20 Aprile 2024, sabato
HomeL'OpinioneVogliono l’austerity ma così fanno saltare tutto. Il futuro dell’Europa, se c’è,...

Vogliono l’austerity ma così fanno saltare tutto. Il futuro dell’Europa, se c’è, è altrove….

Che cosa direbbe oggi I padri fondatori di fronte a questa Unione Europea, a questa Europa e alla leadership esercitata dalla Germania, il Kultur, per esemplificare, che fa asse con la “forma” della Zivilisation nell’accordo con i francesi?
Forse resterebbero esterrefatti sia per quel Kultur che aveva prima scelto e poi lasciato, ma lo stesso sentimento proverebbe per quella Zivilisation che oggi sembra una maschera di opportunismo.

Erano grandi uomini, grandi politici, grandi europeisti che vedevano concretamente nell’unità dell’Europa il futuro e la salvezza dell’antica civiltà occidentale, senza slanci idealistici ed enfatici, ma con il passo delle scelte necessarie e realistiche.
Se si paragona quell’epoca e quegli uomini all’attuale epoca e ai nuovi protagonisti politici, si prova la più grande delusione di un’esistenza, aggravata oggi da questa tragedia epocale della pandemia che mette in ginocchio l’Italia, la Spagna, la Francia e, di fatto, tutta l’Europa.

Di fronte alla grande forza e vera fede dei fondatori dell’Europa, oggi possiamo vedere una sequenza che fa rabbrividire: prima i fondatori che trattano per anni sulle quote di partecipazione; poi il Trattato di Maastricht che stabilisce parametri economici in modo astratto; quindi la mancanza di una banca centrale come prestatore di ultima istanza, che non deve neppure considerare la disoccupazione (statuto Bce) e tanto meno può stampare moneta; poi le violazioni dei parametri a seconda delle convenienze statali; quindi l’abbandono di una comunità politica e la semplice costituzione di un mercato dominato dalla finanza; infine, come primo effetto, la bocciatura della Costituzione europea. Fatto grottesco: il 25 ottobre 2004 a Roma sono 25 i capi di Stato che firmano 448 articoli e 36 protocolli. L’anno dopo, nel 2005, i francesi e gli imperturbabili olandesi, ormai esperti in tulipani e paradisi fiscali, la bocciano sonoramente.
È la prima cocente sconfitta degli europeisti.
Ma c’è ancora, dopo poco, la grande crisi finanziaria del 2008 e i quattro trilioni messi a disposizione dalla Ue alla banche di cui due certamente usufruiti .
Di fatto, la Grecia viene “uccisa”.
Si segue poi una ottusa politica di austerità, rovesciando l’assunto keynesiano che funzionò con il new deal rooseveltiano: l’austerità va bene in periodo di espansione, ma in periodo di recessione aggrava la crisi.
Niente da fare. La supposta intelligenza teutonica, quella dei “bosches” come dicono i francesi, con i suoi cicisbei o cavalier serventi, continua a predicare l’austerità fino alla grande tragedia del coronavirus. E adesso l’Europa si gioca tutta la sua credibilità e sarà difficile conservarla.
Parte Christine Lagarde, nuova presidente della Bce con una dichiarazione da dimissioni immediate che fa crollare tutte le borse del mondo. Commento spassionato: dovrebbe tornare a fare l’avvocato di quel “galantuomo” discusso di Bernard Tapie. Poi la fascinosa Lagarde si ricrede, in parte si corregge e in parte la correggono. Una gaffe. Quindi parte Ursula Von der Leyen, la nuova presidente, la delfina di Angela Merkel. Prima non si accorge neppure del coronavirus, poi ha il coraggio di paragonarsi a John Kennedy parafrasandolo, “Siamo tutti italiani”, Quindi esclude gli eurobond legati al coronavirus e tutti dicono che non li farà mai in nome di Germania, Olanda e Lettonia e altri. Ieri ha avuto un ripensamento: aiuti per una “cassa integrazione europea” e una lettera con un pentimento che si coglie in una parte della lettera: “Oggi l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia. Purtroppo non è stato sempre così. Bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria”.
Insomma, primo bilancio: due interventi di riparazione dopo due errori grossolani. Anche il sogno europeo rischia di evaporare.
E pensare che esiste un leader, il premier albanese Edi Rama, che manda aiuti e medici in Italia al punto da commuoverti. Rama è un socialista che ha sofferto la dittatura comunista di Enver Hoxha, ma i giornali italiani si sono dimenticati di scriverlo.
L’Albania di Rama è un paese povero e in questo momento è in lista di attesa per entrare in Europa, come Erdogan. Ma Rama è un grande uomo, oltre che un grande politico, e a Bruxelles potrebbe insegnare qualche cosa ai burocrati ottusi e ritardatari della Ue.
La signora Ursula potrebbe imparare qualche cosa e così tanti altri, compresi i coltivatori di tulipani, i frequentatori dei casinò finanziari e dei paradisi fiscali. Von der Leyen potrebbe anche dare più che una sculacciata a Orbán che è diventato dittatore di Ungheria. Guai a perdere qualche voto!
Finora questa Europa è un dramma politico e istituzionale in una grande tragedia.

di Giuseppe Catapano

Maria Parente

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti