26 Aprile 2024, venerdì
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La crisi del Governo che divide gli italiani: è davvero questa la strada per la ripartenza?

a cura di Maria Parente

E’ ufficiale: con le dimissioni delle Ministre Teresa Bellanova, per le politiche agricole, e Elena Bonetti, per le politiche per la famiglia, suffragate dal Sottosegretario Ivan Scalfarotto, si apre la crisi di Governo che già aleggiava da qualche mese tra le pareti di Palazzo Chigi. Autore del misfatto Matteo Renzi , già noto per la sua capacità di agitare le acque e creare dissapori tra le file governative. D’altronde i suoi tre pupilli hanno esplicitato chiaramente le intenzioni di abbandonare il ruolo per ragioni ben precise, per molti discutibili, ma utili a raggiungere lo scopo ovvero porre fine al Governo Conte-bis, tra l’altro, fortemente voluto proprio da leader di Rignano con Italia Viva. “La politica è la più alta e nobile forma di servizio, e servire le istituzioni repubblicane, l’onore più memorabile che possa capitare una cittadina un cittadino. Non è interesse di parte non è ambizioni personali”. Inizia così la lettera di dimissioni inviata dalle ministre Iv Teresa Bellanova e Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Brevemente: per i membri di Italia Viva il Governo Conte non sta operando per il bene comune dell’intero Paese ed in particolar modo evidenziando la volontà di voler discutere il Mes ripostulando le condizioni dettate dal Premier.

Con il programma “Ciao”, alternativo al Recovery Plan formulato dal Governo, Matteo Renzi elenca i trenta punti secondo cui andrebbero rivisitati gli obiettivi e le priorità scandite nel piano. Formazione, investimenti, Mes sanitario, per citarne alcuni, tra le priorità di Italia viva fa capolino anche filiera della difesa, dai rapporti con la Nato fino agli investimenti di Leonardo in Italia e all’estero… un programma corposo che senza ombra di dubbio Matteo freme dalla voglia di realizzare. E questo potrebbe essere il momento giusto, nonostante la grave situazione pandemica tutt’ora in atto: dalla sua può vantare i malumori di un popolo solitario , oltre che del suo elettorato, sostenitori virtuali di un nuovo entusiasmo con la speranza che qualcosa possa cambiare in loro favore. Affrontare una pandemia improvvisa e spietata come questa che stiamo vivendo a livello governativo non è un compito di facile gestione dunque , a mio modesto parere, nessuno può elevarsi a giudice ed imputare colpe o demeriti per una situazione che , attualmente e comunque nonostante divieti e restrizioni, non accenna a migliorare ma d’altro canto non è difficile rendersi conto che le decisioni di chiusura e lockdown hanno sortito l’effetto di una crisi economica senza precedenti: in una comunità di 5.000 italiani per una pizzeria, ad esempio, aprire a pranzo e chiudere alle 18 rappresenta morte certa poiché a differenza delle città metropolitane, le pizzerie “vivono” di sera, la pizza a pranzo non è contemplata. Il dramma si amplifica poi dal momento che viene meno il sostegno economico dello Stato in forte difficoltà a poter garantire benessere economico, indistintamente, a tutte le attività italiane danneggiate dalle chiusure. E nonostante tutto avvenga alla luce del sole, enfatizzato dalle proteste e dalla disperazione popolare, giungono imperterriti dalle Istituzioni annunci profetici che prospettano tempi peggiori, di ulteriori sacrifici , nuovi lockdown prolungati addirittura per mesi.

Ebbene, questo non è il modo giusto di governare, avvilendo l’esistenza del popolo, senza che si possa intravedere più manco lo spiraglio della speranza. Qualcuno si impegna carismaticamente per distruggere anche quest’ultima. Ricordiamoci che gli abusi di potere, i deliri di onnipotenza, in democrazia, non sono consentiti. Il popolo italiano si è rivelato virtuoso obbedendo a qualsiasi imposizione, sacrificando vita e salute mentale, ha accettato le limitazioni alla libertà personale-che è inviolabile- ma per salvaguardare la propria salute e di chi ci circonda, non ci siamo ribellati ed ancora oggi seguiamo le direttive, ci atteniamo alle restrizioni, rispettiamo la distanza e indossiamo la mascherina ma, ad oggi, dopo un anno intenso e provato sotto ogni punto di vista, urge un contemperamento tra tutela della salute pubblica e sopravvivenza economica: con il Coronavirus, oramai, dobbiamo imparare a convivere e sulla base di questo dato oggettivo ripartire in sicurezza per rilanciare il Paese. Chiudere la scuola, vietare gli spostamenti, bandire la ripresa delle attività non ci salva anzi provocherà ancora più vittime oltre che a condurre l’intero Paese sull’orlo del fallimento.

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