutte le forze politiche tradizionali) non era lecito attendersi alcuna manifestazione di leadership dall’Ue: tanto più di fronte a una pluralità di sfide “trilionarie”. Sul tavolo c’è anche il prosieguo del sostegno all’Ucraina e – più auspicabilmente – la sua rapida ricostruzione. Ma riarmo e Ucraina non erano affatto in agenda fino a due anni fa: il “ponte” dei Pnrr avrebbe dovuto invece traghettare l’Europa oltre l’imprevista voragine recessiva e riannodare la fila della doppia transizione, eco-energetica e digitale. Le scadenze “green” sono state spostate o ridimensionate (anche per smussare le resistenze provenienti fra l’altro dal mondo agricolo): ma non è immaginabile cancellare il NextGenerationEu, pena anche una grave perdita di competitività dell’Azienda-Ue.

Le risorse per tutti i “balzi in avanti” cui l’Ue è chiamata potranno essere reperite solo con il salto di qualità degli euro-bond. Il clima, certamente, non è favorevole: la Francia ha appena annunciato di aver portato il suo indebitamento a livelli “para-italiani”. E perfino gli Usa cominciano a destare qualche inquietudine sui mercati finanziari, laddove l’Amministrazione Biden in campagna elettorale sta alzando spese e debito su molti fronti. Nel frattempo, l’onnipotente Corte costituzionale tedesca è tornata a fermare il Cancelliere Olaf Scholz che cercava un po’ di flessibilità nel suo bilancio.

Forse sarà necessario un “break” netto come quello indotto poche ore fa dagli Usa all’Onu sul cessate il fuoco a Gaza. Nessuno – fino all’ultimo – avrebbe scommesso che Washington avrebbe bruscamente preso le distanze da Israele dopo 75 anni. Eppure è accaduto.

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