16 Maggio 2024, giovedì
HomeL'OpinioneTRA ANALFABETISMO INFORMATICO E ANALFABETISMO GIURIDICO

TRA ANALFABETISMO INFORMATICO E ANALFABETISMO GIURIDICO

Confessioni e riflessioni di un analfabeta funzionale

A cura dell’avv. Margherita Morelli

Non ho studiato informatica e non mi piace. Mi considero un analfabeta funzionale anche se non me ne vanto ma, onestamente, le cose stanno così. Però devo ammettere che il mondo dell’informatica mi mette ansia e mi affascina anche se non mi coinvolge per educazione e formazione.
Un mondo in cui non mi identifico e che ho molto trascurato.
Ho studiato diritto, quello buono e giusto.Finché ho potuto, ho frequentato le aule di giustizia e varcato le soglie di Tribunali e Preture ricoprendo, un tempo, anche le funzioni di pubblico ministero di udienza con investitura immediata. Mi sono approcciata alla colleganza e allo scranno del giudice con deferenza, rispetto, modestia, educazione e voglia smodata di fagocitare ogni indicazione, sollecitazione interpretazione.Rubavo memorie, comparse e sentenze e ne ho fatto un archivio da cui attingevo, elaboravo, sondavo e studiavo. Tutto rigorosamente cartaceo. Ho scritto, approfondito, esaminato e ricercato tenendo riviste giuridiche cartacee per anni a cui mi abbeveravo settimanalmente, vogliosa e insaziabile sottolineavo, annotavo evidenziavo e fotocopiavo con una costanza da compulsione ansiogena.

Ma mi faceva sentire giuridicamente sicura e protetta. Forse ho pure esagerato perché ho partorito migliaia di fogli di carta da riciclare . Oggi, a qualcuno verrebbe l’ecoansia da riciclo. Conservavo tutto, in una sorta di mania da formazione autogestita come fonte inesauribile a cui abbeverarmi per saziare la mia sete di giurista autodidatta..Ho scritto in un fiato, una graziosa monografia sulla mediazione rigorosamente cartacea e anche altro. Era il lontano agosto 2010 quando la legge entrava in vigore. A ottobre ,la mia monografia era già bella e pronta. Riceva il plauso di un compianto e rimpianto docente già presidente della Corte Costituzionale, giurista immenso e di grandissima umanità ,di cui conservo gelosamente, una e mail rigorosamente stampata e mi emoziona e ancora mi intimidisce il suo fruscio.Ho scritto e pubblicato del procedimento davanti al giudice di pace e ho proposto un giudice di prossimità comune europeo, grazie allo studio e all’approfondimento sulle mie insostituibili riviste di carta stampata .Mi aggiornavano in tempo reale su leggi e regolamenti, sulla giurisprudenza di merito e di legittimità e sulla evoluzione di quella europea .E mi portavo dietro la mia rivista come un dovere da assolvere, alla stregua di un breviario per recitare il rosario nell’ora che volge al desio .Mi sorprendo ancora di come conservi quasi integro e vivido, il ricordo di moltissimi istituti giuridici grazie anche alla memoria visiva di paragrafi, indici e testi cartacei su cui ho sprecato fiumi di matite rosse e blu per sintetizzare e riepilogare.

Mi hanno sempre detto che ho la memoria a scomparti e l’intelligenza viva e brillante e me ne pregio immodestamente ,anche se ha volte ho dei dubbi che mi sfugga qualcosa, per difetto o per eccesso di come sono consunta dalla tastiera e dal Word. Ho anche imparato a navigare sui motori di ricerca ma della santa rivista cartacea non ho mai potuto fare a meno anche per congeniti problemi di vista. Su questo però, il libero arbitrio non c’entra. Non può revocarsi in dubbio che la ricerca a portata di click sia una invenzione fenomenale perché hai un mondo che puoi scoprire in pochi secondi. E me ne avvalgo sempre e mi gratifica pure .Onestamente va detto che ho sviluppato senso critico soprattutto sulle mie riviste cartacee e sui testi giuridici che ancora consulto perché faccio meno fatica e mi piace ancora annotare a matita .Ho anche applicato la legge rigorosamente su carta stampata e cercato di seminare concordia mantenendo fede al mio ruolo e alla mia funzione non più collaterale ,se mai lo sia stata ,ma divenuta esclusiva perché non sempre si riesce a fare giustizia se ti perdi in mille percorsi.
Ho cambiato e intercambiato i miei ruoli e il mio impegno assorbito poi, definitivamente e ne ho fatto pure ammenda negli ultimi giorni .
Ho dovuto adeguarmi alle nuove tecnologie,ovviamente , perché il mondo cambia e si evolve e nessuno deve restare come un pesce fuori dall’acqua.
Ma tra trattazione scritta con udienze virtuali ,processo civile telematico che non decolla e produce attacchi di panico alla quarta PEC , sistemi informatici in tilt ,negli ultimi tempi mi e’venuta una forte ansia da prestazione informatica.Rebus sic stantibus , devo ammettere il mio analfabetismo informatico anche se i tempi sono cambiati e le aule di giustizia restano vuote perché il mondo nuovo e’quello delle udienze virtuali.
La vecchia rivista cartacea ha fatto il suo tempo e mentre anche la giustizia reale diventa virtuale, l’avvocato e il giudice non si incontrano e non si parlano più e affinando le proprie competenze informatiche finiranno per trascurare inevitabilmente quelle giuridiche ;i primi, preda dell’ansia da quarta PEC e da deposito, da could, download e formati informatici, i secondi, dell’ansia da produttività che necessariamente sacrifica la qualità.
La storia recente della giustizia italiana insegna che i casi di analfabetismo giuridico stanno diventando sempre più frequenti a cominciare da chi scrive le leggi perché mai si era visto un coacervo così ingarbugliato e incomprensibile di norme come molte di quelle pubblicate di recente.E se da un lato la cultura informatica necessariamente si sviluppa e si affina ,quella degli analfabeti giuridici prolifera e si ingigantisce.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti