26 Aprile 2024, venerdì
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Dott. Riccardo Vizzino: ” L’apparenza di legalità del gioco d’azzardo cela il dramma di migliaia di famiglie”

A cura di Ionela Polinciuc

Il vizio del gioco d’azzardo compromette le facoltà del giocatore che, nonostante le sconfitte e quindi anche le perdite di denaro, vuole proseguire nel suo percorso. 

Sono impensabili le somme di denaro che si spendono in gratta e vinci o al lotto, ma ogni volta lo si fa senza rendersi neanche conto di quanto si spende dati i bassi prezzi dei giochi acquistati. Al riguardo, abbiamo intervistato Dott. Riccardo Vizzino.

Gioco d’azzardo in Italia: com’è la situazione?

L’art. 1 della Costituzione dovrebbe essere modificato cosi: “L’Italia è una Repubblica

fondata sul gioco d’azzardo”. I dati parlano chiaro: la spesa annuale complessiva ammonta a circa 800 miliardi di euro. Di questi circa il 15% è “speso” in gioco d’azzardo. L’Italia è il primo Paese in Europa per numero di giocatori e il 57% della popolazione è definibile “a rischio/patologia”.

L’apparenza di legalità del gioco d’azzardo cela il dramma di migliaia di famiglie. Non solo i dati statistici, ma anche e soprattutto le testimonianze dirette delle vittime e dei loro familiari hanno messo in luce la gravità di un fenomeno che è tanto più allarmante quanto più è sottaciuto dalle istituzioni è un fenomeno che non coinvolge solo pensionati che non arrivano a fine mese, o disoccupati in cerca di un futuro solido. O intere famiglie, sfasciate dai divorzi dovuti alla dipendenza dal gioco d’azzardo. I dati più sconcertanti ci giungono dal mondo giovanile: i minori vittime del gioco d’azzardo stanno aumentando in maniera esponenziale!

Ci sono davvero molti giocatori?

Ecco alcuni dati significativi che mostrano come il fenomeno sia in evoluzione:

1) solo per il gioco on line sono stati spesi oltre 821 milioni di euro,

traguardo mai raggiunto negli ultimi cinque anni.

2) in Italia il gioco d’azzardo coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta

(circa 30 milioni di persone). La popolazione italiana è stimata in circa 60 milioni di

persone, di cui il 54% ha giocato d’azzardo con vincite in denaro almeno una volta

negli ultimi 12 mesi. La stima però dei giocatori d’azzardo “problematici” (cioè di

coloro che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro ma

che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza patologica pur

essendo a forte rischio evolutivo) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale

(da 767.000 a 2.296.000 italiani adulti) mentre la stima dei giocatori d’azzardo

“patologici” varia dallo 0,5% al 2,2%(da 302.000 a 1.329.00 italiani adulti); di

questi, in trattamento sono 12.376;

3) L’Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata ai tavoli da gioco, una

media di quasi 2.500 euro a persona, che vengono sottratti all’economia reale;

4) Quasi mezzo miliardo di ore, esattamente 491.667.000: è spaventosa la quantità di tempo buttata dagli italiani, oltre ai soldi, nel pozzo senza fondo dell’azzardo: settanta milioni e 238 mila giornate lavorative passate davanti alle macchinette, sui poker online, a raschiare gratta-e-vinci e così via, equivalenti a 70 milioni di giornate di lavoro perse;

5) L’Italia stampa un quinto dei gratta e vinci di tutto il mondo, e ha il record di apparati elettronici da gioco, circa 416mila, a cui si aggiungono 50mila video lottery;

6) La Campania attualmente, secondo le ultimissime proiezioni, si colloca al terzo posto con una spesa effettiva (giocate al netto delle vincite) di 1,6 miliardi, dietro alla Lombardia e Lazio. Insieme, queste tre regioni, rappresentano il 40% della spesa complessiva nei giochi, per un valore di 6,5 miliardi;

7) Ma la Campania è tristemente nota anche per un altro motivo: è la seconda regione in Italia per percentuale di minori affetti da GAP: ben 6 minori su 10!

I dati più allarmanti del fenomeno sono, infatti, quelli legati al mondo minorile: il numero dei minori che gioca d’azzardo è passato in soli 3 anni da 860mila unità a 4,8 milioni nel 2014.

Oggi 4 giocatori su 10 sono minorenni e ben il 40% ha già provato a giocare d’azzardo almeno una volta! Si parla di bambini, dai 7 agli 11 anni, che scommettono soldi on line (grazie anche e soprattutto alla nuova tecnologia dei tablet e smartphone), sottraendoli a casa o dove capita, o chiedendoli in prestito ad amici e parenti. Per più di 900.000 adolescenti l’anno, il gioco d’azzardo è un modo per vincere le proprie fragilità, un quot; surrogato di speranza quot; per un futuro migliore, all’altezza delle loro aspettative.

Ma quanto incassa realmente lo Stato sul gioco d’azzardo?

In realtà lo Stato spende 4 volte ciò che incassa – Sette miliardi contro trenta. In media Sette sono i miliardi incassati con le tasse, molto basse, su tutti i giochi. Trenta miliardi sono i costi sociali degli stessi giochi, dalle spese sanitarie per i giocatori patologici ai debiti delle famiglie, dai guadagni delle mafie alle spese delle amministrazioni per contrastarle, alle giornate lavorative perse … fino all’evasione fiscale. Basti pensare che ogni giocatore patologico costa allo Stato 38mila euro annui. Lo Stato, insomma, spende più di quattro volte di quello che incassa!! E il gettito fiscale è destinato a scendere ulteriormente, tra contenziosi legali aperti e sentenze dei Tribunali amministrativi (Tar): Il Tar del Lazio, ad esempio, ha bocciato la tassa di 500 milioni imposta con la legge di Stabilità 2015 ai concessionari delle new slot, le cosiddette macchinette mangiasoldi. Ma non solo: da recenti ricerche emerge che come spesa gli italiani giocano come prima, tantissimo, ma come tempi di vita giocano molto di più. E lo Stato incassa meno. Si passa, infatti, da giochi a bassa frequenza e alta remunerazione per l’Erario a quelli ad alta frequenza e bassa remunerazione (per intenderci, dalle slot che sono tassate al 12,5% e le Vlt tassate al 4%, alle scommesse che hanno un prelievo erariale dallo 0,2 all’1%). Ci troviamo dinanzi a un sistema pianificato sull’arruolamento nel gioco patologico di massa. Gli italiani continuano a buttare via gli stessi soldi ma molte più ore. E questo spinge verso la dipendenza. A ciò si aggiunga che i politici non fanno pagare le concessionarie del gioco d’azzardo.

Perché?

Perché legalmente finanziano alcune fondazioni private, che a loro volta finanziano i partiti politici.

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