28 Marzo 2024, giovedì
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Cingolani, il prezzo del gas aumentato di 5 volte da gennaio 2021

“La tensione sui mercati ha anche determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, un vertiginoso aumento dei costi dell’energia: per quanto riguarda il mercato del gas naturale, il prezzo al PSV (Punto di Scambio Virtuale del gas naturale in Italia) è passato dai circa 20 euro al MWh di gennaio 2021 ai circa 100 euro al MWh del mese di aprile, con un aumento di quasi 5 volte (e con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro)”.

Lo afferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, alla Camera nell’informativa sull’aumento dei costi dell’energia.

Cingolani sottolinea che anche per i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, “il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha registrato valori record: negli ultimi mesi si sono raggiunti i valori più elevati da quando la borsa italiana è stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 euro a MWh”. 

“Per l’Italia o per qualunque altro grande paese europeo interconnesso il price cap nazionale sarebbe estremamente difficile da sostenere” e “il mercato semplicemente lo salterebbe a piè pari perché non è conveniente vendere lì il gas.

Non sarebbe una politica particolarmente intelligente”, afferma inoltre Cingolani.  “Ben diverso – aggiunge – se questo diventa una politica europea e tutto il continente si mette d’accordo ed essendo il principale customer planetario può un po’ fare il prezzo e mettere una regola che sia sostenibile”.

“Con il gas che è intorno ai 100-110 euro a MWh, un price cap europeo di 80 euro a MWh, più basso ma non tale da perturbare troppo il mercato, rappresenterebbe immediatamente un 25% di riduzione della bolletta gas e una percentuale ancora più alta di riduzione della bolletta elettrica”, afferma il ministro. “Sul gas liquido, che è più costoso, gli effetti potrebbero essere mitigati da contratti per differenza, anche questa è una cosa in fase di studio”, aggiunge Cingolani. Il ministro sottolinea che “non ci sarebbero effetti sugli altri investimenti”, come le rinnovabili, o sulla sicurezza o il phase out dei combustibili fossili. “Al momento c’è un gruppo di lavoro a Bruxelles che sta lavorando, il lavoro è in progress non c’è nulla di definito”.

Se interrompessero ora il gas russo avremmo un serio problema con lo stoccaggio”, spiega inoltre il ministro Cingolani. “Per raggiungere il 90% di stoccaggio per l’inverno 22-23 sarebbero necessari circa 6 mesi, arriveremmo con gli stoccaggi pieni e potremmo affrontare il prossimo inverno e quelli successivi con una certa tranquillità”. “Una interruzione immediata dell’export russo – aggiunge – renderebbe critico il superamento dell’inverno 2022-23 in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda che ovviamente sono previste”.

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