25 Aprile 2024, giovedì
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Assegni postdatati,illecito ed uso consolidato

| A cura del prof. Giuseppe Catapano 
Si moltiplicano gli assegni scoperti emessi da negozianti. Si tratta di assegni post datati con data successiva al nove aprile (quindi oltre il termine di protezione fissato dal decreto di liquidità). Un ulteriore alert sulla liquidità e tenuta delle piccole attività commerciali, che rischia di ingenerare un effetto a catena sul credito, mentre in commissione bilancio della camera balla un emendamento al decreto Rilancio che coprirebbe dal rischio scoperto gli assegni emessi dal nove aprile e fino al 30 giugno con l’estensione dello stop delle procedure fino a dicembre, attualmente previsto al 31 agosto (ma la ragioneria dello stato avrebbe dato parere negativo).Sebbene sia stato fissato dal decreto liquidità (dl 23/20), il blocco dell’elevazione dei protesti fino al 31 agosto, per titoli emessi entro il 9 aprile, per via di una prassi commerciale diffusa e consolidata, accade che molti assegni emessi dalla data del nove siano in pancia alle banche che, al momento dell’incasso, trovandoli incapienti, stiano procedendo a segnalare chi li ha emessi alla centrale rischi. Tanto che al decreto Rilancio sono stati presentati due emendamenti, uno dei relatori e un sub emendamento per allungare la sospensione dei protesti fino a dicembre e correggere l’incongruenza sull’emissione dando copertura per tutti quelli emessi dal 9 aprile fino al 30 giugno. La crisi del Covid-19, in buona sostanza, ha alzato il velo su una prassi del commercio al limite della regolarità. Molti commercianti, dunque, acquistano merce per la stagione con mesi di anticipo. Così è stato a febbraio in vista della stagione estiva, lontani dal pensiero di una pandemia in arrivo, le merci sono state pagate attraverso l’emissione di assegni, a scadenza mensile, dati in mano ai fornitori, in anticipo. A sua volta, i fornitori li hanno consegnati agli istituti di credito anche in questo caso come forma di garanzia, avendo così la possibilità di ottenere credito immediato che la banca avrebbe coperto andando a riscattare l’assegno. Ma quest’anno qualcosa è andato storto, la chiusura obbligatoria di tre mesi, per i negozi, ha fatto sì che molti esercenti siano scoperti sui conti correnti con il risultato di aver emesso assegni senza provvista.
Un corto circuito che merita essere messo in luce e portare  alla ribalta la situazione paradossale: “il provvedimento liquidità ha fissato la sospensione degli assegni emessi entro il 9 aprile, purtroppo molti commercianti hanno emesso assegni post datati per pagare la merce e ora ricevono lettere dalle banche  che elevano i protesti”. La stessa Banca di Italia, secondo le stime , osserva cali del fatturato per gli esercizi commerciali di almeno cinquanta, sessanta mila euro. “C’è merce invenduta nei negozi, acquistata a febbraio p, i negozianti vogliono pagare ma chiedono termini più lunghi, la possibilità di dilazionare i pagamenti e poter assolvere ai debiti a rate”. L’assegno postdatato non è considerato illegale ma manca l’assolvimento dell’imposta di bollo, nella prassi del commercio le banche li trattengono a garanzia anticipandoti della liquidità di importo minore alla somma che consegni con gli assegni”.

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