“Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”
La guerra ha innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. “Nell’immediato – precisa Coldiretti – occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare.” Senza dubbio abbiamo le risorse, la tecnologia e le capacità per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti. Con queste motivazioni i giovani della Coldiretti da tutta Italia, si sono mobilitati alla Fieragricola di Verona per la pace e contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di un’intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari in Italia e nel mondo. “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai” è il filo conduttore della manifestazione che riprende il messaggio di fine anno agli italiani nel 1979 dal presidente partigiano Sandro Pertini, di grande attualità con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati e il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori. Come il petrolio e il gas anche il prezzo del grano – riferisce Coldiretti – balza e raggiunge i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo che non si raggiungeva dal 2008 ma su valori alti si collocano anche le quotazioni di mais e soia necessarie per l’ alimentazione degli animali negli allevamenti. E’ una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilità del grano occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Dai giovani viene un messaggio forte: “Occorre sostenere il fenomeno del ritorno alla terra e la capacità dell’agricoltura di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo superando le tensioni internazionali, ristabilire la pace e investire su un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità”.
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