26 Aprile 2024, venerdì
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Sindrome della capanna, come uscirne?risponde Dott.ssa Di Mambro Dolores

A cura di Ionela Polinciuc

Dott.ssa Di Mambro Dolores Pedagogista e docente: Sindrome della capanna, come uscirne?
La sindrome della capanna è una condizione di malessere psicologico che può manifestarsi quando una persona in seguito a un periodo di isolamento si appresta a tornare alla vita normale e interagire con gli altri.
I periodi legati all’isolamento della popolazione al fine di limitare la diffusione del
Coronavirus hanno contribuito ad aumentare negli individui la percezione della propria casa come garanzia di sicurezza e tranquillità. Pertanto per alcuni la quotidianità vissuta nelle mura domestiche è diventata un rifugio, una sorta di involucro protettivo dal pericolo del mondo esterno.
Naturalmente tale sindrome può riguardare varie situazioni di malessere dovute da lungo ricovero, catastrofi naturali e condizioni climatiche.
E’ rappresentata da un disagio seppur temporaneo e non da una vera e propria patologia, ma di una conseguenza che si presenterebbe in seguito di un prolungato periodo di distacco dalla realtà.
Tra le cause vi sono la paura per il mondo esterno, il timore di un possibile contagio, il non riuscire ad adattarsi a nuove regole e un senso generale di inadeguatezza.
Tra le persone più a rischio ci sono coloro che hanno già sperimentato o soffrono di una sintomatologia ansiosa, fobica o altri problemi psichici.
I principali sintomi tipici della Sindrome della capanna sono:

  • ansia
  • tristezza e frustrazione
  • irritabilità
  • difficoltà di concentrazione
  • mancanza di energia e motivazione
  • sentimenti di non appartenenza alla società.
    Naturalmente restare chiusi nella propria realtà potrebbe ingigantire le paure e portare a
    problematiche e conseguenze peggiori.
    Esistono strategie da mettere in atto per poter uscire da questa sindrome, in primis tentare
    di avere pensieri positivi senza alimentare le proprie paure. Occorre affrontare il mondo
    esterno giorno per giorno a piccole dosi, al fine di normalizzare la propria vita alla
    quotidianità.
    Stabilire nuovi abitudini, ascoltare le proprie emozioni senza il timore di essere sopraffatti,
    ma consapevoli di un possibile mutamento dal quale trarre beneficio.
    Tuttavia se il disagio grava per un periodo di tempo molto lungo da compromettere la
    normale ripresa delle attività quotidiani e le relazioni umane, è necessario il supporto di
    uno specialista per affrontare il problema ed evitare che si cronicizzi.”
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