A cura di Giovanni De Ficchy
Il 2 Novembre del 1975 Pierpaolo Pasolini, veniva ritrovato cadavere all’ idroscalo di Fiumicino, per la famiglia del famoso scrittore i punti non ancora chiariti sono molti.
A quasi mezzo secolo di distanza , si parla di una possibile riapertura delle indagini.
La procura di Roma non conferma ancora, ma i Carabinieri del Ris avrebbero rinvenuto tre tipi di DNA diversi, che potrebbero appartenere ai criminali che hanno partecipato al pestaggio.
Nello scorso mese di Maggio il legale Maccione ha depositato una istanza di riapertura .
A quella istanza, sono state depositate vari esami e memorie per consentire di riaprire le indagini.
Unico condannato e ritenuto colpevole della vicenda è stato Pelosi detto “la rana”, deceduto nel 2017.
Ma ad oggi non si conosce ancora la verità.
Si scrive troppo su Pasolini perché le parole su Pasolini (incluse queste) sono tanto diverse dalle parole che Pasolini diceva, scriveva, professava.
Anche Pier Paolo Pasolini scriveva tanto, forse troppo, ma le sue parole erano profondamente diverse dalla massa di chiacchiere che ascoltiamo e leggiamo oggi. Erano diverse perché Pasolini, a suo modo, diceva la verità.
E allora il modo migliore per ricordare Pier Paolo Pasolini a cinquant’ anni dal suo assassinio è quello di porsi una domanda semplice semplice: che cosa vuol dire “dire la verità”?
“Quella è la verità… ma sssssh… non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c’è più”.
Si scrive troppo, su Pier Paolo Pasolini, perché scrivere la verità è più facile che viverla.