Nel momento in cui si desidera impugnare il licenziamento per giusta causa bisogna innanzitutto tenere in considerazione due fattori:
- che il datore rispetti le regole procedurali impostegli dallo Statuto dei lavoratori
- in secondo luogo, bisogna agire entro termini perentori fissati dalla legge.
I motivi da tenere in considerazione per una eventuale impugnazione sono: - licenziamento verbale: è nullo e non ha alcun valore. Al dipendente spetta la restituzione del posto
- sanzione troppo grave: si tratta della contestazione più ricorrente, che consiste nel contestare la proporzione tra il fatto commesso dal dipendente e la sanzione adottata dal datore di lavoro.
- lettera di licenziamento tardiva: anche questa, come la contestazione, deve essere comunicata tempestivamente;
- lettera di contestazione tardiva: come detto, non deve passare troppo tempo dalla commissione dell’illecito.
motivi insussistenti: il dipendente viene accusato di un comportamento che non ha mai commesso. - modifica dei motivi di licenziamento per come dedotti nella lettera di contestazione e poi invece fatti valere dinanzi al giudice in sede di opposizione al licenziamento.
Il dipendente che vuole impugnare il licenziamento, deve: - entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di licenziamento, inviare al datore di lavoro una lettera di contestazione. Non serve motivare le proprie ragioni, ma dichiarare di opporsi al licenziamento e di volerlo contestare. La lettera può essere inviata per raccomandata o Pec.
- entro 180 giorni dall’invio della lettera di contestazione del licenziamento, il dipendente a mezzo del proprio avvocato, deve depositare in tribunale l’atto di ricorso per chiedere al giudice l’annullamento del licenziamento.