19 Aprile 2024, venerdì
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Lavoro, come comportarsi se in possesso di due cud?

“Se ho  due cud cosa devo fare  ?”

Risponde il Prof.Giuseppe Catapano:

I dipendenti che durante l’anno di imposta hanno avuto più contratti di lavoro sono solitamente obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi(tramite modello 730o modello Redditi), in quanto raramente l’ultimo sostituto d’imposta, cioè l’ultimo datore di lavoro che ha pagato lo stipendio, effettua il conguaglio.

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Il datore di lavoro che effettua il conguaglio di fine anno (solitamente nel mese di dicembre) dovrebbe difatti, su richiesta del dipendente, considerare anche i redditi percepiti dai precedenti datori: in questo caso il lavoratore non ha l’obbligo di presentare il 730, in quanto le imposte vengono calcolate sulla totalità dei redditi (a meno che, ovviamente, non possieda entrate ulteriori, ad esempio derivanti dal possesso di immobili).

Lo stesso discorso vale quando si ha un cud, o meglio una Cu in cui si certificano i redditi di lavoro, ed un’altra Cu per i redditi di pensione, oppure per l’indennità di disoccupazione Naspi: se non viene effettuato, dal datore di lavoro o dall’Inps, il conguaglio di fine anno, che consideri la totalità dei redditi, alla presentazione del 730 ci si ritroverà ugualmente a debito per aver calcolato le tasse su un ammontare minore.

Questo accade perché l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, è un’imposta progressiva, basata su un sistema di aliquote e scaglioni: la tassazione, in pratica, aumenta a seconda delle fasce di reddito, mentre le detrazioni per redditi di lavoro e di pensionericonosciute, cioè gli importi sottratti direttamente dall’imposta, diminuiscono al crescere del reddito.

Detto questo, cerchiamo di capire meglio come viene calcolata la tassazione, ricordando quali sono le aliquote Irpef:

  • reddito fino a 15.000 euro: 23% aliquota Irpef;
  • reddito oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro: 27% aliquota Irpef;
  • reddito oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro: 38% aliquota Irpef;
  • reddito oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro: 41% aliquota Irpef;
  • reddito oltre 75.000 euro: 43% aliquota Irpef.

Attenzione però: le aliquote così indicate non si applicano su tutto il reddito ma solo su quello che rientra nello specifico scaglione. Ad esempio, chi guadagna 25mila euro non subisce l’aliquota del 27% su tutto il reddito, ma solo su quello che va da 15mila euro in su (ossia solo su 10mila euro), mentre per quello inferiore, da zero a 15mila euro, applicherà l’aliquota del 23%.

Sino a 55mila euro di reddito si applicano poi le detrazioni, se il reddito prodotto deriva da lavoro dipendente, autonomo o da pensione: queste detrazioni sono calcolate sulla base di particolari formule, che comportano la diminuzione degli importi da sottrarre dall’imposta al crescere del reddito.

È dunque chiaro che, non essendo l’Irpef un’imposta proporzionale (come l’Ires, l’imposta sul reddito delle società, che è pari al 24%), se il lavoratore percepisce, da un’azienda, un reddito di 20mila euro, e da un’altra azienda 10mila euro, ed i due redditi non sono conguagliati, si ritroverà con un debito d’imposta nel 730: ogni sostituto d’imposta, infatti, applica la tassazione come se il reddito da lui erogato fosse l’unico, quindi utilizzando aliquote più basse e detrazioni più alte.

Detto questo, come si fa a sapere di quanto sarà il debito d’imposta che emergerà dal 730 o dal modello Redditi? Facciamo un esempio pratico per capirlo, ricordando che non si paga solo l’Irpef, ma anche l’addizionale regionale e comunale.

Mario percepisce 39mila euro lordi all’anno di pensione, ma continua a lavorare per la sua azienda come dipendente, con uno stipendio lordo di 56.150 euro annui.

