25 Aprile 2024, giovedì
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Ocse: le linee per la ripartenza

A cura di Giuseppe Catapano 

I sostegni alle imprese e alle famiglie introdotti dai vari Stati, unitamente al buon andamento delle campagne vaccinali, sono stati essenziali, e tuttora lo sono, per la ripartenza dell’economia. Nei paesi in cui le misure di contenimento sono allentate o dove i tassi di contagio sono rimasti bassi, la spesa dei consumatori è salita e, con essa, la crescita economica

Non tutti gli Stati riusciranno a recuperare dalla crisi allo stesso modo. Sono necessari investimenti pubblici e riforme strutturali, anche fiscali, per rafforzare la resilienza delle economie nazionali e migliorare le prospettive di una crescita sostenibile ed equa .A livello globale, osserva l’Ocse nel report “Keeping The Recovery On Track”, si sono raggiunti nel giro di un anno picchi di crescita inattesi. Infatti, il Pil, inaspettatamente, ha già superato il livello pre-pandemico, stante il fatto che per l’anno in corso ci si aspetta una crescita del prodotto interno lordo globale pari al 5,7%, e per il 2022 pari al 4,5%. Gli elementi che hanno consentito di imboccare la strada del recupero sono, ritiene l’organismo avente sede a Parigi, la maggiore capacità da parte degli Stati di gestire gli impatti economici delle varianti, l’attenuazione delle misure di sicurezza, la ripresa di molte attività economiche e commerciali e, per certi versi, la conseguente maggiore propensione al consumo da parte delle famiglie. I nuclei familiari, infatti, dopo un periodo particolarmente lungo, coinciso con i momenti di maggiore turbolenza sanitaria ed economica dovuti alla diffusione del Covid-19, hanno ricominciato a spendere.

La ripresa rimane però molto irregolare, tanto tra Paesi, quanto tra settori economici. 

I settori che sembrano aver maggiormente sofferto sono quelli che ruotano attorno alla produzione di automobili, quelli dei semiconduttori e quelli della logistica. In particolare, infatti, il comparto delle spedizioni e dei trasporti ha sofferto di numerosi ritardi nelle consegne dei prodotti, dovuti alle misure restrittive applicate al commercio e al transito dagli Stati.

Con riferimento agli Stati, invece, l’Ocse ritiene che non tutte le nazioni riusciranno a reagire alla crisi allo stesso modo, e non tutte le giurisdizioni riusciranno a garantire un ritorno ai livelli di produzione, consumo e occupazione, pre-pandemia in tempi rapidi. 

Ciò è vero per i mercati emergenti e per le economie in via di sviluppo, dove i tassi di vaccinazione sono bassi, ma anche per le maggiori potenze economiche. Divari nella crescita, infatti, sia in quella raggiunta che attesa, si possono individuare anche tra Europa e Usa: se, ad esempio, in Europa l’occupazione è stata ampiamente preservata, non si può dire lo stesso degli Stati Uniti, dove l’occupazione rimane attualmente inferiore al periodo pre-pandemico. Bene per l’Italia. L’Ocse, infatti, segnala che dopo una contrazione al ribasso del Pil, pari allo 8,9% nel 2020, è prevista una crescita del + 5,9% nel 2021 e una crescita del + 4,1% nel 2022. Il forte stimolo fiscale attuato in Italia ha permesso di preservare i redditi e garantire la prosecuzione delle attività economiche.

Per sostenere nel tempo questi impulsi di ripresa, però, è opportuno investire su politiche fiscali lungimiranti, idonee in prima battuta a ottimizzare la riscossione delle entrate per riorientare la spesa verso le priorità sanitarie e sociali, in secondo luogo a ridurre i fenomeni di evasione e recuperare a gettito le risorse economiche sommerse; infine a strutturare quadri di bilancio attendibili, che diano indicazioni chiare sul percorso da seguire per rendere più sostenibile il debito e aumentare la fiducia degli investitori.

Per l’Europa e, dunque per l’Italia, è un ottimo momento. I numerosi fondi che verranno erogati, sotto forma di prestiti dall’Ue ai vari Stati consentiranno alle nazioni di sostenere la ripresa, finanziando infrastrutture e opere pubbliche, agevolando le imprese nel loro processo di trasformazione digitale e green.

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