27 Aprile 2024, sabato
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Ecco cosa è diventata la giustizia italiana

A cura di Ionela Polinciuc

La lentezza della giustizia, in particolare in ambito civile, è uno dei principali problemi strutturali dell’Italia. L’inefficienza del nostro sistema giudiziario scoraggia gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro. Abbiamo intervistato l’Avv. Vincenzo – Presidente AIMO, per cercare di capire meglio questa lentezza della giustizia a cosa sia realmente dovuta.

Dott. Crasto: Rischio paralisi Giustizia italiana: colpa di chi?
La circolare del ministero della Giustizia del 31 marzo scorso, interpretativa della norma contenuta nella legge di Bilancio 2022 che ha riformato la disciplina della magistratura onoraria, ha confermato i timori manifestati dall’Associazione italiana magistratura onoraria in ordine al rischio di una imminente paralisi della giustizia.
La novella contenuta nella legge di Bilancio 2022 ha modificato la cd. riforma Orlando
sulla Magistratura onoraria del 2017 con l’obiettivo primario di rendere efficiente il sistema giustizia, ma il risultato non è stato raggiunto.
Va premesso che sui magistrati onorari grava già oggi ben oltre il 50% del contenzioso di primo grado tanto nel settore civile quanto nel penale. I giudici di pace sono giunti a definire anche due milioni di procedimenti in un anno e conservano ancora oggi una altissima produttività, con una media di circa 700 procedimenti definiti annualmente per ciascun giudice e si occupano della delicatissima materia dell’immigrazione. I Vice procuratori onorari sostengono l’accusa in quasi tutti i processi celebrati dinanzi al giudice monocratico. Il governo precedente in uno dei suoi ultimi provvedimenti ha poi previsto nel settore civile il raddoppio della competenza generale per valore dei giudici di pace e l’aumento fino a euro 25mila della competenza per le cause di risarcimento derivanti da sinistri stradali, per cui dinanzi ai giudici di pace graverà a brevissimo oltre il 70% del contenzioso civile.
Inspiegabilmente però la normativa attuale a fronte del raddoppio della competenza,
prevede la riduzione drastica dei compensi dei magistrati, fino a quasi dimezzarli in molti casi, mortificando giudici in servizio da circa trenta anni e che evidentemente di onorario hanno solo la tralatizia denominazione.
La paralisi della giustizia si innesta in questo quadro e si verificherà perché l’attuale
normativa –la riforma c.d. Orlando del 2017 e il recente intervento voluto dalla ministra Cartabia – induce i magistrati onorari a lavorare molto meno rispetto ad oggi, favorendo la scelta di un regime di lavoro non esclusivo, un part time nella sostanza, in quanto, come chiarisce la citata circolare ministeriale “l’unica differenza tra esclusivisti e non esclusivisti è la corresponsione, per i primi, di una indennità giudiziaria doppia”, ovvero praticamente non vi è differenza.
Inoltre la mortificazione subita e situazione di incertezza in ordine allo status giuridico ha spinto e spingerà molti magistrati onorari a dimettersi dall’incarico. Si pensi che fino al 2019 i magistrati onorari in servizio erano 5229, mentre oggi sono meno di 4500 (dati sito CSM). In 4 anni sono andati via oltre 700 magistrati. E’ un trend inarrestabile, che subirà un incremento in virtù del taglio indiscriminato delle retribuzioni, con conseguente perdita di professionalità. Inoltre non sarà possibile sostituire efficacemente i vecchi giudici con i nuovi. Invero, i nuovi assunti, nominati nel vigore della riforma Orlando, devono per legge essere impiegati part time per un massimo di due impegni a settimana, con retribuzioni
assolutamente simboliche, inferiori e di molto a un reddito di cittadinanza. La produttività dei “nuovi” magistrati onorari sarà pertanto scarsissima.
Queste in sintesi le cause del prossimo blocco totale del sistema giustizia che produrrà gravi danni all’erario per gli effetti della cd. Legge Pinto e il rischio concreto della perdita dei fondi del PNRR.
La paralisi include anche la giustizia minorile?
La situazione della giustizia minorile è ben diversa. In linea generale l’approccio dell’Italia tendente alla rieducazione del minore che commette delitti va valutato senz’altro positivamente e posiamo dire che la giustizia minorile è una giustizia che funziona.

Il sistema prevede che il carcere sia generalmente solo un momento iniziale del percorso di riabilitazione del minore, perché il giudice nella maggior parte dei casi decide di sospendere il procedimento, cercando insieme ai servizi sociali e agli operatori delle comunità di realizzare un progetto educativo di “messa alla prova”. La “messa alla prova” è una misura alternativa al carcere, che dovrebbe favorire la riflessione del minore su quanto commesso.
Nel corso del 2021 sono entrati nelle comunità 1.544 ragazzi. Secondo i dati del
dipartimento della Giustizia minorile del ministero della Giustizia relativi al 2022, i minori presenti negli Istituti penali per minorenni in Italia sono 316, in specie 38 a Torino, 31 a Milano, 34 a Bologna e 37 a Napoli e nella legge n. 117 del 2014 si è infatti innalzato dai 21 ai 25 anni l’età di permanenza all’interno del circuito penale minorile per quei soggetti che
hanno commesso un reato prima dei 18 anni. I ragazzi tra i 18 e i 24 anni ospitati negli
Istituti penali per minorenni sono 185.
Proponga un intervento che secondo lei potrebbe contrastare questo fenomeno
AIMO e le associazioni categoria ritengono assolutamente necessario un intervento del Governo in termini di decretazione d’urgenza, sotto forma dunque di decreto legge alla luce dell’estrema gravità della situazione. In una recente dichiarazione rilasciata alla stampa il sottosegretario alla Giustizia Delmastro, che ha la delega alla magistratura onoraria, si è impegnato a risolvere la questione dello status della magistratura c.d. onoraria, ancora oggi priva delle più elementari tutele giuslavoristiche e dell’efficienza della giustizia. Non c’è più tempo: chiediamo al Governo attuale, che ad onor del vero tale situazione ha ereditato dai precedenti esecutivi, un intervento legislativo immediato e risolutivo che riconosca ai magistrati c.d. onorari autonomia ed indipendenza, ma soprattutto quella serenità, imprescindibile per ogni magistrato, nell’interesse primario dei cittadini a una giustizia finalmente efficiente.
Cosa rappresenta ormai la solita frase: in attesa di giustizia?
La giustizia è uno dei pilastri di un moderno Stato liberaldemocratico e l’Italia per secoli è stata definita la culla del diritto. I Romani hanno dominato nell’antichità con le armi, ma anche con il diritto. Oggi occorre uno scatto di orgoglio del Paese e di tutte le componenti del sistema giustizia, che dovrebbero finalmente abbandonare i particolarismi e contribuire
seriamente a risolvere il problema dell’inefficienza, perché una giustizia eccessivamente lenta significa denegata giustizia. E’ arrivato peraltro un tempo in cui non possiamo più permettercelo. Lo stesso ministro della giustizia Nordio ha più volte ricordato che l’inefficienza della giustizia costa al Paese il 2% del Pil. Ne va ormai della stessa credibilità del nostro Paese.

Associazione italiana magistratura onoraria

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