Ecco qual è la sua situazione:

  • Imponibile Irpef (cioè lo stipendio annuo al netto dei contributi Inps, ipotizzando che l’aliquota Inps a suo carico sia pari al 9,19%, come nella maggior parte delle ipotesi) 50.989,82 euro;
  • Irpef netta trattenuta dallo stipendio nell’anno (calcolata sulla base del solo stipendio): 15.550,97 euro;
  • Addizionale Regionale all’Irpef (ipotizzando che Mario abiti in Emilia-Romagna): 917,10 euro;
  • Addizionale comunale all’Irpef (ipotizziamo che l’aliquota dell’addizionale comunale sia pari allo 0,80%, come nella maggior parte dei casi): 356,93 euro.

Questi sarebbero dunque i valori trattenuti dallo stipendio di Mario dal datore di lavoro.

Per quanto riguarda la pensione, la situazione sarebbe la seguente:

  • Imponibile Irpef (sulla pensione non sono ovviamente dovuti i contributi Inps) 39.000 euro;
  • Irpef netta trattenuta dall’Inps (calcolata sulla base della sola pensione): 10.621,20 euro;
  • Addizionale Regionale Emilia-Romagna: 673,70 euro;
  • Addizionale comunale: 273 euro.

Questi sarebbero i valori trattenuti dalla pensione di Mario.

Risultano dunque queste trattenute totali, effettuate sullo stipendio e sulla pensione:

  • Imponibile Irpef totale (stipendio più pensione): 89.989,82 euro;
  • Trattenute Irpef (stipendio più pensione): 26.172,17 euro;
  • Trattenute addizionale regionale (stipendio più pensione): 1.590,80 euro;
  • Trattenute addizionale comunale (stipendio più pensione): 629,93 euro.

La situazione che emergerebbe dal 730 sarebbe però la seguente:

  • Imponibile Irpef totale (stipendio più pensione): 89.989,82 euro;
  • Irpef dovuta (stipendio più pensione): 31.865,70 euro;
  • Addizionale regionale dovuta (stipendio più pensione): 1.793,77 euro;
  • Addizionale comunale dovuta (stipendio più pensione): 629,93 euro.

È chiaro, dunque, che l’Irpef trattenuta nell’anno risulta minore di quella dovuta: questo, come abbiamo detto, accade perché gli importi delle ritenute sono stati calcolati considerando separatamente stipendio e pensione, quindi sulla base di aliquote e scaglioni più bassi ed utilizzando detrazioni più alte di quelle spettanti (peraltro, nel caso di specie non spetta alcuna detrazione, perché il reddito complessivo supera 55mila euro; ricordiamo inoltre che le detrazioni per reddito di lavoro e di pensione non si possono sommare). Mario dovrebbe dunque pagare, in sede di 730, le seguenti differenze:

  • Irpef dovuta differenza: 5.693,53 euro;
  • Addizionale regionale dovuta differenza: 202,97 euro;
  • Addizionale comunale dovuta (stipendio più pensione): 0 euro (in questo caso, non c’è differenza perché si è applicata l’aliquota proporzionale dello 0,80% su tutto il reddito).

Insomma, per Mario si tratta di un esborso pari a quasi 6mila euro, a causa dei cud (o meglio dei modelli Cu) non conguagliati.

 

Per evitare di ritrovarsi con importi a debito in sede di dichiarazione dei redditi, risulta opportuno chiedere all’Inps, al datore di lavoro o al sostituto d’imposta in generale, in sede di tassazione mensile della pensione o dello stipendio, innanzitutto di non operare detrazioni, eventualmente di applicare anche un’aliquota di tassazione più alta. Bisogna poi chiedere, al sostituto d’imposta che eroga l’ultimo reddito dell’anno, di conguagliare gli importi a tassazione.

Si deve comunque tener conto della presenza di eventuali familiari a carico e della spettanza di ulteriori deduzioni e detrazioni (in questo caso l’importo da pagare a saldo in sede di 730 potrebbe essere più basso), assieme alla presenza di ulteriori redditi (ad esempio derivanti dal possesso di immobili, come l’affitto).

Continuate a segnalare le vostre domande all’indirizzo: consulentedistrada@gmail.com

 

 

 

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