20 Aprile 2024, sabato
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On. Alessandro Urzì: ”Negli ultimi dieci anni sono aumentati i casi di cosiddetta mala-giustizia”

A cura di Ionela Polinciuc

Ormai parlare della giustizia nel nostro BelPaese significa parlare di un paradosso. Infatti l’Italia ha il primato della giustizia più lenta di tutta Europa. Un record di cui non siamo orgogliosi e potremmo fare effettivamente a meno. Per arrivare a una sentenza definitiva ci vogliono in media più di sette anni rispetto ai circa tre degli altri paesi. Una situazione critica che non può che avere ripercussioni sulle possibilità di investire nel nostro paese. Viviamo nell’incertezza ed i costi dei processi possono infatti scoraggiare chi volesse aprire un’attività economica o allargare una già esistente, in Italia

Ebbene, al riguardo, abbiamo intervistato l’Onorevole Alessandro Urzì per cercare di capire meglio perché la macchina della giustizia in Italia va a passo di lumaca.

Onorevole Urzì, perché la giustizia in Italia è lenta?
È lenta la macchina della Giustizia, gioca la sua parte la burocrazia che accompagna le procedure civili e penali. Le garanzie sono sacrosante, l’efficienza però è un dovere. I processi, lo dicono le statistiche, si accavallano, spesso le procedure si mostrano obsolete rispetto ai tempi contemporanei per cui velocità e certezza di giudizio sono anche elementi di affidabilità del Paese di fronte non solo ai propri cittadini ma anche agli investitori. Si dovrà ragionare, a mio avviso, sulla possibilità di procedimenti rapidi ma non accelerati (e quindi senza meno garanzie) per i processi legati a reati minori.
Problemi della Giustizia Italiana fra passato e presente?
Negli ultimi dieci anni sono aumentati i casi di cosiddetta mala-giustizia, reale o avvertita. Abbiamo assistito a quelle che ormai sono giudicate “persecuzioni giudiziarie” terminate poi in un nulla di fatto, dopo anni di processi. Questo ha animato, lo abbiamo visto, anche le richieste di commissioni d’inchiesta sul cosiddetto uso politico della giustizia. Verità, solo percezione? Si dovrà capirlo una volta per tutte. Oggi l’impellenza è quella di accelerare la riforma del processo civile e penale, necessarie per adeguarci agli standard europei e per far sì che i fondi del PNRR arrivino a destinazione e, soprattutto, che vengano utilizzati bene, per quanto previsto.
La lentezza della Giustizia italiana è dannosa, ma c’è una soluzione?
Faccio una sintesi. In generale credo che si debba agire su:
– Separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante;
– Riforma del Csm con sorteggio dei membri;
– Stop alle porte girevoli tra magistratura e politica;
– Revisione degli incarichi fuori ruolo;
– Riforma del processo civile e penale orientata allo snellimento delle procedure;
– Certezza della pena;
– Digitalizzazione della giustizia e incremento del ricorso alla mediazione;
– Aumento della pianta organica di tribunali e procure.
In ogni caso abbiamo piena fiducia nel profilo di competenza mostrato sin dai suoi primi passi dal ministro alla Giustizia Nordio che ha una visione pragmatica e una determinazione che non rintracciavamo da tempo, in questo ambito.

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