19 Aprile 2024, venerdì
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Antonio Bonazzo: ” Per me la musica è diventata un aspetto essenziale della vita”

A cura di Ionela Polinciuc

La musica contiene cose straordinarie: se esiste da millenni e riguarda ogni popolo, sicuramente qualcosa di benefico e misterioso lo ha. Ebbene, al riguardo, abbiamo intervistato Antonio Bonazzo.

Come nasce la passione per la musica?

Penso che qualunque passione nasca dalla predisposizione personale unita a stimoli ed esperienze esterne. Per quanto mi riguarda, dopo le prime lezioni di pianoforte, ho cominciato ad appassionarmi allo strumento, al suono e chiaramente alla musica senza preclusioni di genere. In questo devo ringraziare i miei genitori che hanno sempre avuto interesse per la musica e tenevano in casa molti vinili, principalmente di musica classica, che ho ascoltato fino a consumarli. Così per me la musica è diventata un aspetto essenziale della vita, una droga e continuo ancora adesso ad ascoltare e ricercare musica nuova ogni giorno.

Diventare un pianista professionista è un sogno condiviso da molti giovani di talento. Ma come fare per non perdere l’orientamento?

Nella professione ci sono molti aspetti che vanno al di là del talento e che non vanno trascurati. La carriera va costruita poco alla volta con costanza e disciplina. Come nel pocker, bisogna vincere poco ogni mano piuttosto che aspettare il colpo grosso. Per fare il “botto” ci vuole fortuna e non è scontato che capiti. Se poi capita, bisogna essere in grado di cavalcare l’onda senza farsi travolgere e diventare una delle tante meteore che non lasciano quasi il segno del proprio passaggio.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Quasi tutte le esperienze mi hanno lasciato qualcosa. Tra queste sicuramente il perfezionamento pianistico al Muenchener Musik Seminaar è stata una delle più significative. Lì ho imparato a fare della musica una professione, ma insieme all’indiscussa efficacia dell’insegnamento strumentale, quello umano e culturale sono stati forse altrettanto importanti. Nella scuola, a un passo dal centro di Monaco, con pianoforti in tutte le stanze, cucina inclusa, e con un’atmosfera vagamente sovietica si respirava tutta l’austerità e la passione della cultura mitteleuropea di fine ‘800. Qui ho anche avuto occasione di incontrare persone che venivano da tutta Europa e creare legami che durano tutt’oggi. Insomma, una di quelle esperienze che, nel bene e nel male, lasciano il segno.

Progetti attuali e futuri?

Sicuramente in questo periodo sono focalizzato principalmente su AB Quartet che è arrivato al suo terzo disco, in uscita in questi giorni. E’ un progetto che va avanti da quasi dieci anni, che amo molto e che mi sta dando grandi soddisfazioni. Il progetto è sempre in evoluzione e sto già lavorando ad un disco in collaborazione con un cantante. Parallelamente non ho mai perso l’interesse per la didattica e quest’anno ho pubblicato un manuale di pianoforte in cui sono confluite tutte le esperienze di tanti anni e gli insegnamenti che io stesso ho ricevuto. 

Cosa pensi della situazione musicale attuale?

Ciò che purtroppo mi colpisce di più ultimamente è la sempre minor offerta di musica dal vivo nei locali e la scomparsa di piccole realtà, piccoli jazz club, che offrivano una programmazione di qualità. Se la normativa farragginosa e iper-burocratica che affligge il nostro settore non verrà rivista radicalmente, temo che la musica dal vivo diventerà un ricordo dei tempi passati.

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