“Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori”.(Italo Calvino). Chi percepisce quasiasi novita’ come un problema come una omologazione, come una perdita di identita’ senza proporre nulla ma solo contestando tutto, non ha a mio parere una visione del Paese e neppure del futuro. Non e’ fermandoci che faremo il bene della nostra comunita’. Rifare la pavimentazione di un’isola pedonale eliminando asfalto e cemento non puo’ rappresentare una perdita di identita’ come non puo’ esserlo, in un paese pieno di boutique, l’apertura di una nuova maison.
La chiusura mentale, inoltre, fa si che non si vada neppure ad approfondire cosa sia stato fatto, perche’ tanto si parte dal principio che sia tutto sbagliato, allora cosa importa se le attuali norme urbanistiche hanno vincolato i caffe’ e ristoranti nel centro, se sono stati posti limiti allo sviluppo eccessivo delle abitazioni grazie alla eliminazione degli ampiamenti ad indice o se oggi non e’ piu’ possibile nel centro commerciale naturale cambiare la destinazione di una casa in un fondo commerciale. Si sa, non si sa o forse (probabile) si fa finta di non sapere. L’importante e’, per alcuni, farsi credere piu’ puri degli altri, piu’ puri di chi amministra, cercando comunque di far rispettare regole e tradizioni. E neppure si chiedono, questi novelli moralizzatori, cosa abbiano fatto, finora, per preservare il fantomatico “genius loci” con le loro proprieta’ o con il loro lavoro rispetto agli altri. Allora si confonde il pubblico col privato in un assurdo mescolone di “li non deve cambiare nulla” come se fosse normale discutere pubblicamente di progetti o idee di privati. Peccato pero’ che per 30 anni non abbiano neppure guardato a La Greppia, immobile abbandonato in uno stato indecoroso accanto alla principale Chiesa del Paese. Oggi diventato improvvisamente un simbolo da tutelare. Si chiedono luoghi di aggregazione e si contesta un progetto di una piazza accanto alla Chiesa, tanto si puo’ dire tutto e il contrario di tutto quando il principio non e’ gestire il futuro, non e’ accogliere insegnando le nostre regole, le nostre tradizioni, ma solo respingere, con la presunzione, oltretutto, di chiedere partecipazione quando ci si rifiuta di ascoltare, forse perche’ gia’ politicamente precostituiti.”
Andrea Mazzoni, vice sindaco e assessore all’Urbanistica